Abramovich avvelenato «è un avvertimento di Putin»: cosa sappiamo, le piste di indagine e cosa non torna

Abramovich, il giallo dell'avvelenamento: cosa sappiamo, le piste di indagine e cosa non torna
Abramovich, il giallo dell'avvelenamento: cosa sappiamo, le piste di indagine e cosa non torna
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Martedì 29 Marzo 2022, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 15:03

Nelle stesse ore in cui a Istanbul, in Turchia, inizia l'ultimo round di negoziati tra Russia e Ucraina, un'ombra incombe sui colloqui di pace. La notizia dell'avvelenamento del miliardario russo Roman Abramovich e di altri membri del gruppo negoziale ucraino diffusa ieri dal Wall Street Journal desta sospetti e domande che non trovano risposta: chi ha avvelenato Abramovich e a quale scopo? E se la storia raccontata ai giornalisti dalla fonte vicina al miliardario non fosse vera? Ecco cosa sappiamo di quello che è ormai un giallo internazionale. 

L'avvelenamento: irritazione agli occhi e alla pelle dopo i colloqui di pace 

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, nella notte tra il 2 e il 3 marzo, a seguito del colloquio di pace tra le delegazioni russa e ucraina tenutosi al confine con la Bielorussia il miliardario proprietario del Chelsea Abramovich e altri 3 membri della delegazione ucraina avrebbero accusato sintomi da avvelenamento con agenti nervini.

Per tutta la notte gli uomini hanno riportato pelle infiammata, occhi irritati e un forte dolore agli occhi, successivamente il loro stato di salute è migliorato. I tre uomini avevano consumato solo cioccolato e acqua nelle ore precedenti, mentre un quarto membro del team - che aveva mangiato gli stessi alimenti - non ha manifestato problemi.  

 

Un avvertimento per Abramovich «Non tradire Putin»

Certo è che gli uomini presuntamente avvelenati ora stanno bene e dunque la dose di veleno non sarebbe stata letale: Abramovich è stato visto in pubblico e fotografato all'aeroporto israeliano di Tel Aviv il 14 marzo.  Secondo  l'investigatore capo Christo Grozev, citato dal Times potrebbe trattarsi di un avvertimento rivolto al miliardario per scoraggiarlo a tradire Putin e a schierarsi dalla parte ucraina «Il dosaggio non era abbastanza alto per uccidere nessuno dei tre, l'obiettivo più probabile sarebbe stato Abramovich. E ha un senso» ha detto l'investigatore «Si è offerto volontario per svolgere questo ruolo di mediatore onesto, mentre altri oligarchi avevano dichiarato una certa indipendenza dalla posizione del Cremlino e hanno criticato la guerra. Quindi potrebbe essere visto come un segnale di avvertimento per loro di non unirsi ai ranghi di coloro che dissentono, e di non essere un intermediario troppo onesto».

Il giallo: luci e ombre sul caso 

La notizia è stata diffusa il 28 marzo dal Wall Street Journal e confermata dal sito web investigativo Bellingcat. Quest'ultimo, sulla base della perizia di un investigatore esperto ha affermato che i sintomi sono compatibili con un avvelenamento da agente chimico. Tuttavia poche ore dopo un funzionario statunitense anonimo ha detto a Reuters che per l'intelligence americana i sintomi degli uomini sarebbero dovuti a fattori "ambientali" e non ad avvelenamento. Un dato contestato dall'esperto di armi chimiche, Hamish De Bretton-Gordon, che alla BBC ha bollato come "improbabile" la pista dei fattori ambientali. 

Un'altra smentita è arrivata anche da fonti ufficiali del governo ucraino: Ihor Zhovkva, funzionario dell'ufficio di Zelensky, ha detto alla BBC che, sebbene non avesse parlato con Abramovich, i membri della delegazione ucraina stavano "bene" e uno aveva avrebbe anche affermato che la storia era "falsa". 

Il caso si complica dunque, ma per Frank Gardner, della BBC, le smentite sarebbbero motivate dalla volontà di escludere la pista dell'uso di un'arma chimica in Ucraina. Questo avvenimento, se confermato, potrebbe determinare una reazione dura che gli Stati Uniti sono riluttanti a compiere. 

Chi è stato? 

Al momento, ammettendo che l'avvelenamento fosse avvenuto davvero, non ci sono state rivendicazioni del gesto e non si sa chi può averlo compiuto. Secondo il Wall Street Journal le vittime avrebbero puntato il dito sugli "intransigenti" di Mosca (i russi contrari alla pace) che presumibilmente "volevano sabotare i colloqui per porre fine alla guerra".

L'uso del veleno fa pensare direttamente agli agenti del Gru, il servizio di intelligence militare russo, già accusato dalla Gran Bretagna per l'avvelenamento da Novichok dell'ex spia russa  Sergei Skripal a Salisbury nel 2018. Ma chi può ordinare un'operazione del genere? Il Cremlino ha sempre negato di essere coinvolto in avvelenamenti, anche se sostanze di questo tipo sono accessibili solo ai servizi statali. Inoltre, la centralizzazione del potere statale russo fa pensare che sarebbe audace per un subalterno osare un simile complotto contro un oligarca di alto profilo senza l'autorizzazione dell'alto. 

Il ruolo oscuro di Abramovich nei negoziati 

L'incidente accende i riflettori sul ruolo di Abramovich come intermediario nei colloqui tra Ucraina e Russia. L'esatta natura della sua posizione non è chiara, anche se un portavoce dell'oligarca in precedenza aveva affermato che la sua influenza era "limitata".

Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha affermato che Abramovich gli aveva offerto aiuto per ridurre l'escalation dell'invasione russa del paese e ha chiesto agli occidentali di eliminare le sanzioni contro di lui. 

Di certo c'è che il miliardario russo ha viaggiato tra Mosca e Kiev per diversi round negoziali e ha incontrato personalmente anche Zelensky. 

I servizi segreti russi sono stati collegati ad altri casi di avvelenamento

Il Cremlino ha alle spalle un esperienza centenaria in ambito di avvelenamenti che risale alla fondazione del laboratorio di avvelenamento Lab X di Mosca da parte di Vladimir Lenin nel 1921. Se nomi e ideologie sono cambiate nei secoli, le tecniche sembrano rimaste le stesse. L'Fsb (servizi segreti russi) è stato accusato anche di aver tentato di uccidere il leader dell'opposizione Alexei Navalny, sopravvissuto scappando in Germania e facendosi curare da specialisti. 

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