Aborto negli Usa, da Disney a Netflix: le aziende che pagheranno ai dipendenti le spese per affrontarlo in altri Stati

Da Netflix a Disney, nasce una rete dei grandi marchi a sostegno delle lavoratrici

Da Disney a Netflix: le aziende che pagano ai dipendenti le spese per affrontare l'aborto in altri Stati
Da Disney a Netflix: le aziende che pagano ai dipendenti le spese per affrontare l'aborto in altri Stati
di Anna Guaita
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Venerdì 24 Giugno 2022, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 00:19

Prima lo shock, poi il rimboccarsi le maniche. Nell’arco di poche ore le donne americane hanno cominciato a reagire pragmaticamente alla storica decisione della Corte Suprema che dopo 49 anni cancellava il diritto costituzionale all’aborto. Mentre gli antiabortisti cantavano vittoria e ringraziavano Iddio della vittoria, i pro-choice hanno cominciato a versare contributi e presentare offerte di volontariato alle associazioni che garantiranno aiuto alle donne intrappolate negli Stati repubblicani ed evangelici che da ieri hanno chiuso ogni accesso all’interruzione volontaria della gravidanza. Fondi per finanziare il viaggio a chi abbia bisogno di interrompere una gravidanza erano già stati creati quando il documento era trapelato durante l’inverno, ma ieri sono stati inondati da contributi record. Numerose aziende di spicco hanno immediatamente confermato di aver incluso nei propri pacchetti di assicurazione medica anche la garanzia di pieno rimborso per un viaggio al fine di ottenere un aborto. Impossibile elencare tutte quelle che compaiono nell’elenco, ma basti riassumerne alcune, da Netflix a LeviStrauss, da Disney a Sony, da Tesla a JPMorgan Chase. La metà dei lavoratori americani sono donne, in buona parte ancora in età fertile, e le aziende in questione hanno concordato che imporre loro una gravidanza non voluta andrebbe non solo contro i diritti della donna, ma sarebbe anche una scelta perdente per le stesse aziende.

GLI OSTACOLI

Il presidente Biden ha detto ieri che darà ordine al Dipartimento di Giustizia di assicurarsi che i diritti delle donne che vogliano viaggiare in cerca di un aborto non vengano ostacolati, fatto peraltro possibile considerato che alcuni degli Stati più estremisti nella loro convinzione anti-abortista imporranno anche divieti di spostamento oltre i confini statali per cercare l‘aborto altrove. Per questo ci sono regioni del Paese, più liberal, che stanno organizzandosi, un po’ come è successo all’inizio della pandemia. Stati del nord-est come New York, New Jersy, Connecticut, Massachusetts, promettono di accogliere e aiutare le donne che provengano da Stati repressivi, tutti raccolti nel sud e nel centro. All’altro capo dell’America i governatori della California, Oregon e Washington hanno firmato un impegno multi statale per la libertà riproduttiva, impegnandosi a proteggere le donne che cercheranno assistenza nei loro tre stati. I tre governatori si impegnano a non collaborare con gli Stati repressivi se questi chiedessero l’arresto di donne sfuggite per cercare un aborto. In California si sta anche creando un fondo di sostegno pratico per aiutare a coprire i costi logistici del viaggio mentre associazioni di volontari si impegnano a offrire ospitalità e assistenza per le donne che arrivassero dagli Stati antiabortisti e repressivi come il Texas, l’Oklahoma, il Mississippi, il Missouri o l’Alabama.

PAROLE DI RABBIA

Molte voci di leader femminili si sono incrociate ieri, fra lo sgomento e la rabbia: «Questa sentenza crudele è oltraggiosa e straziante. Ma non commettete errori: a novembre voteremo sui diritti delle donne e di tutti gli americani» ha reagito la speaker della Camera Nancy Pelosi. La ex first lady, Michelle Obama ha detto che la decisione è «orribile» e «deve essere una sveglia, specie per i giovani...Se cedete adesso, erediterete un Paese che non assomiglia a voi e a nessuno dei valori in cui credete». Dal canto suo Hillary Clinton ha parlato di «un passo indietro per i diritti delle donne e i diritti umani». «Dobbiamo temere per tanti altri diritti – ha detto la vicepresidente Kamala Harris -. Abbiamo sempre sognato di allargare i diritti nel nostro Paese, ora dobbiamo ergerci insieme per difenderli, a cominciare dal diritto alla libertà e al diritto di decidere per noi stessi». Anche nel mondo dello spettacolo e della cultura le reazioni sono state di preoccupazione: «Per tanti decenni abbiamo lottato per i diritti sul nostro corpo, la decisione di oggi ce ne ha private» ha scritto la popolare cantante Taylor Swift. La senatrice dem liberal Elizabeth Warren ha dal canto suo lanciato una proposta al presidente Biden, che potrebbe tagliare le gambe agli Stati più restrittivi: concedere in quegli Stati l’apertura di cliniche per l’aborto in terreni o costruzioni federali. Poco dopo che Warren aveva avanzato questa proposta, altri senatori l’hanno sostenuta.

 

 

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