Le Winx “maggiorenni”, Iginio Straffi: «Ora sogno un lungometraggio con Helen Mirren nel ruolo della preside»

Winx Club, le fatine nella serie numero 8 del 2019
Winx Club, le fatine nella serie numero 8 del 2019
di Ilaria Ravarino
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Gennaio 2022, 15:32 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 19:03

Festeggeranno 18 anni venerdì, anniversario del debutto in Rai il 28 gennaio 2004, ma la maggiore età non le ha cambiate. Fedeli ai valori che ne hanno decretato il successo – amicizia, coraggio, positività e molto glitter – le fatine Winx oggi sono un fenomeno globale in 150 Paesi, con otto serie e quattro film per la tv, tre per il cinema, due serie animate Netflix e una con le fatine in carne e ossa (Fate: The Winx Saga). Creatore dell’impero fatato è il 56enne marchigiano Iginio Straffi, fondatore della casa di produzione Rainbow, oggi a capo di una squadra di artisti e animatori al servizio di Bloom e delle sue amiche: «Tra cartone e live action impieghiamo 250 persone. Il valore di mercato? Svariate centinaia di milioni».

Iginio Straffi

Straffi, come sono nate le Winx?

«Mi sono reso conto, in anticipo sugli altri di vent’anni, che nel panorama dei prodotti per bambini mancavano del tutto le eroine femminili.

Così mi sono deciso a lavorare su una storia che avevo scritto tempo prima, su un gruppo di aspiranti fate e le loro rivali streghe».

Quando le ha “viste” su carta per la prima volta?

«Ci è voluto tempo. Abbiamo iniziato con un’idea di stile che è stata la base su cui abbiamo costruito le prime animazioni e l’episodio pilota. Poi però, a distanza di mesi, ho riguardato quello che avevamo fatto e non mi è piaciuto. A quel punto abbiamo ricominciato. Era necessario rifare tutto per ottenere un prodotto che durasse nel tempo».

Si aspettava che durasse tanto?

«Le Winx sono state il primo progetto pianificato per durare almeno qualche anno. Ho scritto subito tre serie e un lungometraggio. Nella mia testa avevano un ciclo di vita di almeno sei anni: perché un prodotto diventi un classico ne servono almeno dieci. Oggi in alcuni Paesi il successo ha superato le aspettative. In altri possiamo fare di meglio. Nei paesi dell’ex Unione Sovietica, Russia, Bielorussia e Ucraina in testa, il successo delle Winx è paragonabile a quello che hanno in Italia. Ma andiamo benissimo anche in un paese islamico come la Turchia. Avrei aspirato a un maggior successo negli Stati Uniti».

In 18 anni come sono cambiate le Winx?

«Le prime serie avevano un target fra gli 8 e i 12 anni. Con il passare del tempo la crescente offerta di fiction ha attirato i bambini sopra ai dieci anni, relegando i cartoni ai più piccoli e costringendoci ad adattarci a un target 4-9 anni. Ma nella nuova serie a cartoni, che stiamo preparando, torneremo al target originario».

E le bambine come sono cambiate da allora?

«Una delle ragioni del successo delle Winx è stato il fatto che le bambine si rispecchiassero in eroine indipendenti, emancipate. Oggi hanno tante altre eroine cui guardare, ma noi abbiamo un vantaggio: siamo un brand riconosciuto».

Ambiente, inclusività, liquidità sessuale: come se la cavano le Winx sui temi della generazione Z?

«Anche qui abbiamo anticipato i tempi, includendo fin da subito nel gruppo fatine non caucasiche. Abbiamo sempre avuto un’attenzione particolare per i temi ambientali e per il mondo dei cosiddetti diversi. Sulla sessualità però non possiamo fare molto. In alcuni paesi ci tagliano le scene in cui Bloom e Sky si abbracciano, figuriamoci il resto. Nel cartone tutto deve essere molto candido, senza riferimenti sessuali. Nella serie live action possiamo fare di più».

Proprio Fate: The Winx Saga, però, è stata accusata di “whitewashing” (la pratica per cui a un caucasico va il ruolo di un personaggio di un’altra etnia, ndr). Cosa risponde?

«Noi abbiamo chiesto che fossero rispettate le etnie originali del cartone. In alcuni casi Netflix ha fatto scelte diverse. Ma è una polemica nata e finita subito, che riguardava un solo personaggio (la fata “latina” Musa, ndr). Mi rendo conto che oggi c’è una sensibilità esagerata su questi temi e spero si ritrovi presto l’equilibrio. Crediamo da sempre in un mondo multietnico e non pensiamo che un dettaglio possa inficiare il risultato».

Quale il futuro delle Winx?

«La nuova serie animata e la seconda live, su Netflix quest’anno. Entro i prossimi cinque anni sogno un lungometraggio live, primo di una serie. Nel cast attrici brave, rigorosamente non famose. E un cameo di una grande interprete. Il mio sogno? Che Helen Mirren sia preside delle Winx».

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