Sara Gama, Barbara Bonansea, Cristiana Girelli e le altre della Juventus Women. «La passione il vero gol»

Le giocatrice inseguono la Roma per lo scudetto: sentiamo la responsabilità di essere dei modelli. Il tricolore? Ci crediamo

In primo piano Sara Gama e, dietro a sinistra, Barbara Bonansea: compagne nella Juventus Women
In primo piano Sara Gama e, dietro a sinistra, Barbara Bonansea: compagne nella Juventus Women
di Alberto Mauro
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Marzo 2023, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 13:33

Ispirate da una passione profonda comune, Sara Gama, Barbara Bonansea e Cristiana Girelli sono il cuore pulsante delle Juventus Women di Joe Montemurro.

Donne copertina e modelli di riferimento per compagne e tifosi, in bianconero e in Nazionale che si raccontano a MoltoDonna in una sorta di intervista a tre. Corsa, pallone ma anche consapevolezza, perché veterane non si nasce, lo si diventa con sacrifici e responsabilità. E successi: cinque scudetti nei primi cinque anni per aprire un ciclo, ora in campionato le bianconere inseguono la Roma e puntano i Mondiali, con una dedica speciale a Rosucci, infortunata.

I VALORI

L’esperienza di Sara Gama, capitana azzurra e in bianconero, non è decisiva solo in campo. Nata a Trieste da padre congolese e mamma italiana, laureata in lingue, è vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, e inserita nella lista delle 100 migliori calciatrici del mondo dal “The Guardian” nel 2020. «Ho iniziato giocando in cortile tra amici - racconta Gama - I pregiudizi non sono mai mancati, ma ora le cose sono cambiate, grazie a un’evoluzione pazzesca negli ultimi 7 anni, dopo 20 di stallo. I processi culturali hanno bisogno di tempo, c’è ancora molto da fare, ma la direzione è giusta. Il professionismo lo avevo già vissuto a Parigi, qui in Italia lo eravamo già di fatto, ma averlo ottenuto ufficialmente cambia le prospettiva soprattutto per le nuove leve. Ora siamo riconosciute e tutelate. Ultimo Mondiale? Io guardo alla giornata, sto bene e sono pronta. Rosucci è forte, il suo ritorno non è in questione. Chi arriva a determinati livelli ha certi valori e la mentalità di voler sempre dimostrare qualcosa. In campo mi sono sempre presa le mie responsabilità. L’esempio migliore è fare le cose a fondo, gli altri non possono che prendere spunto. Da vice presidente dell’Assocalciatori abbiamo fatto tanto per lo sviluppo del calcio femminile. E sto seguendo un corso per l’abilitazione da direttore sportivo, se dovessi rimanere nel calcio. Lo scudetto? Finché siamo in ballo ci crediamo. La Roma ha un ottimo progetto. Il campionato è aperto, siamo lì con loro, ora vediamo cosa viene fuori».

IL SOGNO

Lo sguardo di Cristiana Girelli si accende quando ricorda i suoi esordi, “contagiata” dal papà, presidente di una squadra di calcio. Di strada ne ha fatta, tagliando il traguardo delle 100 reti in bianconero e 100 presenze in azzurro, nona donna inserita nella “Hall of Fame” del calcio. «Per me è stato tutto naturale e istintivo, il calcio è stata la mia grande passione fin da piccola. In camera avevo il poster di Baggio e Del Piero, la nostra generazione era passione pura, mancavano modelli di riferimento femminili, mentre adesso mi rendo conto di essere un esempio per tante ragazze. La Juve per me è il coronamento di un sogno, il professionismo una vittoria per tutto il movimento. Da veterana cerco di prendermi le mie responsabilità e provo a essere un buon esempio: abbiamo il dovere di trasmettere alcuni valori. Amo il calcio più delle mia vita, mi spaventa pensarmi senza campo. L’allenatrice può essere una strada quando smetterò, ma non l’unica. È stata un’annata particolare in campionato. Abbiamo buttato via dei punti preziosi, pur vincendo molti scontri diretti. La Roma ha trovato una continuità importante, complimenti a loro, ma noi ci crediamo ancora. Faccio fatica ad immaginarmi ai Mondiali senza Rosucci, sono ancora sotto choc per quello che le è successo. Abbiamo portato avanti quel sogno insieme, senza di lei non sarà stessa cosa».

Cristiana Girelli in campo

L’OBIETTIVO

Barbara Bonansea, icona del Mondiale 2019, ha un segreto: «Giocare a calcio è la cosa che mi rende più felice al mondo. Insieme a mangiare bene. Ho trasformato la mia passione in lavoro, ricordo quando andavo a vedere giocare mio fratello; un giorno l’allenatore mi fece entrare in campo, ed eccomi qui. Il calcio è per tutti, i pregiudizi sono ignoranza, ma il nostro movimento è in crescita e sono felice quando sempre più ragazzine decidono di correre dietro al pallone. Spero di fare qualcosa di memorabile ai prossimi Mondiali, vogliamo regalarci una bella emozione. Come in Francia. Maturando si diventa più consapevoli, in grado di capire quando serve la strigliata giusta alle più giovani. Non voglio far sprecare talento a chi ce l’ha. È assurdo che faccia notizia il coming out di Jankto. È tutto sbagliato, un calciatore ma prima di tutto un uomo dovrebbe essere libero di fare quello che vuole. Sentiamo il duello con la Roma in campionato, è la squadra da battere».

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