Francesca Russo, la dottoressa siciliana che salvò il Veneto dal Covid restando lontano dalla tv

Francesca Russo, la dottoressa siciliana che salvò il Veneto dal Covid restando lontano dalla tv
di Nicoletta Cozza
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Mercoledì 25 Novembre 2020, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 22:01

Prima dei Crisanti, prima dei Palù, dei Galli, dei Pregliasco e degli altri virologi che imperversano sulle pagine dei giornali e nelle Tv. Molto prima dello scoppio della pandemia, Francesca Russo aveva previsto l’arrivo del virus che avrebbe poi messo in ginocchio il mondo intero. E aveva intuito che per cercare di contenerne gli effetti devastanti bisognava mettere subito in piedi una task force, pronta a intervenire al primo contagio. Così è stato, e se il Veneto a livello internazionale è citato come un esempio di cosa si deve fare per arginare il Coronavirus, lo deve a lei, un’elegante signora che ama indossare collane variopinte e orecchini brillanti, che ha lunghi capelli biondi ondulati, un viso dolce, ma competenze di altissimo livello e un carattere da bulldozer. Insomma una Angela Merkel della sanità.

L'IMPEGNO

Nata a Bronte, centro del catanese noto per i pistacchi, ma veneta di adozione, Francesca Russo a 55 anni guida il Dipartimento di Prevenzione del Veneto. Aveva dichiarato guerra al Covid già a inizio febbraio, con almeno venti giorni di anticipo rispetto al “debutto” dei primi due contagi a Vo’ Euganeo, paesino collinare alle porte di Padova balzato all’attenzione degli scienziati di ogni continente proprio per come la pandemia sia stata dominata grazie alle scelte tempestive e azzeccate, basate su quel piano che lei aveva predisposto. Vo’ è finito persino sulle pagine di “Nature”, come il Comune dove è stato fatto il primo campionamento, con la popolazione in isolamento totale per 14 giorni e sottoposta a tampone per due volte, per raccogliere informazioni capillari su contatti e contagi. «Solo localizzazione e contact tracing servono a contenere la pandemia», aveva spiegato da subito incassando il plauso del governatore Luca Zaia, il quale aveva riconosciuto in pieno i suoi meriti e il fatto che nel Nordest sia una donna, nonostante i mille input che arrivano dai virologi che contrariamente a lei amano esternarli in televisione, a dettare le linee guida su quello che si deve fare. «La madre di tutto ciò che oggi viene citato come il modello vincente del Veneto è solo Francesca Russo», ha sancito Zaia durante una delle dirette quotidiane che vede presente anche la virologa. È anche in un diario distribuito agli studenti elementari ora è disegnata anche lei, bionda e in camice bianco: «Devo dire che mi hanno illustrata bene», sorride.

Il segreto del suo lavoro? «In prima battuta, la ricerca dei positivi per cerchi concentrici. È stato il nostro modo di operare, stabilito già a metà gennaio quando avevamo mandato una nota alle Ulss chiedendo come stavano quanto a dispositivi di protezione individuali e letti».

OSTACOLI

Nonostante avesse previsto lo scenario e suggerito a Zaia le contromisure poi messe in atto con successo, non è stato un periodo in discesa per la responsabile del Settore Prevenzione del Veneto, che oltre che medico è anche moglie, mamma e figlia: mesi e mesi lontano dalla famiglia perché l’effettivo domicilio era ormai l’ufficio di Venezia, con un perenne stato ansioso dovuto all’allerta della situazione, senza potersi curare più di tanto, mangiando male e finendo per accumulare qualche chilo fuori programma. Ma sacrifici e rinunce sono stati in buona parte compensati dalla soddisfazione di vedere che tutte le indicazioni che arrivavano dalla Regione risultavano condivise da un’intera squadra, Unità di crisi compresa. Senza chiacchiere, dietro le quinte, ignorando le polemiche ma con fermezza quando proprio a “Nature” ha inviato una lettera per confutare e correggere proprio Crisanti che si era attribuito i meriti della strategia veneta. Ma con modestia, parlando sempre al plurale: «Il Veneto - spiega - è riuscito a esprimere una grande organizzazione per l’emergenza, presente già prima del Covid, che si aggiunge a competenze e a senso di responsabilità di tutti. Dopodiché la fortuna è come il sale in cucina: q.b.». Quanto basta.

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