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Donne e arte, da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo alla principessa Sheikha: le protagoniste del mercato globale

Una mostra al Prado di Madrid celebra tutte le collezioniste che nei secoli hanno fatto grande il museo

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo guida la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo guida la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
di Simone Verrazzo
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 25 Gennaio 2023, 10:59 - Ultimo agg. : 26 Gennaio, 13:20 | 5 Minuti di Lettura

Le donne di quadri si mettono in gioco, in tutto il mondo.

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Nel collezionismo d’arte, tradizionalmente mondo maschile, si fanno largo sempre più appassionate ed esperte, nel ruolo di protagoniste, dall’Europa all’Arabia e all’America Latina. Non è un caso se il Prado di Madrid ha deciso di dedicare un percorso tematico alle figure femminili che, nell’arco dei secoli, hanno contribuito ad arricchire la collezione del celeberrimo museo della capitale spagnola, facendolo diventare uno dei più importanti e famosi al mondo. “La prospettiva femminile”, questo il titolo dell’esposizione, sarà visibile fino al 9 aprile e punta a mostrare, attraverso 32 opere, il ruolo femminile nella promozione e nel mecenatismo delle arti e il loro legame con il Prado, in particolare tra ‘500 e ‘600. Donne come Maria d’Ungheria e Isabella Clara Eugenia d’Asburgo che hanno arricchito i musei di tutto il mondo, a cominciare proprio dal Prado, di capolavori di Rubens, Tiziano o Jan Brueghel il Vecchio.

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IL BOOM

Ma è nel XX secolo che le donne si impongono non soltanto come artiste ma anche nelle professioni legate al mondo dell’arte, come direttrici di musei e curatrici di mostre, mentre si delinea sempre di più la figura della collezionista. Il boom è degli ultimi anni in tutto il mondo. Il nostro Paese vanta autorevoli collezioniste, come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Torinese, classe 1959, è alla guida della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che nel 2022 ha festeggiato i trent’anni della collezione e che da sempre sostiene giovani artisti italiani e stranieri, puntando sulla committenza e la produzione di nuovi lavori. Laurea in Economia e Commercio, attenzione ai rapporti tra arte e finanza, collezionismo e mercati, in lei mecenatismo e collezionismo vanno di pari passo, un impegno civile nella consapevolezza che, come dai lei stessa dichiarato, «l’arte ci fa capire il mondo». La passione che spinge a diventare collezionista non è necessariamente collegata a studi e professioni che rimandano al mondo dell’arte. È il caso di Giovanna Forlanelli, alla guida della Fondazione Luigi Rovati, editrice e collezionista. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e una carriera nel settore farmaceutico, nel 2005 fonda la Johan & Levi, tra le realtà più attive nelle pubblicazioni d’arte, e nel 2016, con il marito Lucio Rovati e la figlia Lucrezia, dà vita alla Fondazione Luigi Rovati, dedicata all’arte e alla ricerca scientifica, di cui dallo scorso anno ricopre la carica di presidente. Grazie al suo impegno oggi Milano ha il suo polo museale dedicato alla civiltà etrusca. «Non solo uno spazio per condividere la collezione di famiglia - dice - ma un ambiente di cura e benessere per le persone».

Altra figura di primo piano nel panorama del collezionismo è Miuccia Prada, il cui nome, ormai già da tempo, svetta tra i più importanti al mondo. Stesso binomio, moda e arte, vale quando si ricorda Laura Biagiotti, grande appassionata ed esperta di Futurismo, capace di creare una delle più grandi collezioni di opere di Giacomo Balla. All’estero tra i nomi maggiormente di peso oggi c’è quello della principessa

Sheikha Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani

. Sorella quarantenne dell’emiro del Qatar Tamim, è considerata la regina dell’arte contemporanea con acquisizioni che hanno superato il miliardo di dollari. A lei si deve la creazione della Qatar Museums, la rete dei poli espositivi del piccolo e ricchissimo regno del Golfo, il cui fiore all’occhiello è il Museo di Arte Islamica (MIA), che sorge in quella nota come l’Oasi dell’arte.

LA DEFINIZIONE

Dietro ogni collezione ci sono storie personali ed emblematica è quella delle siriane Mouna e Mayla Atassi. Ad Homs, città martire in cui la repressione di Bashir Assad è stata più che mai sanguinosa verso la popolazione che chiedeva democrazia, le due sorelle Atassi avevano una delle più prestigiose gallerie d’arte della regione. La guerra le ha costrette a scappare e a rifarsi una vita a Dubai, dove continuano nella loro incessante attività di promozione di artisti arabi, in particolare quelli scappati dal loro Paese natale: a dirigere il museo la figlia di Mouna, Shireen.

Dal mondo arabo all’America latina. La venezuelana

Patricia Phelps de Cisneros

(1949), moglie del magnate dei media spagnoli Gustavo Cisneros, è una delle massime esperte d’arte contemporanea. Nel 2016 ha donato 102 tra dipinti, sculture e disegni di artisti latinoamericani al MoMa, il Museo di Moderna di New York. Per lei il concetto di collezionista è ormai datato, appartenente all’epoca coloniale, perchè «oggi il/la collezionista è colui che amministra il proprio eclettico patrimonio artistico». E non c’è continente che non abbia le sue collezioniste di riferimento, come le indiane Kiran Nadar e Shalini Passi, oppure Jenny Gibbs in Nuova Zelanda, o ancora Nish McCree, originaria dell’Alabama (USA) ma trapiantata in Ghana. L’affermazione delle donne nel mondo del collezionismo deve molto a due signore.

L’ETÀ DELL’AVANGUARDIA

Una è Gertrude Stein (1874 – 1946), scrittrice e poetessa statunitense, apertamente lesbica, ha trascorso la maggior parte della sua vita in Francia. Ed è proprio a Parigi che ha modo di vivere la stagione delle avanguardie moderniste e, assieme ai fratelli Leo e Michel, sceglie di finanziare e comprare i lavori di artisti emergenti come Pablo Picasso, Henri Matisse, Paul Cézanne. L’altra è Peggy Guggenheim (1898 – 1979), anche lei statunitense, figlia dell’imprenditore Benjamin, ha portato avanti l’impegno del nonno Solomon R. Guggenheim con la sua omonima fondazione e la sua rete di iconici musei in tutto il mondo. Nel 1949 arriva a Venezia, città dove muore ed è seppellita: l’anno prima aveva acquistato Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, trasformandolo in uno più grandi centri per l’arte contemporanea del XX secolo. Donne che, con il loro esempio, hanno aperte la strada alla nuova stagione delle collezioniste d’arte.

Peggy Guggenheim

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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