Se non siete curiosi, lasciate perdere.
Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno e come agiscono, allora quello del designer non è un mestiere per voi», consigliava il grande architetto e designer Achille Castiglioni. In perenne movimento, studio e ricerca a fare da solida base, l’esplorazione degli spazi e dei materiali senza porsi limiti. Come Valentina Ambrosi: dipinge guanti e trench a delicati motivi floreali, o ispirati al tema del viaggio, sono pezzi unici da indossare e non si replicano. Nella Design Week milanese appena conclusa le donne hanno conquistato posti speciali, progettando fontane, dipingendo murales, realizzando spazi caleidoscopici. Gisella Borioli, fondatrice del Superstudio ma anche mente e cuore del Fuorisalone, quest’anno ha dedicato uno spazio proprio alla creatività femminile. «Premetto che il design non ha genere, il disegno di un piatto, una sedia o casa supera qualunque schema. Nel design femminile vedo però una maggiore sensibilità, la capacità di uscire dagli schemi e di cogliere le piccole cose». L’idea di un focus sulle designer è nata dalla constatazione che, «nonostante i Politecnici abbiano una prevalenza di allieve e spesso con i voti migliori voti, nell’attività professionale i protagonisti sono soprattutto ancora uomini e comunque la percentuale è distante dalla potenzialità di genere. Così ho inteso valorizzare il talento femminile».
Zineb Chahbouni di Nhow Milano, istituzione nel Tortona District e non solo, racconta che nell’hotel dedicato all’arte le donne selezionate per esporre sono numerose. «Nel mondo del design c’è stato un patriarcato, ma finirà – afferma – Purtroppo alle donne non è stata data abbastanza visibilità, devono avere una vetrina e tirare fuori la loro voce».