Andrea Delogu: «La dislessia, l'infanzia a Sanpa: lo stigma si batte. Ora, da Cavaliere, racconto i Giganti»

Andrea Delogu: «La dislessia, l'infanzia a Sanpa: lo stigma si batte. Ora, da Cavaliere, racconto i Giganti»
di Alvaro Moretti
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 14:42 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:08

Cavalier Andrea Delogu: ci sorridiamo su, ma solo un po’. Perché la ragione per cui Andrea, la presentatrice-scrittrice-cantante-attrice, è stata insignita dal presidente della Repubblica ha a che fare con temi serissimi. “Dove finiscono le parole” è stato un libro importante, scritto da una dislessica, lei, per le persone come lei e per gli altri che non capivano. Ora ci riprova con una serie di interviste che lancia sul web, sui suoi social: “Giganti”.

Chi sono i Giganti?

«Con Gianluca Comandini, Rossella Rizzi e Paolo Negro volevamo dare spazio anche a chi non è successa una tragedia o un miracolo. Giganti normali che combattono cose enormi, senza che ce ne accorgiamo. Come Donato, schizofrenico che ha accettato di mostrarsi: quelli come lui non lo fanno in genere. La gente empatizza con i giganti “normali”».

Le donne spesso devono vivere da giganti della normalità.

«Vero. Tra le prime storie c’è quella di Valentina che è in trappola e non sappiamo come farla uscire: prima laurea, seconda in arrivo, ma non vuole pesare sulla famiglia e così rinuncia a stage e a trasferimenti. Il lavoro per una così specializzata non c’è: fa le pulizie e la baby sitter. Si sacrifica, non vuole pesare... E paga il conto con la sua vita. Quante donne si immedesimeranno in lei?»

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In questo numero parliamo di ageism: l’età che diventa una spada di Damocle. Un altro stigma.

«Verissimo: ho 38 anni, sono nel mondo dello spettacolo da quando ne ho 16.

C’è il periodo in cui sei troppo giovane per... Quello in cui “se fossi un po’ più giovane...” Oggi mi offrono i ruoli da madre e io mi sento quella che vuole uscire con le amiche. Sui social quando facevo la “Vita in Diretta” criticavano la mia tinta troppo rossa... “Capelli così rossi passati i 35 anni...” Ma alla gente che gliene frega dell’età? Io, oggi, mi sento matura per toccare le corde giuste quando parlo di dislessia, del mio passato da figlia di San Patrignano, o quando intervisto Giganti. Ma la cosa più pesante è un’altra per una donna che lavora, specie nel mio settore».

Video

Quale?

«Lavoro da 22 anni, ma sempre qualcuno vedendoti in tv o su un palco dice: con chi è andata a letto quella per essere lì... Ad un uomo non capita. È lo stigma dell’essere donna. Ma per fortuna ci sono i social».

Bella questa: Delogu che fa, non demonizza, lei?

«In questi 22 anni le cose stanno cambiando proprio grazie ai social: se il mondo ti apprezza, l’opinione determinante dei quattro o cinque maître à penser vale meno. Voi avete la pagina Mind The Gap, ma lo scalino è ancora uno scalone. Fino a quando non sei famosa ti trattano male: ai maschi non capita. Smettiamo di dire che i social fanno solo schifo: i social sono la gente, tutta la gente. Si sceglie con chi andare, come nella vita reale».

E con gli hater come si fa?

«Si risponde a modo e si blocca la gente. Il limite si può anche insegnare. Ora mi sto rendendo attiva su Clubhouse: vediamo come va, ma è un mezzo in più per non dipendere da pochi che decidono per tutti».

Un anno senza. Anche senza Sanremo?

«E chi lo ha detto? Forse potreste trovarmi lì con Ema Stockholma e Gino Castaldo. Un anno in cui m’è venuta l’ispirazione per un nuovo libro».

Dopo la storia dell’infanzia a San Patrignano e la dislessia?

«Gli scoppiati, la gente scoppia. Il Covid c’entra fino a un certo punto. Io mi sto prendendo il mio tempo per raccontarlo: scrivere è una fatica doppia per una dislessica come me, ma è terapeutica. Mi ha aiutato a superare lo stigma: li sentivo a scuola sussurrare “quella è la figlia di San Patrignano, la figlia degli ultimi”, l’effetto che ha avuto la serie è figlio dell’oblìo di quella storia. Poi c’è stata la dislessia. Ma è sempre stata più forte la voglia di farcela ad essere quella che sono oggi».

Tutto meritato per lei, finora?

«Questo lo lascio dire solo a mia madre. La sofferenza del percorso conta, ma non è un merito: conta non perdersi d’animo e ribellarsi alle gabbie che ti impongono. Ma che sono molto fortunata devo dirlo».

Chi l’ha ispirata, a chi deve un grazie?

«Arbore, Marco Giusti, Paola Marchesini, Stefano Coletta mi hanno detto: mi fido di te. L’ispirazione viene se vedi Antonella Clerici, con cui ti senti a casa. O Mara Venier, capace di essere la zia di tutti gli italiani. Poi Carlo Conti che nel backstage di Sanremo ti chiede: “Ma che sta facendo la Fiorentina?” Tra i giovani dico Stefano De Martino: siamo molto amici, ma la sua leggerezza da intrattenitore è tanta roba».

Scrittrice, conduttrice radio e tv, attrice, cantante.

«A me piace la pizza, giocare a tennis, uscire con le amiche. Non scelgo». E sulla carta d’identità che c’è scritto? Andrea Delogu... «Autrice, perché fa un po’ artista. Ma forse è meglio comunicatrice: quella sono io». Autrice e Cavaliere. 

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