Kenzo morto per Covid, lo stilista giapponese aveva 81 anni

Morto Kenzo colpito dal Covid, lo stilista giapponese aveva 81 anni
Morto Kenzo colpito dal Covid, lo stilista giapponese aveva 81 anni
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Domenica 4 Ottobre 2020, 17:14 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 07:12

Morto Kenzo Takada, lo stilista giapponese del Flower Power: il decesso è avvenuto oggi a causa del Covid. Aveva 81 anni. «È deceduto domenica 4 ottobre 2020 presso l'American Hospital di Neuilly-sur-Seine», ha annunciato un portavoce in una nota. Kenzo è stato il primo stilista giapponese a stabilirsi a Parigi, dove ha sviluppato tutta la sua carriera raggiungendo la fama internazionale. Kenzo fu il primo stilista giapponese a trasferirsi nella capitale francese scalando ben presto la classifica degli stilisti internazionali.
 

Kenzo, il primo stilista giapponese a Parigi 


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Epiche le sue sfilate nel 1978 e nel 1979 in un tendone circo e concluse con l'entrata in scena finale in groppa a un elefante. Anche l'ironia era una sua cifra. 

Dal 1983 veste anche gli uomini e pochi anni dopo firma anche profumi di grande successo fra i quali il celeberrimo Flower. 

Parigi aveva amato subito il designer giapponese Kenzo Takada, divenuto negli anni Settanta, maestro del Flower Power, gli stampati floreali che lo stilista mischiava in un'esplosione di colori alle fantasie camouflage. Un amore nato fin dal 1965, anno in cui il giovane Kenzo, quinto di sette figli, nato nel 1939 nella prefettura giapponese di Hyogo, decise di stabilirsi nella Ville Lumiere, dopo il diploma preso nella scuola di moda Bunka Gakuen, a Tokyo, che aveva appena aperto agli uomini. Parigi stregata dalla magia colorata di Kenzo, gli aveva aperto subito le porte delle sfilate, primo stilista giapponese a conquistare le passerelle parigine, in un'epoca in cui i nomi in calendario erano Pierre Cardin, Dior, Chanel.


L'inizio della carriera ufficiale di Kenzo è nel 1970, anno in cui presenta la sua prima collezione nella Galerie Vivienne, ma non prima di aver collaborato con la maison francese Feraud e con la rivista Jardin des modes. Grazie al successo ottenuto, Kenzo sarà in grado di aprire la sua prima boutique Jungle Jap. Da lì a poco una modella vestita Kenzo apparirà sulla copertina di Elle. Nel 1971 le sue collezioni vengono presentate a New York e Tokyo e l'anno seguente il designer otterrà l'ambito riconoscimento Fashion Editor Club of Japan. Il culmine del successo è negli anni Settanta.


Contemporaneamente l'eclettico Kenzo realizza costumi per il teatro e per il cinema, in particolare per Rive après Rive del 1980. Nel 1977 lancia una linea per bambini. Nel 1983 arriva una linea di abbigliamento maschile e dal 1998 firma una licenza per i profumi. La fragranza di maggior successo è senz'altro Flower by Kenzo, lanciato nel 2000. Dal 2001 seguono prodotti per la cura del corpo, sotto il marchio Kenzoki. Ma il marchio non appartiene più allo stilista che lo ha venduto nel 1993 al gruppo del lusso francese LVMH, rimanendone direttore creativo fino al 1999, sostituito dallo stilista scandinavo R.Kreiberg. Kenzo annuncia il suo ritiro dalle scene della moda nello stesso anno in cui lascia la direzione creativa del marchio da lui fondato. Nel 2002 riapparirà sulle scene come interior designer lanciando una linea di complementi d'arredo e mobili. Attualmente alla guida creativa della maison è il designer portoghese Felipe Oliveira Baptista, direttore creativo di Kenzo dal 2019, succeduto al duo Carol Lim e Humberto Leon. Nella sua ultima sfilata a Parigi di pochi giorni fa hanno colpito i cappelli-zanzariera protagonisti della nuova collezione SS 2021 donna e uomo.

Un presagio, o forse soltanto una forma di richiamo al proteggersi dal virus anche con l'abbigliamento. Ma lo stilista deve aver pensato ad un'alternativa alle mascherine, divenute essenziali alla sopravvivenza del genere umano in epoca di pandemia. Certo, i suoi cappelli a falde larghe, da cui partiva il tulle fino ad arrivare a coprire anche le gambe, se non avranno l'efficacia protettiva dal virus delle mascherine chirurgiche, creeranno comunque distanziamento sociale e risulteranno un'ottima barriera contro le noiose zanzare. «Non ho mai iniziato una collezione con così tante domande di fronte a me - scriveva lo stilista nel descrivere le sensazioni che lo avevano ispirato, mentre Kenzo Takada lottava con la malattia in ospedale - e così tanti sentimenti contrastanti su presente e futuro. Sicuramente nessuno si può aspettare risposte lineari alla situazione attuale. Il mondo è perso e tutti devono provare a ritrovarvi una sorta di senso (e possibile ordine). Come si può definire e cercare di dare risposte a una realtà che nessuno comprende o capisce appieno? Come si possono trarre conclusioni da una situazione ben lontana dal terminare e le cui conseguenze sono impossibili da prevedere? Il mondo è malato, il mondo sta sanguinando, ma è ancora vivo. E finché c'è vita c'è speranza. Una risposta ottimistica deve venire con un certo grado di pragmatismo. Dunque, come procediamo da questo punto? Come voltiamo pagina? Come possiamo aiutare la gente? Farla sognare? Darle speranza e allo stesso tempo alleggerirle la vita».



L'ULTIMA SFILATA DELLA SUA MAISON
Il designer portoghese Felipe Oliveira Baptista, direttore creativo di Kenzo dal 2019, succeduto al duo Carol Lim e Humberto Leon alla guida della maison che dal 1993 fa capo al colosso francese del lusso LVMH, nel creare i cappelli-zanzariera protagonisti della nuova collezione SS 2021 donna e uomo, che ha sfilato oggi a Parigi nel giardino dell'Institut National des Jeunes Sourds, sotto la pioggia, non deve aver intenzionalmente pensato ad un' alternativa alle mascherine, divenute essenziali alla sopravvivenza del genere umano in epoca di pandemia. Certo, i suoi cappelli a falde larghe, da cui partiva il tulle fino ad arrivare a coprire anche le gambe, se non avranno l'efficacia protettiva dal virus delle mascherine chirurgiche, creeranno comunque distanziamento sociale e risulteranno un'ottima barriera contro le noiose zanzare.

 
 




«Non ho mai iniziato una collezione con così tante domande di fronte a me - scrive lo stilista nel descrivere le sensazioni che lo hanno ispirato- e così tanti sentimenti contrastanti su presente e futuro.
Sicuramente nessuno si può aspettare risposte lineari alla situazione attuale. Il mondo è perso e tutti devono provare a ritrovarvi una sorta di senso (e possibile ordine). Come si può definire e cercare di dare risposte a una realtà che nessuno comprende o capisce appieno? Come si possono trarre conclusioni da una situazione ben lontana dal terminare e le cui conseguenze sono impossibili da prevedere? Il mondo è malato, il mondo sta sanguinando, ma è ancora vivo. E finché c'è vita c'è speranza. Una risposta ottimistica deve venire con un certo grado di pragmatismo. Dunque, come procediamo da questo punto? Come voltiamo pagina? Come possiamo aiutare la gente? Farla sognare? Darle speranza e allo stesso tempo alleggerirle la vita?».

 
 


Il risultato è una collezione dove sbocciano stampe macro floreali un po' ovunque, su giubbotti, parka, spolverini over, camicie, abitini a sacchetto, pantaloni cargo e salopette. Colori dei fiori. Accessori-icona per gli uomini zainetti e cappucci che partono dai colli dei capospalla o dagli zaini. Per le donne i cappelli -zanzariera. Ai piedi per tutti, nuove interpretazioni dei 'getà, i tipici zoccoli infradito giapponesi con suola di legno squadrata. «I riferimenti, idee e concetti di questa collezione - spiega il direttore creativo -sono altrettanto eclettici, vari e contrastanti quanto gli stati d'animo che ho attraversato dall'inizio della pandemia. Le dicotomie non sono mai apparse cosi nette e taglienti. Il mondo piange, e piangono anche i fiori sulle stampe che abbiamo sviluppato per la collezione. Papaveri e ortensie degli archivi Kenzo sono stati lavorati al digitale con un effetto di lacrime. Dai fiori il sentimento primordiale di protezione e riparo è diventato un'ode alle api, gli insetti regolatori del pianeta. Ora più che mai, siamo oppressi da un senso d'urgenza di prenderci cura del nostro mondo e proteggerlo. Api ed apicultori con i loro abiti e cappelli affascinanti che rispecchiano in modo deciso la fragilità e distanza imposta e necessaria oggi». Poi c'è il tema del viaggio. «Visitare luoghi - commenta lo stilista -un miraggio di sogni, speranza, entusiasmo e scoperta. Non rinunceremo a tutto questo. Abiti che si trasformano per adattarsi a qualsiasi situazione. Ciò che è completamente coperto e protetto diventa fragile e nudo, sfidando pericolo e regole».

«Kenzo - ricorda Oliviere Baptiste - è sempre stato un brand divertente, celebrativo e ottimista. Questi bisogni erano puro carburante del processo creativo. Volevamo mettere quell'energia grezza, audace e curiosa nei capi e in tutto ciò che riguardasse la collezione. Una sorta di versione ottimistica del punk. E' ora di guardare le cose in modo diverso e da nuove prospettive. Ora di separare tutto e rimetterlo insieme in modo sorprendente, libero e innovativo, mantenendone il significato. Di nuovo le dicotomie per ritrarre una celebrazione della vita che è doppia: allegra/malinconica, alta/bassa, coperta/nuda, delicata/sfrontata, paurosa/ottimista, protezione/esposizione, immobilità/movimento».

 

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