Dozzine di marchi della moda collegati alla deforestazione in Amazzonia: il rapporto choc

Più di 50 grandi brand hanno collegamenti con il maggiore esportatore di carne bovina e pelle del Brasile

Dozzine di marchi della moda collegati alla deforestazione in Amazzonia: il rapporto choc
Dozzine di marchi della moda collegati alla deforestazione in Amazzonia: il rapporto choc
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Martedì 30 Novembre 2021, 22:28

Marchi della moda collegati alla deforestazione in Amazzonia? Secondo una ricerca, condotta da Stand.earth che ha analizzato milioni di dati doganali, dozzine di brand anche di alta moda hanno legami con concerie e produttori di pelle che guidano la deforestazione nella foresta pluviale. Secondo quanto riporta l’Independent più di 50 grandi marchi di moda - tra cui LVMH, Zara, Nike, Adidas, H&M, Coach, Fendi e altri - hanno collegamenti nella catena di approvvigionamento con JBS il più grande esportatore di carne bovina e pelle del Brasile. L'azienda è stata associata alla deforestazione di oltre tre milioni di ettari di foresta pluviale nell'ultimo decennio.

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Secondo gli autori della ricerca «Sebbene nessuno di questi marchi lo scelga deliberatamente, stanno lavorando con produttori e concerie che si riforniscono da catene di approvvigionamento opache e aziende che hanno legami con allevamenti nelle aree dove la foresta è stata distrutta.

Più sono i collegamenti, maggiore è la possibilità che ogni singolo prodotto provenga dalla foresta pluviale amazzonica deforestata». I marchi con più connessioni nella catena di approvvigionamento e quindi ritenuti ad alto rischio nella deforestazione in Amazzonia, includono Adidas, Clarks, Dr Martens, Ugg, Alexander Wang, Ralph Lauren e Chloe, tra dozzine di altri.

Alcuni brand sono stati accusati di «nascondersi dietro» il Leather Working Group (Lwg), un'organizzazione senza scopo di lucro che definisce lo standard per l'approvvigionamento responsabile della pelle. L'organizzazione, secondo quanto riporta il rapporto, «afferma che in futuro affronterà la deforestazione, attualmente però valutano le concerie solo sulla loro capacità di risalire ai macelli, non agli allevamenti. Né forniscono alcuna informazione sul fatto che siano legati alla deforestazione. In altre parole, affidarsi alla certificazione LWG non garantisce filiere di pellame sicure».

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