Condizione femminile drammatica post sisma: il gruppo folk TerreDonne salva la cultura di quei posti

Condizione femminile drammatica post sisma: il gruppo folk TerreDonne salva la cultura di quei posti
di Vanna Ugolini
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Martedì 24 Settembre 2019, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 08:00

Era il maggio del 2017 quando TerreDonne diventò quello che è oggi: un ensemble che riunisce venti musiciste italiane con la missione di portare musica nei comuni più isolati del terremoto, fornendo un contributo alla ricostruzione morale dei cittadini e al ripristino del tessuto sociale in quei territori.
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Un gruppo di artiste che va a fare musica, gratuitamente, nelle terre del Centro Italia sfregiate dal terremoto del 2016. Raccontare, però, cosa è diventato questo gruppo non è facile, perchè parlare solo di musica, musica popolare in particolare, è riduttivo.
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Quindi partiamo dall'inizio, partiamo da Susanna Buffa, cantante e musicista, legata ad Amatrice che è la terra da cui proviene la sua famiglia. «Dopo il terremoto sono venuta in contatto la Casa delle Donne di Amatrice e Frazioni, un'associazione nata dopo il sisma per promuovere attività artigianali e imprenditoriali nuove per le donne del territorio. In quell'incontro era emerso il bisogno di iniziative anche culturali. Così, nel giro di poco tempo, ho contattato una ventina di artiste, tra cui Lucilla Galeazzi e Sara Modigliani, voci storiche del folk.
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Quel giorno erano tutte libere, tutte disponibili e ci siamo trovate a Cossito, una frazione distrutta di Amatrice. Con l'aiuto di un bravissimo fonico e musicista, Piergiorgio Faraglia, che ha provveduto ad un palco professionale di altissimo livello, abbiamo fatto uno spettacolo in cui ciascuna di noi ha eseguito dei brani. L'esperienza è piaciuta moltissimo e abbiamo deciso di continuare, trovandoci un nome: TerreDonne. Nel frattempo soìi sono unite altre artiste e, anche se non sempre siamo tutte disponibili, facciamo i concerti in un numero che cambia volta per volta.

Ognuna porta il suo repertorio, si cantano canzoni a coppia, da sole, in gruppo». E così TerreDonne ha cominciato a portare la musica popolare nelle zone del centro Italia colpite dal terremoto, «facilitando momenti aggregativi che non ci sono più. Siamo state a Campotosto in Abruzzo, in Umbria, più volte ad Amatrice, nelle Marche». E quello che è cresciuto insieme al gruppo e alla musica sono state le relazioni nate con le comunità locali e con le donne di quei posti, in particolare.

«Donne spesso sole, che hanno perso il lavoro e sono senza una rete di servizi: una situazione che le costringe a sobbarcarsi di fatiche e lavori in più per la cura della famiglia e dei figli. Prima c'era almeno il lavoro stagionale legato alle seconde case, che ora non ci sono più. Sono stati finora ricostruiti soprattutto ristoranti che attirano persone per poche ore. Il tessuto sociale è lacerato.  Andando di persona, vivendo quei posti ci siamo rese conto della tragicità della situazione. A parte i due, tre centri che sono stati a lungo sotto i riflettori, i piccoli centri sono dimenticati da tutti: in alcuni luoghi le casette provvisorie sono state consegnate solo ora e in qualche caso, come a Castelluccio di Norcia, anche malfunzionanti; a Campotosto la gente vive ancora nei Map (Moduli Abitativi Provvisori) del sisma del 2009.

E la sensazione che abbiamo è che non ci sia la volontà di ricostruire quei posti, che l'Appennino si stia spopolando, il che significa perderne anche la cultura e l'identità. A resistere sono sempre meno persone e la burocrazia le ostacola». La musica di TerreDonne si è inserita in questo contesto come un momento di incontro ma anche come un'occasione di conoscenza, di dono e di salvezza. Perché TerreDonne e le sue artiste portano nelle zone del terremoto le storie narrate dalle canzoni popolari ma ricevono, in cambio, altre storie e altre musiche: quelle di quei posti che vengono donate perchè possano essere cantate e ricantate altrove. «In alcuni casi abbiamo la sensazione che ci vengano fatte conoscere le canzoni popolari per farle ricordare, per non farle sparire come rischiano di sparire tutti quei luoghi».

Ora TerreDonne si sta orientando per capire come andare avanti. «I nostri concerti nei luoghi del terremoto sono completamente gratuiti e fatti a nostre spese. Poi abbiamo tenuto alcuni concerti a Roma, nei teatri, in giornate particolari per le donne, come ad esempio l'8 marzo o il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Quei concerti ci sono serviti per finanziare le nostre iniziative nei luoghi del terremoto, dove ci sono cittadini che ci chiedono di fare musica, di facilitare dei momenti aggregativi che non ci sono più. Vorremmo davvero contribuire ancora a valorizzare la cultura di quei luoghi ma il rischio è che quei luoghi non ci siano più».





 

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