Poche ragazze studiano informatica, Catarci: «Rivoluzioni digitale senza donne, è un'emergenza»

Miche Andreozzi ha moderato il convegno alla Sapienza
Miche Andreozzi ha moderato il convegno alla Sapienza
di Maria Lombardi
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Sabato 22 Febbraio 2020, 14:15 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 10:34

La rivoluzione digitale mette il mondo sottosopra: cambia il lavoro, gli stili di vita, il modo di pensare. E le donne stanno a guardare. Un passo indietro, osservano questo straordinario cambiamento senza diventarne protagoniste. «La rivoluzione si sta svolgendo senza il contributo rilevante delle donne: sempre in minor numero nel mondo occidentale scelgono professione scientifiche». È il rammarico di Tiziana Catarci, direttore del dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale all'università La Sapienza. Ed è per coinvolgere sempre più studentesse negli studi delle materie Stem, per invogliarle a guardare questo mondo senza pregiudizi e stereotipi che alla Sapienza si è svolto ieri il convegno Ingegneri di altro genere. Moderatrice, l'attrice e regista Michela Andreozzi.

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LE CIFRE
Le donne sono solo il 23 per cento degli iscritti nei corsi di laurea in Ingegneria, il 33 in quelli di area scientifica. Alla Sapienza le studentesse di Ingegneria informatica sono appena il 13,8 per cento. Negli Stati Uniti la quota femminile nelle discipline Stem è scesa di 10 punti negli ultimi dieci anni.
Perché le ragazze continuano a tenersi lontane dagli algoritmi? «Le ragioni sono diverse. Tanto per cominciare a queste professioni si associa un modello scoraggiante: il nerd, un tipo asociale che non ha vita sentimentale e se ne sta chiuso in una stanza davanti al pc. Poi influisce ancora un retaggio culturale secondo il quale le ragazze sono più portate per la lettura che per la matematica. Un'assoluta idiozia. Il genere non ha niente a che fare con l'abilità innata per la matematica. Una leggenda che la scuola non fa molto per demolire».
Uno spreco, un'occasione mancata. «Nel nostro settore l'offerta di lavoro è doppia rispetto al numero dei laureati disponibili». Dovrebbe essere il momento delle donne e invece loro non colgono l'occasione. «Così facendo il futuro sarà progettato prevalentemente dagli uomini. Un peccato perché le donne sono bravissime nel problem solving e la tecnologia informatica è uno strumento per trovare soluzioni, in modo creativo».

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L'assenza delle donne si noterà a lungo andare e sarà disastrosa. Il gender gap economico non farà che aumentare. «La mancanza di diversità, di genere e di etnia, sta creando già problemi negli algoritmi di machine learning, che ripropongono un mondo quasi esclusivamente a misura di maschio bianco». Qualche esempio: gli algoritmi per la ricerca del personale avvantaggiano gli uomini così come le carte di credito, anche le traduzioni sono condizionate dal genere. «Gli algoritmi non sono cattivi, riproducono le regole che hanno imparato dai dati offerti in ingresso. I pregiudizi sono nella società, gli algoritmi non fanno che amplificarle».
Nell'Intelligenza Artificiale la presenza femminile è minima: in colossi come Facebook e Google le donne negli staff di ricerca raggiungono rispettivamente il 15% e il 10% E nel mondo accademico più dell'80% dei professori in AI sono uomini.

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LA DIVERSITÀ
«Il mondo perde il valore della diversità nel momento più importante della rivoluzione. Questa è un'emergenza e ci vuole un'azione forte a livello di governo, una campagna per contrastare gli stereotipi sin dalle elementari».
Michela Andreozzi, da sempre impegnata nelle battaglie per la parità di genere: «Le ragazze devono capire che non c'è bisogno di essere nerd e non devono abdicare al femminile per intraprendere questi studi. Devono cominciare ad associare il lavoro di progettazione alla creatività, comprendere che in questo ambito ci sono possibilità stimolanti. Rinunciare a questo mondo spazioso sarebbe un gran un peccato».
 

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