Federica De Luca, uccisa dal marito con il suo bimbo. La mamma: «Ho perso figlia e nipote, ma nessuno paga»

Strage di Taranto, la mamma di Federica: ho perso figlia e nipote, ma nessuno paga
Strage di Taranto, la mamma di Federica: ho perso figlia e nipote, ma nessuno paga
di Rosalba Emiliozzi
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Sabato 23 Novembre 2019, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 19:18

Portano un «peso infinito» Enzo e Rita. L’uccisione dell’unica figlia e dell’unico nipote è un «impossibile da accettare». Vivono nel ricordo di Federica e Andrea, fanno del bene in loro nome, in ogni incontro li ricordano per come erano: una mamma generosa e amorevole e un bimbo dolce e intelligente. Uccisi in modo barbaro il 7 giugno del 2016 da chi avrebbe dovuto proteggerli, Luigi Alfarano, 50 anni, una bellezza solo apparente, impiegato dell’Ant, associazione nazionale tumori, di Taranto, marito di Federica De Luca, 29 anni, e papà del piccolo Andrea, 3 anni e mezzo. Federica, laureata in lingue e arbitro di volley, voleva lasciarlo dopo aver scoperto la vita parallela di Luigi, documentata da filmini e foto sul cellulare. E quando era giunto il momento di andare dall’avvocato a firmare le carte, Luigi ha rivolto tutta la sua rabbia su sua moglie picchiandola e deturpando il suo volto con un punteruolo, per poi soffocarla con un cuscino. Accanto a sé aveva il piccolo Andrea, non si sa se abbia visto l’orrore. Quel padre assassino aveva un piano crudele in mente: ha preso il bimbo e lo ha portato nella sua villa di campagna e lì l’ha giustiziato come fanno i killer con un colpo di pistola alla nuca, per poi uccidersi.

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Una strage dall’eco infinito, un orrore che un processo mai celebrato non riesce a placare. «Quel mostro è morto - dice Rita Lanzon, mamma di Federica - e il processo penale si è estinto. Ora abbiamo avviato una causa civile contro la madre di lui, unica erede dei beni del marito di mia figlia. Non che ci interessi il risarcimento, ma è una questione di giustizia, ciò che riusciremo ad ottenere andrà in beneficenza con l’associazione “La festa dei Limoni" onlus Marco Braico e per attività volte a prevenire femminicidi e violenza sulle donne». I tempi? «Tutti sanno che i tribunali vanno al rallentatore. Non so se mai riusciremo ad avere qualcosa».
 


Enzo De Luca, 69 anni, addetto al controllo qualità dell’Ilva di Taranto ora in pensione, e Rita Lanzon, 60, impiegata di banca, si fanno forza a vicenda e insieme hanno ingaggiato una doppia battaglia: tenere viva la memoria della figlia e ottenere un giusto risarcimento. Costa molto a entrambi, Rita piange spesso, Enzo ha la voce cupa. Nella loro casa da tre anni la felicità è stata rubata. «Avesse almeno risparmiato mio nipote - dice Rita - aveva gli occhi color oro, era un bambino dolcissimo e ben educato». «Spero che il piccolo non abbia capito, non abbia visto.» aggiunge Enzo, ex giocatore di volley, poi arbitro e allenatore, passione tramandata alla figlia Federica. «Una strage premeditata - prosegue Rita - al raptus non credo. Mia figlia è stata torturata, ha il viso bucato da un punteruolo. E mio nipote, quando quel mostro si è fermato al distributore prima di ucciderlo nella sua villa di campagna, era pallido, spaventato. Al benzinaio quel mostro ha detto: non tornerò questa estate in vacanza qui».

Eppure segnali evidenti di un possibile femminicidio, di una strage così immane, non ce ne erano, non apparenti. «Mia figlia aveva saputo che il marito era stato accusato di aver tentato di violentare una ragazza di 19 anni e per questo aveva patteggiato a un anno e 8 mesi, ma lei lo aveva perdonato, credeva a lui, che diceva essere tutta una montatura - racconta mamma Rita - Poi però aveva iniziato a controllarlo ed è allora che ha scoperto le foto e i filmini sul cellulare con escort e trans». È a quel punto che l’amore immenso di Federica per Luigi si sgretola, la ragazza che a 25 anni aveva voluto sposare a tutti i costi un uomo di 21 anni più vecchio di lei non c’era più, l’altra Federica ora pensava solo ad Andrea e alla sua crescita senza grida e accuse.

«Tutti mi dicevano: tua figlia ha fatto un buon matrimonio. Ma a noi quell’uomo non è mai piaciuto a pelle» dice Rita. Ma lui la amava? «No so, lui era spesso assente, chiuso, aveva una seconda vita e centellinava i soldi per Federica, che non lavorava, e per il figlio. Ma Federica era molto presa, mi diceva sempre: io lo amo». Di Federica De Luca oggi restano moltissime attività di beneficenza, un premio nazionale di volley che porta il suo nome e dal 25 novembre al 1 dicembre la Fipav dedica un’intera settimana alla sua breve esistenza con riflessioni e incontri.
E restano quelle immagini terribili, la giovane mamma sfigurata in una bara che i genitori hanno scattato e voluto rendere pubbliche. «Questa non è opera del demonio come ha detto il parroco durante l’omelia, al funerale di Alfarano, accompagnato da un applauso», dice Rita.

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