Visso, la battaglia di Lina: «Io resisto, ma pensate al Centro Italia che è crollato»

Lina Albani Visso, la battaglia di Lina: «Io resisto, ma pensate al Centro Italia che è crollato»
Lina Albani Visso, la battaglia di Lina: «Io resisto, ma pensate al Centro Italia che è crollato»
di Rosalba Emiliozzi
4 Minuti di Lettura
Martedì 24 Settembre 2019, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Lina, la battagliera, vede poca luce in fondo al tunnel. Il tunnel che porta alla ricostruzione, alla rinascita, al via vai allegro di gente. Alla Visso che tutti conoscono, quella prima del terremoto del 2016 quando il turismo invernale ed estivo era una realtà consolidata e tutt'intorno era cresciuta un'economia collegata ai soggiorni in montagna, sull'Appenino, e al ritorno, nelle feste, dei romani e del popolo delle seconde case in uno dei borghi più belli d'Italia. Eppure lo spirito combattivo di Lina Albani, 53 anni, titolare di due attività commerciali a Visso, trova sempre una fiammella da dove ripartire.
Docente e mamma con la sua locanda riporta la vita nel paese delle cento chiese distrutte dal sisma
«E' dura - dice - ma io da qui non me ne vado. Ci ho investito il mio futuro». Per tutti Lina è “quella che non ha mai chiuso”, esempio di resistenza e attaccamento alla sua terra, nonostante le unghiate delle scosse. «Quando il terremoto il 24 ottobre del 2016 ha distrutto la sede dell'Albero del Pane non ho aspettato fondi pubblici, ma mi sono rimboccata le maniche e con mutui e leasing sono ripartita in una struttura prefabbricata». La sede della Pasticceria Vissana, invece, ha tenuto ed è ancora lì, a servire clienti, quelli che sono rimasti. «Come vanno gli affari? Non benissimo, anzi direi che a tre anni dal sisma le cose vanno peggio. A Visso con il Cas (contributo autonoma sistemazione, ndr) mancano almeno cento residenti e 30 bambini non sono stati iscritti nelle nostre scuole». Significa che forse cresceranno  altrove, magari sulla costa marchigiana dove si trova lavoro più facilmente e non ci sono i segni del sisma, le macerie, le demolizioni che non partono.
Rieti, 50 milioni di euro per le imprese delle aree terremotate
«I residenti rimasti sono stati collocati fuori al borgo, nelle casette, mentre di turisti se ne vedono pochi, parliamo dell'indotto degli impianti sciistici, del palaghiccio, dalle passeggiate in montagna. Mancano le strutture ricettive, non ci sono posti letto, da mille siamo passati a 30». E allora a Visso si confida nella piccola economia che genera il paese con uffici comunali e banche. C'è attesa per la ricostruzione dell'ufficio postale, presidio importante per guardare con fiducia al futuro. 
Condizione femminile drammatica post sisma: il gruppo folk TerreDonne salva la cultura di quei posti
Poi c'è il nodo infrastrutture. «A tre anni dal sisma ancora ci sono dieci metri di strada per Castelluccio chiusa, significa che chi passa per Visso e vuole andare a Castelluccio non può farlo e deve tornare indietro e passare per Norcia. Questa è l'Italia del caos  - dice Lina - La Valnerina è stata chiusta otto mesi, io servivo molti ristoranti, bar e negozi umbri che nel frattempo si sono dovuti riorganizzare, dopo otto mesi hanno trovato altri fornitori. Ad oggi il lavoro è dimezzato». Perché restare allora? «Intanto perché non sono una donna che non si arrende alla prima difficoltà - replica Lina - poi qui ho investito tutto e credo in ciò che faccio. Poi so che mio figlio Samuele, 24 anni, non se n

Insomma Lina ha deciso di resistere, per sé, per suo figlio e per suo marito Fabio Cerri. Manda però un messaggio chiaro. «Lo Stato deve pensare di più al Centro Italia che è crollato. Ci sono quattro regioni che faticano, bisogna pensare ai terremtotati, basterebbe far ripartire i servizi, gli impianti sportivi, sarebbe un toccasana per l'economia.

Invece a tre anni dal sisma siamo ancora così, hanno messo su le casette di legno e forse pensano che basti così». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA