Cyber security, Domitilla Benigni: «Più donne in questi settori: entro il 2021 nasceranno 3 milioni di posti»

Cyber security, Domitilla Benigni: «Più donne in questi settori: entro il 2021 nasceranno 3 milioni di posti»
di Veronica Cursi
4 Minuti di Lettura
Sabato 28 Settembre 2019, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 08:55

Difesa e sicurezza sono temi di cui ha sentito parlare sin da bambina. Basti pensare che la sua azienda di famiglia, la Elettronica, leader mondiale nel settore, sta per compiere 70 anni. Che oggi, dunque, Domitilla Benigni, 50 anni, ne sia il direttore generale è praticamente una questione di Dna. «Ma non è stato così semplice, il ruolo me lo sono dovuto conquistare cominciando dal basso», assicura. Una bella soddisfazione, dunque, che quest'anno lady sicurezza, come l'hanno spesso soprannominata, sia stata inserita da Forbes tra le 100 donne italiane più influenti.

Quando iniziò a frequentare ingegneria elettronica era una delle poche donne, non sarà stato facile vivere in un ambiente dominato da maschi.
«All'epoca le donne ingegnere erano pochissime e, quelle specializzate in elettronica una rarità. Quando comunicai a mio padre, attuale presidente e ceo di Elettronica, che volevo fare quella facoltà mi disse che non sarebbe stato facile. E non è stato facile».

Cybersecurity, Carfagna: «Una borsa di studio per le donne: così colmiamo il gender gap»

Oggi è ancora così?
«La difesa è ancora un mondo maschile ma qualcosa sta cambiando. Le donne cominciano a entrare ed è sempre più frequente vederle anche in ruoli apicali».
 



Lei è una delle 30 donne europee promotrici di Women4cyber, iniziativa nata nel gennaio del 2019 per promuovere la partecipazione delle donne nel settore della cyber sicurezza.
«E' un network che stiamo trasformando in Fondazione nato per colmare il gap che esiste in questo ambito: le donne nelle cybersecurity sono solo il 20%, ma sappiamo anche che entro il 2021 ci saranno 3,5 milioni di posti di lavoro da occupare in questi settori. Un'opportunità immensa».

Quante donne ci sono nella sua azienda?
«Ad oggi dei nostri 750 dipendenti a Roma, quasi tutti ingegneri, le donne sono meno di 200 e non perché non le vogliamo, ma perché non esiste un adeguato bacino già dall'università dal quale poter selezionare candidate femminili. Quando però ci sono, i loro talenti sono sempre valorizzati, abbiamo diverse donne in posizioni apicali».

Nelle università italiane la percentuale di donne iscritte alle discipline Stem (scientifico, tecnologico e matematico) è del 15%, mentre in tutto il sistema universitario rappresentano il 60%. Come si possono rendere più attraenti queste facoltà?
«Uscendo dai luoghi comuni e mostrando esempi positivi. Le donne hanno saputo dare un grande contributo nel mondo della scienza, gli esempi sono tantissimi. Durante il secondo conflitto mondiale il contributo di una donna fu fondamentale per decifrare il codice ENIGMA. Ada Lovelace, figlia di Lord Byron, appassionata di matematica è ricordata come la prima programmatrice della storia».

L'Onu ha dichiarato che il 65% delle donne e dei bambini del futuro saranno impegnati in professioni che oggi non esistono, e molte di queste saranno sicuramente frutto della digitalizzazione.
«E' così, il futuro va costruito ora, dobbiamo immaginare un mondo che non esiste. Guardando alle nuove professioni, però, non dobbiamo pensare solo alle competenze di natura informatica, ma a una formazione sempre più trasversale. Il legal, l'economia, ad esempio, sono territori che stanno entrando in interazione sempre più forte con le competenze cyber».

Da donna qual è la cosa più difficile nel suo lavoro?
«Forse riuscire a trovare un giusto equlibrio tra carriera e vita privata. Come azienda stiamo molto attenti a questi aspetti. Abbiamo introdotto forme di flessibilità e persino un maggiordomo aziendale che si occupa del disbrigo di pratiche comuni per i nostri dipendenti. Sono felice di guardare le colleghe/mamme in azienda e vederle sorridenti. Vuol dire che funziona».

Gli attacchi informatici sono cresciuti 10 volte in un biennio: quanto può essere pericolosa la rete?
«Rischi e opportunità. Una quantità di dati e di possibilità finora mai viste che bisogna saper anticipare e gestire».

Che consigli si sentirebbe di dare nell'utilizzo dei social da donna e madre?
«Buon senso. Consiglio ai miei figli di essere molto attenti a ciò che si condivide, una volta messo sulla rete è per sempre, non c'è spazio per l'oblio».

Anche a casa porta i pantaloni?
«A casa, come nel mondo del lavoro, donne e uomini devono esprimere una differenza che va valorizzata e mai omologata. Quindi di vestiti ognuno continua a mettersi i suoi»
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA