Coronavirus scuola, Azzolina scrive ai presidi: «Aiuti ai disabili». Le mamme alla ministra: lezioni online inutili per i nostri figli

Le mamme dei disabili alla ministra: lezioni online inutili per i nostri figli
Le mamme dei disabili alla ministra: lezioni online inutili per i nostri figli
di Maria Lombardi
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Martedì 28 Aprile 2020, 14:29

Non riescono a seguire le lezioni online, non possono più frequentare corsi e continuare le attività così importanti per il loro percorso di crescita.  Per i bambini e i ragazzi disabili la quarantena è stata una condanna in più, in tanti sono regrediti nel periodo trascorso a casa. Le famiglie hanno chiesto aiuto, si sono rivolte anche a Mattarella. E ieri la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina ha rassicurato le mamme e i papà. In una lettera ha chiesto ai presidi di prendere tutte le iniziativi possibili per non lasciare indietro gli  alunni disabili. Il Comitato di esperti per studiare delle proposte che consentano di programmare il rientro a scuola in condizioni di sicurezza incontrerà i comitati e chi rappresenta i disabili, era scritto nella lettera inviata  a dirigenti scolastici, docenti e famiglie. Azzolina ha ricordato di essere stata stata insegnante di sostegno. Ai presidi la titolare del Miur ha chiesto «lo sforzo ulteriore di garantire con celerità le operazioni finalizzate a coprire l'eventuale gap tecnologico di tutte le famiglie, in particolar modo di quelle degli alunni con disabilità, e di assumere ogni utile iniziativa volta a sollecitare e ad attivare interventi didattici a loro favore, ove ancora non fatto».

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La risposta
Ma le famiglie rispondono alla ministra: la didattica a distanza per i nostri figli non va bene, è necessaria la presenza di un assistente che guidi i bambini e i ragazzi.
«Diamo atto che gran parte degli istituti scolastici si sono attivati per offrire la prosecuzione della didattica», si legge nella lettera indirizzata alla ministra e firmata da 4 consulte e 15 associazioni. «Ma la scuola non è solo didattica. Se la chiusura di questo mondo per alcuni è una parentesi diversa nella modalità di apprendimento, per altri, la maggior parte degli alunni con disabilità, è l’interruzione di un percorso che assume carattere di perdita in termini assoluti. La chiusura della scuola e contestualmente di tutte le attività ludico, sportive e socializzanti ha decretato un completo isolamento per i nostri figli con disabilità ed il venir meno di quegli stimoli esterni che aiutano e determinano il loro accrescimento». La didattica a distanza, sostengono le famiglie, non è «inclusiva». 

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L'assistente
«La maggior parte degli alunni con disabilità intellettivo relazionale ha una ridotta capacità attentiva, si disorienta e destabilizza per i cambiamenti, non ha autonomia nell’uso dei sistemi informatici, etc. Questi alunni, non a caso, per aver garantito il diritto allo studio, necessitano di un accompagnamento continuo».  Per seguire le lezioni online è necessaria la presenza della mamma o del papà. Nel tempo della quarantena si sono improvvisati insegnanti, infermieri, terapisti.  «In un momento così delicato per la vita degli alunni con disabilità e delle loro famiglie, riteniamo inoltre portare alla sua attenzione la necessità di un affiancamento in presenza agli alunni con disabilità». Insomma, bisogna garantire un assistente a fianco dell'alunno disabile.  Le famiglie chiedono alla ministra di «attivarsi verso le amministrazioni regionali e comunali per far sì che ogni ora di assistenza non fruita in questi mesi possa essere recuperata a fine emergenza»

Il lavoro
Per le mamme c'è inoltre il problema della ripresa del lavoro. A chi affidarà i figli? Se per le altre famiglie il problema riguarda i più piccoli, per
«noi riguarda ogni età.  I notri figli non possono essere lasciati da soli. Non sanno organizzare il proprio tempo e necessitano di vigilanza ed assistenza h 24. E non possono essere affidati ad una semplice baby sitter per età e complessità della relazione e vigilanza. È necessario tenere ben presente questa problematica e dare risposte concrete alle famiglie per non metterle nella condizione di dover scegliere fra il lavoro e l’accudimento dei propri cari decretandone lo stato di indigenza».





 

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