Tutte le suore di un monastero a Roma per protesta, vogliamo votare al Sinodo

Tutte le suore di un monastero a Roma per protesta, vogliamo votare al Sinodo
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 2 Ottobre 2019, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 08:56

Città del Vaticano – Sono arrivate in blocco da un monastero benedettino del Cantone di San Gallo, in Svizzera e si sono presentate alla Stampa Estera con indosso una vistosa mantella arancione e nera, sopra l'abito scuro da suora. La più giovane ha 50 anni e la più anziana, suor Petra ne ha 86, tutte con la medesima volontà di far valere la voce delle donne nella Chiesa. «Vogliamo che le donne al sinodo abbiano la facoltà di voto» spiega sorridendo suor Petra.

La protesta del primo monastero  al mondo che fa sciopero per arrivare a Roma a manifestare in piazza San Pietro alla vigilia del Sinodo sull'Amazzonia è un unicum che fa capire come la questione femminile stia avanzando persino nel chiuso e maschilista ambiente ecclesiale, dove alle donne finora è sempre toccato un ruolo gregario, subordinato e mai effettivamente paritario.

Suor Petra sgombra subito il campo da ogni possibile equivoco. «Non vogliamo il sacerdozio. Vogliamo però poter contare di più ad ogni livello, essere ascoltate non come un fastidio ma per avere voce in capitolo. Vorremmo anche avere la possibilità di svolgere alcune funzioni attualmente a noi vietate». Come battezzare, per esempio, o accompagnare i defunti o dare la comunione. 

Alla vigilia del sinodo sull'Amazzonia che si aprirà domenica le donne nella Chiesa tornano a farsi sentire. Al sinodo precedente, due anni fa, dedicato ai giovani avevano reiterato le stesse richieste ma non hanno ottenuto risposte. Così hanno inviato una lettera al cardinale Baldisseri (responsabile dei Sinodi) ma nemmeno «si è degnato di risponderci» aggiunge Susanne Flisowska dell'organizzazione internazionale Voices of Faith facendo presente che occorre il diritto di voto per le donne membri al prossimo sinodo dei vescovi sull'Amazzonia. 

«Le superiore religiose che vi partecipano hanno lo stesso status canonico dei confratelli superiori ma non hanno diritto di voto. La maggior parte dei 185 membri votanti viene dalla regione amazzonica e nessuno e' una donna. Tra gli 80 membri non votanti partecipano 33 donne come consultori, venti sono religiose. Dieci delle religiose donne sono parte dell'Uisg, l'Unione internazionale delle superiore generali. come puo' questa struttura di chiesa patriarcale essere ancora giustificata nel ventunesimo secolo?». 

La madre badessa suor Irene Gassmann del Monastero di Fahr informa che nel corso del sinodo precedente aveva intrapreso un pellegrinaggio con le sue consorelle ma ha trovato in Vaticano tutto le porte chiuse. Suor Simone Campbell, fondatrice del Network "Nuns on the Bus" si lamenta «di uno status quo che fortifica il clericalismo». 


 

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