Siamo ai ritocchi finali. Gli operai sono intenti a montare i pannelli di rivestimento. C’è un via vai di camion che trasportano i costosi apparecchiature medicali. Gli informatici sono al lavoro per attivare il desk informazioni all’ingresso. Fervono i lavori per rendere operativo il nuovo mega ospedale della città: l’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio al Mind, il distretto dell’innovazione scientifica e tecnologica dove sette anni fa sorgeva Expo. A fine agosto il nuovo nosocomio milanese aprirà le porte ai pazienti: sarà attivo, per primo, il pronto soccorso, poi, saranno trasferiti tutti gli altri reparti. La campagna d’informazione rivolta alla cittadinanza è già partita, con i cartelli che sono apparsi in viale Certosa per pubblicizzare il trasferimento.
GALEAZZI-SANT’AMBROGIO. È un passaggio delicato per la città, per i tanti pazienti che sono già in cura nei due poli e per i futuri degenti, provenienti da tutta la Lombardia: l’istituto ortopedico Galeazzi e l’istituto clinico Sant’Ambrogio, entrambi del Gruppo San Donato (privato accreditato), chiudono per trasferirsi nell’area che ha ospitato l’Esposizione Universale del 2015, tra il carcere di Bollate e Cascina Triulza. Le due realtà sanitarie si fonderanno nell’imponente edificio bianco, a forma di parallelepipedo affacciato al Decumano, alto circa 94 metri. E anche i due pronto soccorso si uniscono: quello del Galeazzi, che è specializzato in ortopedia, e quello della Sant’Ambrogio, orientato alle patologie cardiovascolari.
PRIMI PAZIENTI. Dopo che sarà completato il trasloco, l’Ats di Milano dovrà dare tutte le autorizzazioni, quindi, i medici e gli infermieri prenderanno servizio. E da fine agosto, le ambulanze di Areu (Agenzia regionale per l’emergenza urgenza) smetteranno di trasportare i pazienti al Galeazzi, in zona Bruzzano, e a Sant’Ambrogio, al quartiere Fiera, per dirottarli al Mind senza interrompere nemmeno un giorno le visite mediche e la gestione delle emergenze.
POLO POLISPECIALISTICO. L’ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio potrà contare su 600 posti letto e 32 sale operatorie. E ancora: tre risonanze magnetiche, quattro tac, cinque macchinari per la radiologia e un bunker per la radioterapia. Per il Gruppo San Donato, che ha investito nell’ambizioso progetto circa 200 milioni di euro, «è un modello per il futuro»: oltre «alla modernità della tecnologia che lo caratterizza, è fortemente sostenibile, potendo autoprodurre il 10% dell’energia necessaria grazie al fotovoltaico e al sistema di risparmio energetico».