Nasce il progetto per trasformare la casa dove Tolkien scrisse Il Signore degli Anelli in museo letterario

Credits: David Broad, Wikimedia Creative Commons
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di Nico Riva
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Giovedì 3 Dicembre 2020, 15:58

Avete mai sognato di entrare nella casa di J.R.R. Tolkien, il massimo esponente della letteratura fantasy, e girare per le stanze dove scrisse i suoi capolavori "Lo Hobbit" e "Il Signore degli Anelli"? Presto, il sogno potrebbe diventare realtà. Perché è nato il Progetto Northmoor, un'iniziativa partita dalla scrittrice Julia Golding per salvare la residenza oxfordiana del geniale scrittore e trasformarla in un museo/centro letterario unico al mondo. Alcuni degli attori che hanno interpretato personaggi iconici nelle trasposizioni cinematografiche hanno subito sposato la causa, e non si esclude un coinvolgimento del resto della Compagnia dell'Anello per questa nuova, grande avventura. 

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Tolkien

I primi a farsi avanti per sostenere l'ambizioso progetto sono alcuni fra i principali attori delle due trilogie tratte dai romanzi tolkeniani. Si tratta di: Sir Ian McKellen, il leggendario stregone Gandalf; Martin Freeman, protagonista della trilogia de Lo Hobbit nei panni di Bilbo Baggins; e John Rhys-Davies, il fiero nano Gimli, migliore amico dell'elfo Legolas. Quando hanno saputo del Project Northmoor, hanno risposto subito all'appello, ma è probabile che altri protagonisti della Terra di Mezzo si aggiungano, a partire dal regista neozelandese Peter Jackson. 

Anche perché il tempo stringe: la "Compagnia" ha solamente tre mesi di tempo per completare la missione. L'obiettivo principale del Project Northmoor è raccogliere, grazie ai milioni di fan di Tolkien sparsi in ogni angolo del mondo, i quattro milioni e mezzo di sterline (quasi cinque milioni di euro) necessari ad acquistare dagli attuali proprietari la villa dove il Professor Tolkien ha vissuto per 17 anni, dal 1930 al 1947, con la sua famiglia. In caso contrario, la villa verrà messa sul mercato. Ma se il traguardo venisse raggiunto nei tempi stabiliti, il passaggio successivo del Progetto sarà trasformare casa Tolkien in una sorta di Mecca letteraria, a metà fra un museo intitolato allo scrittore e un centro letterario che serva d'ispirazione alle nuove generazioni di scrittori. D'altronde, casa Tolkien, al numero 20 di Northmoor Road a Oxford, è il luogo dove le magiche storie degli hobbit e dei popoli della Terra di Mezzo hanno preso vita

Le sette stanze della casa e il grande giardino verranno riportati fedelmente allo stato in cui si trovavano quasi un secolo fa, quando la famiglia Tolkien vi abitava. Se il progetto andrà in porto, quel luogo diventerà un centro di studio ed eventi culturali dal vivo e online, per portare avanti la creatività e lo spirito del Professore. Lo ribadiscono anche gli attori coinvolti, i primi "fan" a condividere l'idea. «Incredibilmente, considerando la sua importanza, non esiste al mondo un centro dedicato a Tolkien», ha affermato Rhys-Davies/Gimli. 

«Raccogliere i milioni necessari in tre mesi è una grande sfida», ha spiegato, riporta il Guardian, l'ideatrice dell'iniziativa Julia Golding. «Ma basta ad ispirarci pensare che è lo stesso tempo del viaggio di Frodo e Sam da Gran Burrone al Monte Fato». McKellen, come il saggio Gandalf, ha sottolineato la necessità di un lavoro unitario, di squadra, o meglio "Compagnia". L'attore ha infatti chiamato a raccolta «la comunità mondiale di fans di Tolkien. Non possiamo raggiungere l'obiettivo senza il loro supporto». 

Ma perché un tempo così limitato? Per volere degli attuali proprietari della villa, che hanno accettato di offrire a Golding una finestra di soli tre mesi per tentare l'ambiziosa impresa. In caso non si raggiunga la somma stabilita, quanto raccolto verrà comunque utilizzato per organizzare corsi di studio ed eventi nel nome di Tolkien, «per ispirare le future generazioni di scrittori e artisti». Uno dei grandi insegnamenti delle straordinarie opere letterarie del Maestro, è che anche la sfida più ardua si può portare a termine con successo, contro ogni pronostico e difficoltà, perché «C'è del buono in questo mondo, ed è giusto combattere per questo». 

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