Michele Mirabella: «Peggio del virus ci sono gli untori di fake news»

Michele Mirabella: «Peggio del virus ci sono gli untori di fake news», il punto sul Covid del divulgatore scientifico
Michele Mirabella: «Peggio del virus ci sono gli untori di fake news», il punto sul Covid del divulgatore scientifico
di Stefania Cigarini
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Giovedì 14 Maggio 2020, 17:30
Regista, autore, sceneggiatore, attore e conduttore Michele Mirabella è un volto notissimo della tivù italiana, basti pensare alla fortunata e longeva programmazione di “Elisir” su Rai 3. Nella sua qualità di divulgatore medico-scientifico ha da poco dato alle stampe il libro “Quando c'è la salute, storie vere o supposte: curiosità, miti e dicerie della medicina” (con il giornalista Sandro Settimj per Rai libri). E con lo staff di “Tutta Salute”, il programma di medicina e benessere di Rai 3, è in prima fila a seguire gli sviluppi del coronavirus in Italia fin dagli inizi della pandemia.



Nel libro elenca miti e dicerie, in epoca Covid si parla tanto di fake news
«Menzogne, chiamiamole menzogne. O, se vuole, cose false, stupidaggini, puttanate. Menzogna è una parola bellissima, sonora, offensiva. Le menzogne sono consapevoli alterazioni della verità. Fake news non vuole dire questo, anzi è un termine veniale, rispetto al problema vero, quasi lo addolcisce. Questa epidemia linguistica è la beffa nel danno della pandemia».

Epidemia linguistica?
«Utilizzare senza necessità termini stranieri, è uno dei danni peggiori che stiamo arrecando alla cultura italiana, annesso e connesso con la pandemia, ma non solo. Stiamo brutalizzando la lingua con innesti del tutto inutili ed eterogenei, non esaustivi».

Menzogne in epoca di coronavirus, allora
«Come quelle propalate dagli untori della Colonna Infame di Manzoni. Oggi sono procedure che vengono usate da pseudo esperti per accreditare se stessi attraverso notizie che dicono il falso. Menzogne, appunto, che mettono a repentaglio la verità e la vita delle persone. Danno false speranze a chi è disperato, confondono le plebi, usano la paura delle masse per asseverare la loro identità di idioti».

Chiamiamoli untori
«Ecco, finalmente battezzati. Chi dice che si guarisce dal virus respirando l'aria del phon è un delinquente. I moderni untori approfittano di questo gigantesco marasma per evidenziare la propria figuretta smilza e anonima, per accreditare se stessi come esistenti, non anonimi, per attingere un profumo di popolarità con un crimine».

La pandemia, a qualche settimana di distanza
«Non ci avevamo capito niente, né in Italia, né nel mondo, neppure all'Organizzazione mondiale della Sanità. Quando abbiamo iniziato a terrorizzarci, abbiamo anche cercato di capirci qualcosa. L'Italia è stato uno dei primi Paesi consapevoli, va dato atto al ministro Speranza, anche del fatto che stavamo annaspando. Siamo arrivati disarmati e stiamo pagando il prezzo di una arroganza scientifica e tecnologica».

Eppure con la globalizzazione …
«Macché globalizzazione, non abbiamo globalizzato nulla. I capitali forse, abbiamo delocalizzato il lavoro, ma non siamo stati capaci, come comunità internazionale, di globalizzare i saperi, di condividerli. Per questo il virus ci ha colpito così duramente».

Gli anziani, le principali vittime
La maggiore contagiosità degli anziani è una stupidaggine. Piuttosto andava cautelata la loro vulnerabilità; perché con patologie gravi o ingravescenti, dovute all'età, il fisico non reagisce a sufficienza. Infliggere a queste vittime designate perfino il domicilio coatto, come punizione estrema, piuttosto che difenderli, è una cattiveria, sostenuta dagli untori. Invecchiare è bellissimo, l'alternativa è peggio, come abbiamo imparato. La maggior parte della vita la viviamo da vecchi».

Usciremo cambiati dall'isolamento? Come?
«Me lo auguro. Abbiamo pagato un bel prezzo durante questi due mesi e passa di penitenza, ma ne valeva la pena. Abbiamo imparato a salutarci, a rispettarci, ad ascoltare di nuovo la musica. La paura ci ha resi più gentili, non so se più buoni. In questa apocalissi abbiamo imparato che ci piace restare vivi con gli altri. Perché quando vediamo vacillare il futuro, non siamo certi del domani, allora nasce quella che io chiamo la nostalgia del futuro. Durerà? No, passata la paura. O forse resterà qualcosa».

La sanità pubblica in questa emergenza
«Ha fatto un grande lavoro. Non ho sodalizi politici, ma il lavoro del Ministro e del Ministero è stato eccellente. Abbiamo il miglior sistema sanitario del mondo. La Sanità pubblica va difesa a tutti i costi».

Come ha trascorso l'isolamento?
«Con gioia e malinconia, ma non mi posso lamentare. Ho una bella casa con un bel terrazzo e 6500 volumi da catalogare. Ne ho ordinati mille nei primi due mesi, ma mi piace anche rivederli, finire di leggere quelli che, occhiuti, aspettavano di essere letti. Ho scoperto libri inutili alla mia sfera di interessi, che ho messo da parte per poterli regalare o scambiare. Ho pregato, anche, tanto. Ho pulito cose inaccessibili alla cameriera. Mi sono dedicato al bricolage, ho tentato di aggiustare un lampadario, senza esito. Ho cucinato, come ha fatto tutta Italia, carne alla pizzaiola e spaghetti al doppio burro e Parmigiano Reggiano trenta mesi sono le mie specialità. Ma non ho messo in ordine le cravatte».
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