Il “movimentismo” senza risultati di Emiliano

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Lunedì 29 Febbraio 2016, 19:42 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 18:54
Gentile direttore, è quasi un anno che ormai Emiliano governa la Puglia. Devo dire che quanto a presenza sui giornali e in tv è imbattibile: credo sia uno dei politici, se non il politico più “mediatico” d'Italia. Anche più di Renzi. Eppure, se io dovessi ricordare una sola realizzazione di Emiliano in questo anno farei molta fatica. A parte il balletto, sempre più stucchevole, con il premier, il governatore si è caratterizzato finora soltanto per gli annunci senza seguito, come la decarbonizzazione della Puglia, il reddito di dignità, l'esaltazione per l''inchiesta della procura di Lecce sulla xylella che gli ha consentito di non essere più bersagliato da chi ha negato finora l'esistenza stessa dell'emergenza, anche se il flagello è ancora in corso e a partire dalla primavera continuerà a estendersi in molte altre zone della regione. Non un intervento serio a sostegno dell'economia e del lavoro produttivo (la Puglia continua a essere agli ultimi posti di tutte le classifiche sugli indicatori economico-sociali), non una strategia seria e lungimirante sul piano del turismo e della cultura, anzi solo lo smantellamento sistematico anche di ciò che di buono era stato fatto dalle precedenti giunte regionali. E ora il piano di riordino ospedaliero, imposto certo da normative nazionali, ma deciso a Bari senza alcun coinvolgimento delle comunità locali, dei sindaci e dei medici. Altro che partecipazione. Altro che oppositore ai metodi dell'accentratore Renzi. Emiliano usa - e non solo sul piano ospedaliero - gli stessi metodi di Renzi quando gli fa comodo. Era difficile rimpiangere l'ultimo Vendola, ma Emiliano con il suo confuso “movimentismo immobilista” o, se si preferisce, “immobilismo movimentista” c'è riuscito dopo appena pochi mesi. Condivide?

L.M. (Brindisi)

 

Caro lettore, forse il suo è un giudizio troppo severo, tuttavia non sono pochi ormai che cominciano a nutrire più di qualche dubbio sul modo di governare del presidente della Regione, anche tra i suoi “grandi elettori”. Lei con molta arguzia ricorre all'ossimoro “movimentismo immobilista” o “immobilismo movimentista”. Io ho l'impressione che Emiliano, come del resto il Vendola del secondo mandato, sia affetto da un pericoloso (pericoloso soprattutto per i pugliesi) strabismo: un occhio rivolto alla Puglia, l'altro a Roma, alle vicende politiche nazionali, alle sue ambizioni dentro il Pd e nella partita del dopo Renzi anche attraverso una sovraesposizione mediatica che, più prima che poi, farà correre anche a lui il rischio dell'usura. Porre la Puglia all'opposizione del governo nazionale anche su vicende che tutto sommato non rientrano nelle competenze della Regione, credo sia stato un errore. Il pericolo del prolungato scontro Bari-Roma su tutto (trivelle, xyella, Ilva, gasdotto, riforma della scuola. Legge di stabilità, interventi per il Mezzogiorno) rischia di portare la Puglia ad un isolamento politico e istituzionale i cui costi saranno pagati soprattutto dai pugliesi. È un po' quello che è successo alla Napoli governata da De Magistris (che ha coniugato lo slogan “Napoli città derenzizzata”): oggi è una città isolata, non più al centro del dibattito pubblico se non per le notizie di nera e di giudiziaria, completamente al di fuori del circuito politico nazionale. Occorre sempre distinguere in modo netto tra l'essere militante dentro uno schieramento o un partito e il ruolo istituzionale che si ricopre. È più che legittima la battaglia per affermare le proprie idee dentro il partito di appartenenza , ma le istituzioni che si rappresentano devono essere tenute al riparo da questo scontro. Anche perché nel momento in cui si viene eletti, si diventa presidenti (o sindaci) di tutti, non solo dell'area che ti ha votato. A Emiliano, perciò, va posta una questione molto semplice: come pensa di realizzare le coraggiose idee-forza del suo progetto di governo, prima fra tutte la “Puglia decarbonizzata”, senza un dialogo, un patto, un'alleanza, una collaborazione forte con il governo nazionale, a cominciare dal presidente del Consiglio e dai ministri? Non bisogna mai dimenticare che siamo ancora una Repubblica democratica, unica e indivisibile. E questa Repubblica si chiama Italia. Non Puglia. A meno che non si creda di poter governare brandendo ogni giorno una sorta di “populismo identitario” della propria terra che non porterà molto lontano. C'è ancora tempo per correggere gli errori e far allontanare la morsa dei rimpianti. In fondo, non è passato ancora un anno dall'insediamento.
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