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Il tavolo a Palazzo Carafa
Il tavolo a Palazzo Carafa
di Paola ANCORA
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Giovedì 9 Giugno 2016, 06:49 - Ultimo aggiornamento: 13:07
Con un mese di anticipo sulla scadenza prevista dalla legge, il Comitato “Decidi tu” ha depositato 3.348 firme per chiedere al Comune l’indizione di un referendum propositivo sull’estensione della Zona a traffico limitato h24 e sette giorni su sette. L’accelerata impressa alla procedura dalle 19 associazioni aderenti al Comitato ha l’obiettivo di riuscire a organizzare la consultazione il 2 di ottobre, cioè quando gli italiani saranno chiamati a esprimersi anche sulla riforma costituzionale messa a punto dal ministro Maria Elena Boschi e votata a maggioranza dal Parlamento. L’abbinamento dei due appuntamenti elettorali si tradurrebbe in un risparmio di circa 200mila euro per le casse di Palazzo Carafa, ma è vietata dallo Statuto. E il voto, quindi, sembra destinato a slittare a novembre, quando non a dicembre, cioè nel pieno della campagna elettorale per le Comunali del 2017.

È questo il dato emerso ieri e destinato a stravolgere, almeno nei tempi, i programmi del Comitato “Decidi tu”.
Lo ha chiarito subito il segretario generale del Comune Vincenzo Specchia: «Lo Statuto comunale prevede specificamente all’articolo 21 che “un referendum non può svolgersi in coincidenza con altra operazione elettorale». Lo spirito della norma va nella direzione di garantire una propria “forza trainante” ai referendum, che per essere validi prevedono il raggiungimento del quorum, cioè della maggioranza assoluta degli aventi diritti al voto.
«Ad un primo superficiale esame degli atti depositati - ha detto ancora il segretario Specchia - mi sembra che il quesito sia ammissibile e gli atti, comprensivi di firme e relazione illustrativa, completi. Ritengo, però, che lo Statuto vada rispettato. E ho quindi dei dubbi sulla possibilità di accorpare il voto al referendum sulla riforma costituzionale. A questo punto deve pronunciarsi il Consiglio comunale, che ha approvato lo Statuto, anche alla luce del fatto che non esiste uno specifico regolamento sulle procedure previste per i referendum propositivi». E in assenza di un regolamento, ci si deve quindi attenere all’iter previsto dallo Statuto. Tale iter prevede, a firme e quesito depositati, «la valutazione sulla proponibilità dei quesiti sia affidata a una commissione tecnica composta dal segretario generale del Comune, da un magistrato del Tar designato dal presidente dello stesso tribunale e da un avvocato nominato dall’Ordine degli Avvocati». La commissione tecnica «è convocata dal sindaco». E deve insediarsi entro un mese dal deposito degli atti relativi al referendum. Poi, entro i 90 giorni successivi all’insediamento, la commissione tecnica valuterà sia l’ammissibilità dei quesiti che la legittimità delle procedure seguite con la convalida delle firme raccolte». Una volta conclusa questa fase, «il referendum è indetto dal sindaco per una data ricadente non prima di sessanta e non oltre i novanta giorni dalla ultimazione delle operazioni da parte della commissione tecnica».
Dunque, anche volendo accelerare al massimo le operazioni di esame di firme e quesito e senza considerare alcuna pausa per le ferie di agosto, trascorrerebbero almeno cinque mesi e il referendum si terrebbe così nel mese di novembre. O di dicembre.
In salita, quindi, la strada per centrare l’obiettivo dell’accorpamento del voto in un “Referendum day”, a proposto del quale Specchia suggerisce sia il Consiglio a esprimersi. L’assise, però, dovrebbe riunirsi e varare un regolamento ad hoc prima che si insedi la commissione tecnica. «L’accorpamento - ha detto ieri al tavolo con il segretario, il consigliere Pd Antonio Rotundo - risponde a un principio di risparmio e di buon senso». «Sfonda, sul punto, una porta aperta - ha replicato Specchia - e con i tempi che corrono non c’è amministratore che non farebbe cosi. Ma lo Statuto non si può cambiare».
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