Bambini e genitori a lezione di Whatsapp
«A scuola vanno osservati limiti e regole»

Bambini e genitori a lezione di Whatsapp «A scuola vanno osservati limiti e regole»
di Serena COSTA
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Domenica 16 Ottobre 2016, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 17:25
La scuola ai tempi di Whatsapp? Una bomba pronta a esplodere in un click. E allora che si fa? Semplice, si va a scuola di Whatsapp.
Le chat di classe, parola dei dirigenti scolastici leccesi, sono la versione 2.0 del telefono senza fili, solo che ci si diverte molto, molto di meno. Da sfogatoio di tutte le ansie genitoriali associate alle performance dei propri piccoli a gogna virtuale – e reale – all’indirizzo di docenti, presidi e, purtroppo a volte, anche dei bambini.
Ecco perché gli istituti sono già pronti a correre ai ripari con corsi di formazione ad hoc per i genitori. «Vi risulta questo risultato del problema di matematica?», «Sabato chi c’è per una pizza di classe?», «Che regalo facciamo alla maestra?», ma c’è anche chi attesta con foto i progressi di crescita del fratellino del compagno di scuola, che è ancora nella pancia della scrivente.
Il problema vero, però, oltre alla perdita di tempo nel seguire tutte le esternazioni quotidiane – ci manca solo che si cronometrino le funzioni biologiche di genitori e figli – è quando, da banali comunicazioni sui compiti o gli orari delle lezioni, si arriva a vere e proprie arringhe da tribunale sull’operato di docenti, presidi e perfino di bambini. È proprio in quel momento che i veri protagonisti diventano i genitori, e non i figli, di una confusione di ruoli e di una mancanza di rispetto che sta creando un vero allarme. Perché le vittime, purtroppo, sono proprio i bambini.
 
«Le chat diventano confessionali in cui si perde il senso del limite – spiega Tiziana Faggiano, dirigente scolastica del IV Circolo “Sigismondo Castromediano” – per questo, tramite il nostro animatore digitale, stiamo pianificando incontri di riflessione con gli adulti e, solo in forma marginale, con i bambini, sui pericoli della diffusione dei dati sensibili, anche attraverso Whatsapp. Spiegheremo i limiti entro cui può agire la famiglia dell’alunno nell’ambito scolastico e non nascondo che sono stati gli stessi genitori a voler affrontare l’argomento. Come scuola, aderiamo al progetto “Generazioni connesse”, con cui promuoviamo nel Piano dell’offerta formativa corsi e incontri per rendere più sicuro l’ambiente on line».

«I genitori fotografano e inviano nel gruppo i compiti, i voti, le segnalazioni dei docenti, e questo è un modello di comportamento sbagliato per i propri figli – osserva esasperata Loredana Zingarello, dirigente scolastica del “De Amicis” –. Per questo ho invitato i rappresentanti di classe a usare Whatsapp solo per comunicazioni istituzionali. Abbiamo ricevuto lamentele dai genitori anche quando abbiamo inibito ai figli l’uso dello smartphone in classe, perché pretendevano di mantenere un contatto continuo per le emergenze, quando sanno benissimo che esiste il telefono della scuola per questo. È una vera e propria invasione della gestione educativa e terremo degli incontri di riflessione su questo problema, gruppi Whatsapp inclusi».

Ha dovuto usare il pugno di ferro Tonino Bacca, dirigente della “Livio Tempesta”: «Ogni anno agli incontri con le nuove famiglie dico chiaramente che la scuola ha le sue regole e che chi non le condivide può cambiare istituto. La mia porta è sempre aperta, perciò le questioni scolastiche vanno discusse dentro la scuola, non al di fuori. Ci consegnate i vostri figli? Dovete fidarvi e collaborare con noi e non generare chiacchiere e pettegolezzi».
«I genitori di oggi sono scatenati – trancia di netto Giusy Cariati, dirigente scolastica della “Armando Diaz” –. Si manca di rispetto al ruolo dei docenti, che invito ogni giorno a essere rigorosi e a non cedere a tentativi di contatto esterni alla scuola. Ma la verità è che noi presidi possiamo fare poco per inibire queste situazioni. In ogni caso, stiamo programmando un incontro con la polizia postale contro il cyberbullismo, per fare in modo che almeno gli alunni capiscano meglio come usare le nuove tecnologie».
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