Coronavirus, visite e indagini diagnostiche: nel Salento 2.800 persone ancora in attesa

Coronavirus, visite e indagini diagnostiche: nel Salento 2.800 persone ancora in attesa
di Maddalena MONGIò
4 Minuti di Lettura
Martedì 14 Luglio 2020, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 10:45
Entro la fine del mese la Asl di Lecce stima che saranno recuperate tutte le prestazioni ambulatoriali bloccate: in attesa ancora il 25 per cento di salentini (2.800 sugli iniziali 11.200), ma la ripresa delle attività non è ancora ai livelli pre-covid anche se da maggio in poi c'è la risalita.

Ancora in fieri, invece, l'apertura 8-20 degli ambulatori medici annunciata a maggio scorso dal direttore del Dipartimento della Salute, Vito Montanaro. «Dalla disgrazia prendiamo il buono considerò Montanaro perché l'organizzazione del lavoro che metteremo in atto per smaltire le liste d'attesa sarà strutturale e ci permetterà di non avere più questo problema». Nelle intenzioni di Montanaro l'erogazione di esami diagnostici e visite specialistiche deve raddoppiare archiviare l'annoso e irrisolto problema delle liste d'attesa. Una ripresa che continua ad essere non facile per la necessità di osservare misure precauzionali per evitare la circolazione del virus: distanza di almeno un metro fra le persone, igiene delle mani e mascherine. Tutto questo frena la spinta a controllarsi e da qui la crescita lenta di numeri per l'erogazione delle prestazioni.

Al 31 maggio il volume di prestazioni ambulatoriali era solo il 39,6 per cento rispetto al dato di gennaio scorso quando sono state erogate 120.156 fra esami e visite specialistiche. Il crollo di prestazioni ad aprile (dal 12 marzo e sino al 14 giugno sono state garantite solo i codici U e B): 25.157, il 20,9 per cento dei volumi fatti a gennaio. A maggio un incremento del 47 per cento, rispetto al mese precedente, con 47.619 prestazioni erogate negli ospedali salentini e nei poliambulatori dei distretti socio sanitari.
L'ospedale che ha pagato il prezzo più salato è stato quello di Copertino dopo la sfortunata chiusura seguita al diffondersi di un focolaio. Dai 7.347 esami e visite di gennaio si è passati ai 6.645 di febbraio. Da qui in poi il tonfo: 1.544 a marzo, 52 ad aprile, 84 a maggio. Pari destino per l'attività in Alpi (prestazioni a pagamento con il regime dell'intramoenia) passate dalle 342 di gennaio, a 349 di febbraio, 54 a marzo, zero ad aprile e a maggio quando l'ospedale ha riaperto come no Covid. Il nosocomio non si è ancora liberato dalla cappa di aver curato i contagiati pregiudizio del tutto irrazionale tant'è che anche i ricoveri sono ben lontani dai livelli pre pandemia.

Il Santa Caterina Novella, pur essendo ospedale Covid, non ha subito le stesse conseguenze probabilmente perché i malati sono ricoverati in un'ala separata dal corpo centrale e non ha avuto contagi tra il personale sanitario al netto di tre infermieri. A gennaio i medici e i tecnici hanno effettuato 2.995 prestazioni, il punto di caduta ad aprile con 486 e a maggio l'inizio della risalita con 1.126, più del doppio rispetto al mese precedente.

Il Vito Fazzi di Lecce ha garantito l'attività chirurgica e, pur arrivando a dimezzare gli interventi essendo bloccati quelli non urgenti, già da maggio ha mostrato l'inversione di tendenza. Dai 902 interventi chirurgici di gennaio, ai 919 di febbraio, si scende bruscamente ai 448 di marzo, poi ancora una piccola discesa ad aprile (398), ma a maggio si va a quota 551.

Nel frattempo la Asl è al lavoro per recuperare 11.200, tra visite ed esami, che i salentini aspettano di fare dal 12 marzo. Fra chi ha rinunciato a fare l'esame o la visita e quelli che sono stati richiamati c'è ancora una platea del 25 per cento da recuperare. La cosa positiva? Dalla lista d'attesa del lockdown sono stati estrapolati i malati cronici che richiedono controlli costanti. Per loro la presa in carico da parte delle strutture in cui sono in cura e in questo modo non entreranno più nelle liste d'attesa. Un vantaggio per loro che avranno apposite agende, ma anche per l'utenza tutta che non troverà il tutto pieno e potrà sperare in una tempistica rispettosa dei tempi previsti per i codici di priorità: 72 ore per le U, 10 giorni per le B, 30 giorni per le visite e 60 per gli esami diagnostici delle D e 180 giorni per le P.

Nel recupero del pregresso c'è l'esempio virtuoso della cardiologia di Copertino diretta da Antonio Amico. La loro lista d'attesa, che si interrompeva a metà marzo data ultima di prenotazione prima del blocco è stata esaurita perché sono stati richiamati tutti i pazienti e sono state effettuate tutte le visite. Le prove da sforzo, la cui lista d'attesa si fermava ad agosto per le stesse ragioni delle visite sono state tutte anticipate e sono state effettuate esaurite entro fine giugno. Il tutto senza ricorrere a turni aggiuntivi, ma in orario istituzionale. In pratica senza che la Asl abbia speso un euro in più per smaltire l'arretrato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA