Caccia al coronavirus anche nell'acqua: prelievi nei depuratori del Salento

Caccia al coronavirus anche nell'acqua: prelievi nei depuratori del Salento
di Maddalena MONGIò
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Sabato 8 Agosto 2020, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 10:44
A caccia delle tracce di coronavirus nelle acque reflue. Partiti i prelievi anche nel Salento: Lecce e Gallipoli gli impianti campione con i primi risultati attesi nelle prossime settimane.
Il Progetto Sari (Sorveglianza Ambientale Reflue in Italia), promosso dall'Istituto Superiore di Sanità e condiviso con la Conferenza di Regioni e Province Autonome, le Asl, e l'Izs (Istituto Zooprofilattico Sperimentale), le Università, e i centri di ricerca attraverso Utilitalia (con oltre 50 gestori del servizio idrico integrato), nasce per mettere in azione una rete sentinella di sorveglianza epidemiologica per il virus che sta tenendo sotto scacco il mondo intero.

I campionamenti delle acque reflue sono stati avviati dalla metà di luglio (altri sono già in programma per luglio e agosto) e nel Salento i depuratori interessati sono quelli di Gallipoli e Lecce. A questi due impianti, in Puglia, si aggiungono quelli di Bari Est, Bari Ovest, Andria, Barletta, Foggia, Taranto Bellavista, Taranto Gennarini.

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Arpa Puglia è parte attiva del progetto che si aggiunge alle verifiche dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente su come le matrici ambientali aria e acque marino costiere possano essere state influenzate dal rallentamento delle attività umane durante il lockdown. Nel progetto è coinvolto il Sistema nazionale di protezione dell'Ambiente (Snpa) insieme alle altre Arpa regionali, Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Il progetto Sari parte da una premessa. E, cioè, dal fatto che le prime analisi sulle acque reflue hanno consentito, nel corso dell'epidemia, di rilevare Rna (acido ribonucleico) di Covid in diverse aree del territorio nazionale. E non solo. Indagini retrospettive, su campioni di archivio, hanno evidenziato la circolazione del virus in alcune aree del Nord, in periodi antecedenti la notifica dei primi casi di Covid-19. «Ci sono studi che si stanno conducendo in giro per il mondo - puntualizza Vincenzo Campanaro, direttore scientifico di Arpa Puglia - e gli studiosi stanno provando a mettere a punto dei sistemi che possano migliorare le conoscenze sul fenomeno.

Sono stati già prelevati campioni già a luglio con cadenza quindicinale, e sono già stati programmati campionamenti per i mesi di agosto e settembre. Il numero dei depuratori monitorati in Puglia è tra i più alti d'Italia».
Due le fasi del progetto: la prima, su base volontaria e autofinanziata dai partecipanti al progetto, è focalizzata su una rete pilota di siti prioritari fra cui le località turistiche; la seconda fase che dovrebbe partire da ottobre sulla base delle risorse disponibili prevede una rete di sorveglianza sulle città con la possibilità di realizzare anche monitoraggi flessibili e capillari (come quartieri cittadini e siti di depurazione di aeroporti), funzionali alle necessità di prevenzione sanitaria in base agli scenari epidemiologici.

«I campioni di acque reflue vengono analizzati da un laboratorio dell'Università di Bari aggiunge Campanaro che fa una verifica sulla carica virale. Si è condiviso, a livello di comunità scientifica, che attraverso l'individuazione della carica virale si riesca ad avere un'informazione della presenza del virus nella comunità che sta posta a monte del depuratore». Se il progetto andrà in porto, l'analisi delle acque reflue potrebbe essere un'altra arma per combattere il temibile virus.
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