Violenze sulla figlia? Tutto falso: assolto

Violenze sulla figlia? Tutto falso: assolto
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Lunedì 28 Novembre 2016, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 14:03
Infine assolto dall’accusa più infamante per un padre: aver violentato la figlioletta. Assolto nei giorni scorsi, a quattro anni dal provvedimento con cui il Tribunale dispose l’affidamento della bambina alla madre. Assolto “per non aver commesso il fatto”, hanno stabilito i giudici della seconda sezione penale (presidente Roberto Tanisi, a latere Pia Verderosa e Giuliana Coppola). Il vissuto giudiziario di un imprenditore di Vernole si è intrecciato drammaticamente con la vita più privata. E non è ancora finita: gli avvocati difensori Gabriella Mastrolia e Savino Vantaggiato hanno presentato un’istanza per chiedere l’annullamento del provvedimento che impedisce dal 2012 a questo padre di vedere la figlia.

Il processo, insomma, ha spazzato via gli ultimi dubbi sull’accusa di violenza sessuale aggravata dall’età di soli sette anni della bambina e dal ruolo di genitore. Perché già nel corso delle indagini condotte dal pubblico ministero Stefania Mininni era emerso che la bimba era stata condizionata da una parente quando riferì con estrema freddezza di palpeggiamenti e di altro. Per di più le perizie medico-legali dei due esperti nominati dalla Procura sostennero che non aveva subito alcuna violenza sessuale.

Perché allora affrontare il processo? La strategia difensiva ha puntato ad una assoluzione piena che può dare solo l’approfondimento del dibattimento in aula.
Lo stesso pubblico ministero Mininni ha infatti chiesto l’assoluzione, sottolineando la gravità del fatto acclarato dai consulenti nominati per esaminare l’attendibilità della bambina: era stata indotta a raccontare fatti che mettessero in pessima luce il padre, ma che hanno costituito una violenza al suo diritto di crescere serena e senza condizionamenti sulla sfera sessuale.

Il processo e l’inchiesta sono frutto delle denunce presentate a marzo del 2012 dalla madre. Due denunce dai contenuti diversi: nella prima riferì di aver saputo dalla figlioletta che uno straniero, probabilmente un indiano, l’aveva toccata per poi costringerla ad avere rapporti sessuali. Nella seconda, presentata una settimana dopo, ribadì gli stessi soprusi ma indicò il compagno invece che lo straniero. La donna si è costituita parte civile.
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