Violentato e filmato, i bulli al giudice:
«Era uno scherzo, chiediamo scusa»

Violentato e filmato, i bulli al giudice: «Era uno scherzo, chiediamo scusa»
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 11:45

Il giorno del pentimento e delle scuse. Hanno ammesso tutti i fatti e le accuse che li hanno fatti finire in comunità con la misura cautelare di collocamento. Il 17enne ed il 15enne di Nardò hanno chiesto anche di incontrare i genitori del ragazzo di 15 anni vittima delle loro vessazioni.
Uno scherzo degenerato al punto da perdere il controllo, una delle spiegazioni fornite ieri mattina al giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni, Aristodemo Ingusci, nel corso degli interrogatori di garanzia della misura a cui sono stati sottoposti la scorsa settimana.
Nessun tentativo di fornire una versione diversa dei fatti, da quella ricostruita dalle indagini del pubblico ministero Imerio Tramis e dei carabinieri della stazione di Nardò, nel corso dell’interrogatorio in cui sono stati assistiti dagli avvocati difensori Tommaso Valente, Massimo Muci e Marcello Risi.
Una scelta, quella della confessione, del pentimento e delle scuse, fatta con i legali, che andrà ad incidere sulla quasi certa messa alla prova a cui saranno sottoposti nel processo in cui dovranno rispondere delle accuse contestate nella misura cautelare: sequestro di persona, rapina, violenza sessuale, pornografia minorile e tentata estorsione.
Del resto il video girato con lo smartphone da uno degli indagati, il 15enne, e finito nelle mani dei genitori in una pen drive consegnata da un 16enne, che come tanti altri adolescenti, ha visto passare quel filmato da un telefono ad un altro, rappresenta cosa sia accaduto il 21 novembre scorso nei bagni pubblici di Nardò. Altre prove a carico sono state acquisite attraverso l’impianto di videosorveglianza dei bagni e dalla testimonianza della vittima.
Dunque, nessuna ricostruzione alternativa: verso le 7.30 il ragazzo in attesa del passaggio del bus che lo avrebbe condotto a scuola, è stato avvicinato dai due indagati prima con modi gentili e poi sempre più insistenti. Lo hanno infine costretto a seguirli in un bagno pubblico di Nardò. E lì sono cominciate le prepotenze, le vessazioni, gli atti di bullismo: il giubbotto Napapijri e le scarpe Nike Air sono passati nelle loro mani (da qui la rapina). Poi lo hanno rinchiuso nel bagno (il sequestro di persona). Prendendolo a calci sulla schiena. Il 17enne teneva la porta chiusa dall’esterno con la forza, l’altro si è arrampicato sul muro divisorio per riprendere quel ragazzo mentre lo costringevano a masturbarsi ed a ripetere il nome di una donna (la violenza sessuale). Il video poi è stato fatto girare su WhatsApp (pornografia minorile). Ed infine gli hanno chiesto 10 euro per riavere indietro giubbotto e scarpe (la tentata estorsione). Tutto è durato un paio di ore. Insomma, uno scherzo degenerato a lungo, secondo la versione degli indagati.

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