Dall’Unità d’Italia all’era digitale, la Camera di Commercio di Lecce compie 160 anni. Il bilancio e gli obiettivi del presidente Mario Vadrucci

Dall’Unità d’Italia all’era digitale, la Camera di Commercio di Lecce compie 160 anni. Il bilancio e gli obiettivi del presidente Mario Vadrucci
di Anna Rita INVIDIA
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Domenica 27 Novembre 2022, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 03:20


Presidente Mario Vadrucci, la Camera di Commercio di Lecce compie 160 anni. Che storia c'è dietro?
«È una storia fatta del lavoro di donne e di uomini che con il loro spirito di intrapresa hanno costruito quello che il Salento è oggi. Questa Camera di Commercio, come alcune altre, è stata istituita nel 1862, subito dopo l'Unità d'Italia. Allora si chiamava Camera del Commercio e delle Arti di Terra d'Otranto e aveva giurisdizione sulle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Dalla sua istituzione la Camera di Commercio di Terra d'Otranto è stata al fianco degli imprenditori: imprese che hanno contribuito a far crescere l'economia della Puglia meridionale, creando lavoro e ricchezza. Perché, allora come oggi, è il lavoro che fa crescere una comunità».


Il lavoro fa crescere le comunità e nel Salento si lavorava tanto.
«Sì, la gente lavorava. Lavorava la terra, soprattutto. E infatti le aziende più antiche sono quelle legate, in qualche modo, al lavoro dei campi e alla trasformazione dei prodotti agricoli. Nasceva anche una cooperativa che sarebbe diventata nel corso degli anni una Banca fino a divenire l'attuale Banca Popolare Pugliese che ad oggi è punto di riferimento nell'affiancare la crescita economica delle PMI e nella voglia di riscatto di questo territorio».


Sostenere la crescita imprenditoriale negli ultimi anni ha voluto dire sostenere soprattutto la necessaria trasformazione delle aziende.
«Abbiamo seminato innovazione e cultura d'impresa, offerto servizi e opportunità per far crescere le aziende in un contesto che ha subìto cambiamenti velocissimi e impensabili. In queste trasformazioni la Camera di Commercio di Lecce è stata sempre pro-attiva, conformandosi in modo naturale come la casa delle imprese».


A proposito di ricerca, quanto diventa importante la collaborazione con l'università?
«Faccio una premessa: il Salento ha tante realtà imprenditoriali importanti, che ne fanno uno dei territori economicamente più vivaci della Puglia. I più giovani tra gli imprenditori stanno percorrendo vie nuove per affermare la loro creatività, forti di un'istruzione che è diventata fondamentale. Il rapporto tra l'imprenditoria salentina e l'Ateneo del Salento è cresciuto esponenzialmente in questi ultimi anni, e questo non può che farci piacere perché i processi economici e industriali hanno acquisito nuovo impulso, dall'innovazione e dalle idee nate con la ricerca».


Un'altra criticità, che è di fatto una grande penalizzazione, è il digital divide. L'accesso ad internet veloce in molte parti del Salento è ancora solo un'aspirazione.
«Infatti, non possiamo certo sopportare ancora a lungo che molte nostre aree siano prive di una connessione ultramoderna. È questo quello che fa la differenza tra l'arrivare bene sui mercati e arrivarci in ritardo, quello che consente di recuperare il gap di competitività e produttività in tutti i settori.

Nel Salento ci sono campioni dell'e-commerce, come Deghi, tanto per fare un nome».


Quali sono oggi i settori in trend?
«Il polo del calzaturiero di Casarano è riuscito a riconvertirsi con lungimiranza, puntando ad un target alto per le sue produzioni, e lo stesso vale per alcune aziende della moda e del tessile. Il settore metalmeccanico salentino riesce ad esportare macchine e componentistica in tutto il mondo e il turismo continua ad attrarre decine di migliaia di persone. E il settore agricolo, sebbene segnato in modo pesante dalla xylella, sta facendo di tutto per preservare le sue produzioni, riconvertirsi e puntare sulle sue eccellenze».


A proposito di turismo, nonostante i numeri continuino a premiarci, l'impressione è sempre che si navighi un po' a vista.
«Da tempo chiediamo un'alleanza strategica di partnership fra istituzioni locali, enti preposti e Regione per rilanciare il brand Salento e favorire la costituzione di consorzi turistici e reti di imprenditori privati. L'obiettivo? Allearsi ed organizzare insieme eventi in grado di attirare l'attenzione e prolungare la permanenza di chi arriva nel Salento».


Ma, appunto, i turisti devono essere messi nelle condizioni di arrivare in maniera agevole. Oggi, tra strade e collegamenti, non è così.
«Questo è un discorso che vale per il turismo, ma anche per tutto il resto delle attività economiche salentine e pugliesi: i trasporti, le infrastrutture, materiali e immateriali, gli assi stradali e la logistica sono fondamentali. Basti pensare che i porti di Brindisi e Taranto sono a due passi, ma le strade per raggiungerli stanno diventando insufficienti e obsolete».


Finora il passato e il presente. Ma volgendo lo sguardo al futuro, forse la capacità più determinante sarà quella di non perdere i treni di ingenti finanziamenti.
«Assolutamente. In questo particolare momento storico ed economico, gli spettri della recessione sono incessanti, ma il Pnrr e gli annunci della approvazione dei PO 2021-2027 avanzano ed in tutti noi è obbligatorio un appello alle responsabilità singole e collettive. Risorse importanti, programmi straordinari che spesso ci vedono impreparati. Credo che in questo contesto le Camere di commercio debbano avere un ruolo più avanzato e riconosciuto. Propongo ai rappresentanti del governo nazionale e regionale che i temi delle riforme strutturali e delle riforme abilitanti, previste nel Pnrr, diventino certezze ed invarianti per le scelte strategiche dei territori. Chiedo certezze ai tempi della burocrazia, per facilitare gli investimenti delle imprese».


Quindi un ruolo centrale delle Camere di Commercio nella gestione del Pnrr?
«Sì, tra l'altro il DL Recovery (Decreto legge 152/2021) stabilisce che le Camere di Commercio e gli enti ad esse collegate possono dare il proprio contributo alle amministrazioni centrali, alle Regioni e agli enti locali, titolari dei programmi del Pnrr, per l'attuazione dei progetti attraverso la propria rete territoriale. Invece ad oggi questa intuizione legislativa e governativa non è stata ancora sperimentata adeguatamente: è una formula che può funzionare ma occorre rafforzare le dotazioni organiche specializzate, e propongo il finanziamento di assistenze tecniche specialistiche per incentivare la nascita di compentence center in materia di programmazione e gestione di risorse europee. Guardo con molta attenzione al protocollo d'intesa siglato tra la Ragioneria generale dello Stato e Unioncamere».

La collaborazione per l'attuazione del Pnrr avrà particolare riguardo per le misure che coinvolgono il mondo imprenditoriale».
In che modo?

«Prevedendo una serie di azioni per accompagnare le imprese alla partecipazione ai bandi e alle misure del Piano, attraverso attività di informazione, comunicazione, promozione ed orientamento. Un modello che suggerisco di applicare subito anche per i Piani Operativi Regionali 2021-2027, che in questi giorni la Commissione Europea ha approvato per 5,5 miliardi di euro».


Dopo il Covid, il caro energia che fa forse ancora più paura.
«Aspettiamo di conoscere le misure adottate a livello governativo per sterilizzare l'aumento dei costi energetici e fornire respiro alle imprese. Noi siamo stati la prima Camera di Commercio in Italia ad aver messo a disposizione quello che potevamo per venire incontro ai maggiori costi delle bollette energetiche. Nel supporto alla transizione green, che si esplica in parallelo con quella digitale, è opportuno prevedere nella rete camerale dei Punti energy management che possano aiutare le Pmi ad efficientare l'utilizzo delle risorse energetiche e a sfruttare le diverse agevolazioni predisposte dal Governo».


La sua recente elezione a vicepresidente nazionale di Unioncamere porterà ad una maggiore attenzione al territorio salentino?
«Voglio vedere in questa decisione un riconoscimento alla laboriosità del mondo imprenditoriale salentino e della Camera di Commercio di Lecce. Certamente sarà valorizzato quello che le nostre imprese sanno fare per creare modelli di sviluppo».
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