«Una violenza privata molto grave ma la trasgressione non è un male»

di Serena COSTA
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Mercoledì 7 Novembre 2018, 12:19
Fabio De Nardis, presidente del corso di laurea in Sociologia di Unisalento, cosa c'è dietro il rapporto certe volte perverso tra tecnologia e sessualità?
«La tecnologia ha modificato i valori delle persone, entrando anche nella sessualità. Oggi i giovani si approcciano a essa soprattutto attraverso i siti on line, prima che dal vivo: in altre parole, la socializzazione sessuale avviene attraverso stimoli diversi dalle vecchie generazioni, che scoprivano il sesso facendolo. Quella dei siti è certamente una sessualità particolarmente hard e performativa, oltre che visiva, perciò non stupisce che anche le coppie desiderino trasgredire attraverso un video».
Dietro la trasgressione ci sono spesso i pericoli del web?
«Quando si parla di sdoganamento ci si riferisce al fatto che la maggior parte dei siti che hanno per contenuto video hard sono di tipo amatoriale: si tratta di film girati con attori, ma da persone che fanno altro nella vita. Senza contare che il sesso pervade i contenuti degli spot pubblicitari e delle trasmissioni televisive. Dall'altra, però, la società deve liberarsi di una certa ipocrisia, spesso cavalcata anche dai media».
Cosa intende?
«C'è ancora un retaggio che continua a persistere nella nostra società. La sessualità è stata sdoganata da molto tempo, ben prima della crescita dei social: oggi il sesso, sia on line sia off line, è talmente endemico che mi pare perfino strano che qualcuno abbia riconosciuto i due ragazzi».
Sì, ma il video è stato pubblicato contro la volontà dei due protagonisti passando da altre chat e commetendo un reato gravissimo violando la privacy.
«In questo c'è stata sicuramente una violenza verso la donna e il suo fidanzato perché non erano consenzienti a che il video fosse diffuso sul web. Ed è un fatto gravissimo. Ma, ripeto, a mio giudizio non c'è niente di male nell'atto in sé e per sé».
La viralità del video sta causando problemi lavorativi alla donna che ha denunciato tutto alla Polizia postale.
«C'è da chiedersi chi, all'infuori della coppia, possa aver diffuso il video incriminato: se ciò è vero, dobbiamo capire che livello di sicurezza abbiamo sui nostri mezzi tecnologici. Ma bisogna interrogarsi, soprattutto, sul contesto di riferimento dei protagonisti del video».
Licenziare per un video hard perché «crea imbarazzo» all'azienda: è così frequente?
«Direi di no, mi sembra anche questa un'operazione ipocrita. Mi si conceda un'altra riflessione: ci si è mai chiesti perché tanti bar e locali assumono ragazze giovani e belle? Non è forse anche quello un modo per attirare clientela, soprattutto di tipo maschile? A Lecce, così come in tante altre città, è una prassi consolidata. Alla ragazza, oltre alla denuncia penale, consiglierei di fare una vertenza sindacale con cui accertare se davvero quel video abbia creato danni di immagine all'attività per cui lavorava».
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