Un passante ha visto l'assassino fuggire: interrogato per cinque ore. C'è un primo identikit

Un passante ha visto l'assassino fuggire: interrogato per cinque ore. C'è un primo identikit
di Katia PERRONE
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Lunedì 28 Settembre 2020, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 21:17
Sulla base delle quasi cento testimonianze raccolte e dei reperti visionati dagli inquirenti, i Ris di Roma hanno già tracciato sabato scorso un primo identikit dell'assassino. Una traccia fisica su corporatura e volto del killer che potrebbe aiutare a risalire all'identità del killer. Ma si scava anche tra i contatti di lavoro dei due: sono stati acquisiti tutti i contratti di affitto relativi a quando l'appartamento veniva utilizzato dall'arbitro salentino come una guest house, con le camere affittate agli universitari, prima di venire ammodernato per diventare la casa in cui la coppia si era trasferita proprio il giorno del massacro.
I carabinieri cercano da lunedì sera l'assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta. Lo cercano partendo proprio dal civico 2 di via Montello, dove lo hanno portato le indicazioni segnate su un bigliettino, con un percorso da seguire per evitare le telecamere. Quelle, forse, che avrebbero potuto inquadrarlo in volto, e svelare così la sua identità. Un percorso che in una manciata di minuti gli ha permesso di raggiungere l'abitazione della coppia poco prima delle 20.50, per poi uscirne pochi minuti dopo. Da lì, quella sera, un testimone, ascoltato per cinque ore di fila, quella notte, dai militari del comando provinciale di Lecce, lo ha visto uscire, dopo aver attraversato il cortile del condominio, proprio dal cancelletto in ferro che si affaccia su quella via particolarmente buia di sera.
A vederlo sarebbe stato un residente della zona che, dopo essere uscito dalla sua abitazione, avrebbe prima udito le urla e poi, avanzando verso il civico 2, avrebbe visto uscire dall'atrio del condominio di via Montello un uomo alto un metro e ottanta circa, con felpa nera con cappuccio calato sul viso, guanti scuri e uno zainetto giallo, mentre procedeva, trafelato, con passo svelto, svoltando a sinistra e quindi in senso contrario, via Martiri d'Otranto.

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Una via coperta, cosi come via Montello, da diverse telecamere presenti sulle facciate delle case. Ad un certo punto però l'omicida potrebbe aver svoltato a sinistra e aver imboccato via Vittorio Veneto, dove non ci sono telecamere, e da lì via Don Bosco, dove sono presenti telecamere private, ma anche quelle installate dal Comune di Lecce, all'altezza di via Rudiae e piazzale Rudiae, per monitorare il traffico e la presenza di prostitute.
Scendendo da via Don Bosco, l'assassino potrebbe essere passato sotto la telecamera di un supermercato. Restando sul lato sinistro del marciapiede di via Rudiae e diretto verso il sottopasso, avrebbe proseguito per un altro breve tratto diretto verso piazzale Rudiae, dove poi si sarebbero perse le sue tracce.
Prima del sottopasso però è stato immortalato dalla telecamera del Comune, che inquadra anche le auto in transito e che incrociano frontalmente il presunto omicida. Quattro o cinque minuti, il tempo impiegato per raggiungere il sottopasso dal condominio dove si erano trasferiti i due giovani. Lo stesso tragitto che l'uomo, affidandosi alle indicazioni riportate sul foglietto, avrebbe percorso all'andata diretto verso via Montello.
I carabinieri, già nella stessa nottata tra lunedì e martedì, avevano eseguito i primi sopralluoghi in zona, controllato e annotato la presenza di tutte le telecamere disseminate lungo il percorso che potrebbe aver fatto l'omicida, per poi nelle giornate successive, e fino a giovedì, acquisito e visionato i filmati. Ore di lavoro per gli uomini dell'Arma che hanno fatto lo stesso percorso anche a piedi, seguendo la serie di vie annotate sul bigliettino perso nel cortile del condominio dall'omicida. Un bigliettino ormai inutile per l'assassino dei due giovani che aveva ormai memorizzato il percorso per ritornare indietro e riprendere l'auto.
Un controllo però che sicuramente avrà fatto anche l'assassino per evitare le telecamere che avrebbero potuto inquadrarlo, perché non ostruite dalle fronde degli alberi dei giardini di alcune abitazioni, e che però rendono le vie particolarmente buie. E dove, per questo, è più facile sfuggire agli occhi elettronici. Alcune telecamere, a causa di un'avaria all'impianto il giorno dopo sono state portare in assistenza, e i filmati perciò sono stati acquisiti con qualche giorno di ritardo. Potrebbero comunque rivelarsi estremamente utili al lavoro degli investigatori ai quali ora non resta che incrociare i dati emersi dalla perizia tecnica sui cellulari dei due giovani, depositata in Procura giovedì, capire quali celle telefoniche hanno agganciato, controllare se le stesse celle sono state agganciate dai cellulari di eventuali sospettati, qualora ci fossero in questa fase delle indagini, e i dati ottenuti poi confrontarli con i frame dei video in questi giorni acquisiti.
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