Un parente, rientrato dal Nord, in visita: così è nato il focolaio nella casa di riposo

Un parente, rientrato dal Nord, in visita: così è nato il focolaio nella casa di riposo
di Maddalena MONGIÒ
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Aprile 2020, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Individuato il caso indice nel focolaio che si è determinato nella Rsa di Soleto. Si tratta di una persona rientrata i primi di marzo dal Nord che ha visitato una parente ricoverata nella residenza, ma era una positiva asintomatica. Così ha avuto inizio il contagio. A ricostruire l'evoluzione epidemiologica di uno dei tre focolai più importanti del Salento (gli altri due a Lecce e a Copertino), è stato il dipartimento dell'Igiene pubblica della Asl di Lecce, diretto da Alberto Fedele. Un lavoro quasi certosino, quello del Servizio igiene pubblica che ha visto ricostruire tutti i contatti dei ricoverati e degli operatori sanitari, sino a giungere al centro della matassa. Sia il caso indice che la sua famiglia sono stati, poi, messi in quarantena.
 Una ricostruzione importantissima, dal punto di vista sanitario in primis, per il contenimento del contagio anche all'esterno della Rsa di Soleto che ha pagato un prezzo altissimo con 88 persone positive, circa 40 ricoveri, 17 morti. Il tutto con il corollario degli esposti dei parenti degli anziani ospiti nella Rsa La Fontanella che hanno portato all'apertura di un'inchiesta che nei giorni scorsi ha visto iscritti nel registro degli indagati il legale rappresentante don Vittorio Matteo, la responsabile Federica Cantore, il coordinatore sanitario, Catello Mangione, con l'ipotesi di reato di diffusione colposa di epidemia sull'inchiesta partita per abbandono di incapaci. Le indagini sono condotte dai carabinieri del Nas che in prima battuta hanno acquisito anche le cartelle cliniche degli anziani provenienti dalla Rsa e deceduti al Dea di Lecce, ma altra documentazione hanno acquisito anche ieri mattina nella struttura.

LEGGI ANCHE: Nuova vittima del covid: salgono a 18 i decessi nella rsa di Soleto

I problemi hanno avuto inizio a partire dal 20 marzo, quando una donna di 95 anni fu trasferita in ospedale come caso di sospetto Covid. Il resto è cronaca, ma quello che ha provato chi era all'interno lo si evince dalla testimonianza di una 64enne di Soleto che assisteva il fratello ed è rimasta poi nella struttura dopo essersi contagiata. Una testimonianza raccontata a Quotidiano, che dice tutto: «Ho pensato che io e mio fratello non saremmo usciti vivi da qui. Ho avuto paura di morire perché questo virus, dove passa fa stragi. Anche se speravo che non ci toccasse. Ho usato tutte le precauzioni per proteggerci. Quasi non vedevamo nessuno, non attraversavo i corridoi perché i gestori della struttura ci hanno detto da subito che era preferibile evitare di andare in giro. Hanno fatto entrare solo i familiari che prestavano assistenza, poi dal 10 marzo solo gli operatori sanitari e io ho deciso di rimanere qui perché mio fratello non è autonomo e non potevo lasciarlo solo».
Quello di Soleto è il focolaio più importante tra le residenze. Tenuto conto che nel Salento ne sono presenti 150, tra quelle per gli anziani e quelle dedicate alla disabilità, fortunatamente l'incidenza al netto di Soleto è stata più che contenuta visto che mediamente, fra tutte le strutture, si contano 4.500 ospiti. In ogni caso a tutti i gestori di residenze per anziani la Regione Puglia ha chiesto un'autocertificazione in cui sia esplicitato che la struttura è in grado di separare in un'area apposita eventuali contagiati. Cosa questa che non è semplice o possibile in tutte le strutture e, soprattutto, comporta una perdita di posti letto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA