Un paese straziato dal dolore «Gabriele nei nostri cuori»

Un paese straziato dal dolore «Gabriele nei nostri cuori»
di Matteo CAIONE
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Lunedì 12 Novembre 2018, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 09:10

Era un ragazzo in gamba, Gabriele Cosma. L'arte di famiglia l'aveva nel sangue e sapeva farsi amare per il suo garbo e il suo sorriso. E quando la bara di legno chiaro appare dall'uscio dell'abitazione di famiglia di via San Fili, in strada rimbombano gli applausi e gli occhi cedono al pianto. Ieri pomeriggio l'addio struggente: duemila persone, forse di più. Sono funerali che tolgono il fiato: il feretro del giovane di appena 19 anni, morto venerdì nella tremenda esplosione avvenuta nella fabbrica di fuochi della famiglia, viene portato a spalla.
Gli amici e i parenti fanno a turno per sostenere Gabriele nel suo ultimo viaggio. Il padre Dario, titolare della ditta che da quattro generazioni illumina di botti e colori le notti di festa, non si dà pace: urla il nome del figlio, abbraccia la bara quasi a volerla trattenere. Il corteo non finisce più, è un fiume in piena che inonda le vie del paese. Un cammino scandito dalle lacrime e da un incessante battimani. In testa lo strazio dei familiari e degli amici: Gabriele uno di noi, gridano a più riprese. Nella folla che si riversa per strada ci sono soprattutto giovani, i coetanei dello sfortunato ragazzo che ha perso la vita sul lavoro. A Monteroni è lutto cittadino: bar chiusi e bandiere a mezz'asta. Il primo cittadino Angelina Storino indossa la fascia tricolore. Con lei ci sono anche alcuni sindaci dei comuni limitrofi, tra cui Emanuele Solazzo di Arnesano, il paese dove ha sede la storica polveriera dei Cosma. Tanti, inoltre, i colleghi di altre ditte di fuochi artificiali giunti da ogni parte della regione.
Intanto, il vento tiepido di un insolito novembre attraversa la calca che cinge d'assedio la parrocchia Matrice. All'arrivo della bara coperta da fiori bianchi e da un cuore di rose rosse, il dolore e l'emozione diventano dirompenti. Il pianto tuona nelle viuzze del centro storico, singhiozzi che nemmeno il rintocco delle campane riesce a soffocare. Sul sagrato, il feretro di Gabriele viene alzato al cielo per l'ultimo saluto della sua Monteroni. Il padre si aggrappa agli altri due figli, il fratello e la sorella più piccoli di Gabriele, che sono la sua unica ragione di vita. La disperazione assale i volti della madre Mary e della fidanzata Giordana. Il parroco abbraccia uno degli zii. La chiesa dell'Assunta, la più grande del paese, appare sempre più piccola. In piazza c'è almeno il doppio di gente. Il cuore della città è sotto un tappeto umano. Celebra il rito il vicario generale della diocesi, monsignor Flavio De Pascali. Sull'altare anche altri sacerdoti e i tre parroci.
«Qualsiasi parola umana o di consolazione risulta inutile, come inutile è cercare un perché. In momenti come questi anche il coraggio evapora come la rugiada del mattino. Servono, invece, parole di fede: quella terrena è solo un aspetto della vita. E anche se ottenessimo tutto, ma non imparassimo ad amare avremmo fallito la missione della nostra vita. Abbiamo bisogno di una fede che dal profondo del cuore ci sussurri: non temere, non avere paura. L'amore è più forte della morte. La morte non è l'ultima parola. Non lasciamoci prendere dallo scoraggiamento», ripete don Flavio durante l'omelia. Il vicario del vescovo si rivolge poi alle nuove generazioni del paese presenti in massa ai funerali.

 

«La vita è un bene prezioso. Il senso della vita è dare, non è prendere. Fate della vostra vita un dono - dice - e niente vi potrà davvero far paura. Raccogliete il testimone di Gabriele e portatelo avanti, costi quel che costi, senza giocare al risparmio». All'uscita della chiesa, una nuvola di palloncini bianchi che abbraccia un cuore vola in cielo. Un fumogeno rosso illumina lo striscione di addio degli amici di sempre. Le urla dei suoi coetanei frantumano un silenzio assordante.
E una piazza gremita e incredula vibra di lacrime e applausi. Un'amica non regge al dolore, accusa un mancamento ed è soccorsa dal 118. E mentre il feretro del ragazzo s'incammina verso il cimitero, un'enorme lanterna di carta volteggia verso il tramonto con impresso un giuramento: Gabriele per sempre nel nostro cuore.

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