AnnaLù e Hammedda: una storia di rinascita e amore dal Salento (al Quirinale)

Lui è il suo figlio adottivo e da quando ha incontrato Anna Lucia ha ricominciato a sperare e vivere

AnnaLù e Hammedda: una storia di rinascita e amore
AnnaLù e Hammedda: una storia di rinascita e amore
di Francesca PASTORE
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Venerdì 7 Aprile 2023, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 20:20

“Ci siamo scelti e la mia vita è cambiata”. In queste poche parole la sintesi di una storia d’amore meravigliosa, una storia di accoglienza, empatia e fusione di cuore e anima. Lei, Anna Lucia Doria – o Annalù - è una giovane volontaria e attivista sociale di 43 anni, da sempre impegnata in azioni di solidarietà verso il prossimo. Lui, Hammedda protagonista di un legame indissolubile, è il suo figlio adottivo e da quando ha incontrato Anna Lucia ha ricominciato a sperare e vivere. 

Per la straordinaria scelta di vita di Annalù di prendersi cura di Hammedda in maniera incondizionata, il responsabile pugliese di Medis (Scuola di formazione internazionale in maxi-emergenze), Pierluigi Camboa, ha preso carta e penna e ha segnalato la storia di Anna Lucia al Presidente della Repubblica Mattarella, per tramite del Prefetto della Provincia di Lecce, per proporla quale candidata al riconoscimento di uno dei gradi dell'Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”.

 

La storia

Annalù, che abita a Uggiano La Chiesa, frazione di Casamassella nel Salento, ha incontrato nel 2010 lo sguardo perso ma coraggioso del piccolo Hammedda, un dolcissimo bambino disabile di etnia saharawi, appartenente a un popolo berbero del martoriato territorio del Sahara Occidentale, parte dell'Africa che l'Onu ancor oggi definisce un "territorio da decolonizzare".

Hammedda, che ha vissuto la sua infanzia in un territorio dove le guerre silenziose sono la normalità, perché nessuno ne parla, lì dove i “figli delle nuvole”, così sono conosciuti i saharawi, crescono tra malnutrizione, conflitti, malattie e violenza. Dove il popolo è diviso da un muro lungo più di 2700 chilometri, una muraglia fortificata, minata, elettrificata con a guardia carcerieri armati. Il muro più lungo dopo la muraglia cinese. 

La vicenda ebbe inizio quando Annalù, volontaria in una Onlus marchigiana, operava in un progetto di accoglienza di minori stranieri disabili provenienti da campi profughi saharawi. “Era sera – ricorda Annalù - quando un gruppo, l’ennesimo, di bambini saharawi giunse a Roma in aeroporto. Erano circa una ventina, tutti stanchi, sporchi e denutriti. Tra questi, uno era di carnagione bianchissima e spiccava in quel gruppo di cuccioli dalla pelle dorata. Quel bambino nord-africano dal colorito chiaro, di nome Hammedda, orfano di madre e abbandonato dal padre a una zia, aveva un'età dichiarata (ma non accertata) di 10 anni ed era affetto da una grave disabilità psico-fisica (tetraparesi spastica, esito di una paralisi cerebrale infantile), che non gli consentiva di comunicare verbalmente né di mantenere la stazione eretta”. I piccoli ospiti provenienti dal deserto iniziarono i controlli sanitari, mentre i responsabili e gli operatori dell’associazione “Rio de Oro” furono coinvolti d’urgenza dai medici: un bambino andava salvato. Quel bambino era Hammadde.

“Il progetto di accoglienza di cui parlo si chiama Piccoli ambasciatori di pace ed è presente sul territorio europeo da quasi quarant’anni. Si tratta di un progetto che prevede nel periodo estivo lì accoglienza di gruppi bambini al fine di dare loro l’opportunità di curarsi”. Nell'attesa di proseguire il viaggio verso le Marche, dove avrebbero potuto fruire delle terapie riabilitative, i bambini cominciarono a giocare e “Hammedda, che iniziò a ridere, e per la prima volta, in una risata senza fine, si udì il suono della sua voce che mi conquistò il cuore”.

La rinascita

Era solo l’inizio di un percorso di rinascita, seppur segnata da impedimenti burocratici che ostacolavano il naturale proseguo delle cure mediche e psicologiche del ragazzino, che era giunto in Italia da una condizione di precarietà sociale e personale terribile.  Annalù ha continuato in tutti questi anni a prendersi cura di Hammedda, dedicarsi a lui e accompagnarlo con amore e affetto nel corso di dure battaglie. Hammedda sarebbe dovuto rientrare in Africa, ma mentre il piccolo combatteva con tutte le sue forze, nessuno dal suo paese di origine si curava di lui, nessuno chiedeva notizie. “Ma nonostante ciò continuava a colorare le mie giornate di un sorriso luminoso che ancora oggi è la mia forza” continua Annalù.

Nel 2018 Anna Lucia riuscì a ottenere, dopo un periodo di curatela, l'adozione di Hammedda per casi speciali. Intanto lui è diventato un giovanotto, riesce a mantenere la stazione eretta, sia pure in forma assistita e a comunicare con gli altri verbalmente. Porta il cognome di Annalù ed è un cittadino italiano, che vive felice a Casamassella, insieme con la sorellina Greta Maria, nata dall'unione della mamma con il suo compagno italiano. La loro vita scorre come il trascorrere del tempo insieme e mentre ricordano un proverbio Saharawi che li accompagna, “Il peso diviso fra tutti diventa piuma”.

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