Tumori killer in aumento: «Interventi record al Fazzi»

Tumori killer in aumento: «Interventi record al Fazzi»
di Maddalena MONGIò
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Martedì 24 Settembre 2019, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 11:33
Tumori killer in aumento. E la Chirurgia dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce vola per interventi chirurgici-oncologici. Diventa punto di riferimento per pazienti affetti da tumore che arrivano da tutta Italia. In un anno di attività, e quindi da quando si è insediato a luglio 2018 il nuovo direttore del reparto Marcello Spampinato, sono stati eseguiti 723 interventi oncologici. E, tra le altre cose, è stata ripianata una carenza grave rispetto al tumore al seno.



Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha stabilito le soglie minime per ogni patologia, per il tumore al seno è di 150 interventi l'anno. E il Fazzi non raggiungeva quella soglia. Ora, da luglio 2018 a luglio 2019, sono stati eseguiti 216 interventi. E quindi un numero che va ben oltre la soglia minima.
Una casistica che accredita Chirurgia come reparto sicuro. Una attestazione guadagnata anche per altri interventi, oltre a quelli per il tumore al seno. Come le 222 operazioni al colon retto (soglia 50), per le 73 al fegato (soglia 40), per le 66 della tiroide (soglia 35), per le 64 al pancreas (soglia 20), esofago 30 (soglia 20). Con questi numeri, dunque, il reparto diretto dal dottore Spampinato supera a pieni voti l'esame della sicurezza.

A questa mappa vanno aggiunti i 52 interventi chirurgici su altre tipologie di tumori. E non solo. Il dottore Spampinato ha destinato al Fazzi gli interventi chirurgici d'urgenza e i tumori, come è stabilito dal decreto ministeriale 70 per gli ospedali di secondo livello, mentre gli interventi programmati vengono eseguiti al Santa Caterina Novella a Galatina.
Le urgenze si presentano con una frequenza media di due casi al giorni per un numero complessivo di operazioni chirurgiche pari a 726 in un anno. Di cui 651 mininvasivi. Mentre gli interventi in week surgery a Galatina sono stati 750. «Sono numeri importanti sottolinea il primario Spampinato che sono stati resi possibili anche dalla professionalità che ho trovato al Fazzi. Nella mia equipe ci sono professionisti in gamba, ma ho trovato molta professionalità anche in Rianimazione e Anestesia. Qui ci sono anestesisti giovani che si sono formati in altri centri e sono stati in grado di affrontare subito questo tipo di interventi. Abbiamo anche un'ottima endoscopia, all'avanguardia. Con il grosso volume di malattie epatopancreatiche, siamo riusciti ad avere una gastroenterologa che si occupa di endoscopie con gli endoscopi. E abbiamo chiuso il cerchio».

Il cambiamento immediatamente percepibile riguarda la complessità delle patologie: «Qui trattiamo solo neoplasie, interventi molto complessi e le urgenze», spiega il primario. «Ci sono equipe dedicate alle diverse tipologie di interventi: chi si occupa di pancreas fa solo quello, come pure per il fegato e quindi c'è una specializzazione all'interno del reparto. Ovviamente il tutto inserito nel gruppo multidisciplinare coordinato dal direttore di Oncologia del Fazzi, Silvana Leo».
In prospettiva, i numeri sono destinati a crescere in virtù anche della reputazione che il reparto si è guadagnato. I 1.398 interventi effettuati complessivamente in un anno dalla Chirurgia del Fazzi sono stati fatti in una sola sala operatoria (dal lunedì al sabato), ma con il trasferimento al Dea (Dipartimento emergenza accettazione) le sale per la chirurgia saranno due. E intanto il chirurgo lavora per ridimensionare le liste d'attesa per gli interventi chirurgici, anche perché con il nuovo Piano nazionale sono oggetto di monitoraggio.

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«Sugli oncologici siamo abbastanza allineati conclude il dottore Spampinato con i tumori del fegato e del pancreas che hanno una priorità su tutti gli altri in quanto insieme a quelli delle vie biliari sono più gravi. Il tumore al pancreas spaventa il paziente, ma sta cambiando l'approccio clinico. Certo le sopravvivenze a lungo termine sono ancora scarse, se non nulle, però passare da una media di sei/dodici mesi a quattro anni di sopravvivenza è già un risultato. Purtroppo la cura ancora non esiste, mentre per il colon e le metastasi epatiche abbiamo tassi di cura importanti».
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