Tuffo dal ponte del Ciolo: trauma cranico

Tuffo dal ponte del Ciolo: trauma cranico
di Claudio TADICINI
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Domenica 26 Agosto 2018, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 10:43

Non ha resistito a tuffarsi da uno dei punti più alti e suggestivi della scogliera del Ciolo, nel Capo di Leuca, pagando le conseguenze del violento impatto con l'acqua, che lo hanno poi costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Il malcapitato è un giovane turista della provincia di Brindisi, di 24 anni, finito in ospedale a causa di un violento trauma cranico-facciale, rimediato in seguito al tuffo effettuato da un'altezza di oltre venti metri. L'episodio, che avrebbe potuto avere anche conseguenze drammatiche, si è verificato nella mattinata di venerdì, attorno alle 11. Il ragazzo, originario di Fasano, si trovava al Ciolo insieme a un gruppo di amici, quando ha deciso di effettuare un tuffo mozzafiato, per nulla scoraggiato dai pericoli e dall'elevata altezza.
L'impatto violento con la superficie del mare, tuttavia, non è stato dei migliori. Il giovane ne è uscito dolorante, ma fortunatamente non ha mai perso conoscenza. Gli altri presenti hanno richiesto l'intervento dei soccorritori del 118, accorsi dalla postazione di Gagliano del Capo a bordo di un'ambulanza.
Dapprima medicato sul posto, il fasanese è stato poi trasportato all'ospedale Cardinale Panico di Tricase, per essere sottoposto agli accertamenti clinici. Al termine delle verifiche mediche - nonostante il personale sanitario gli avesse consigliato il ricovero, per essere tenuto sotto osservazione - il 24enne ha preferito fare ritorno a casa.
Non è certo la prima volta che la sfida al Ciolo nonostante i divieti che imperversano da tempo ed il timore che la grande scogliera potrebbe incutere, comunque, negli impavidi e temerari tuffatori - determina gravi infortuni.
Lo scorso anno, ad esempio, due vacanzieri romani di 29 e 25 anni rimediarono, rispettivamente, la frattura delle vertebre e la frattura della colonna vertebrale. I soccorsi, in quest'ultima circostanza, furono ritardati dai parcheggi selvaggi a ridosso del guardrail del ponte, che costrinsero gli operatori sanitari a destreggiarsi tra le auto che impedivano il passaggio dell'ambulanza.
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