Trombe d'aria, il Salento secondo in Italia

Trombe d'aria, il Salento secondo in Italia
di Maurizio TARANTINO
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:09

Salento terra di trombe d’aria e alluvioni. La fotografia arriva dal nuovo rapporto annuale dell’osservatorio “CittàClima” di Legambiente, nato con lo scopo di contribuire a far crescere l’attenzione e le analisi scientifiche sugli impatti che la crisi climatica ha sulle aree urbane e sul territorio italiano e per chiedere di accelerare le politiche di adattamento al clima, a livello nazionale e locale.

La situazione pugliese


Sotto la lente l’impatto dei cambiamenti climatici che in Italia, in nell’ultimo anno, sono cresciuti del 17,2%. La Puglia si conferma tra le regioni più tartassate, tanto che Bari registra 41 eventi, principalmente allagamenti da piogge intense (20) e danni da trombe d’aria (18). E il Salento non è da meno. Tra il 2017 ed il 2021 sono state 12 (su un totale di fenomeni estremi) le trombe d’aria ufficialmente riconosciute, con danni alle infrastrutture urbane ed alle coltivazioni. Un fenomeno che non accennerà a diminuire nei prossimi anni, anzi è probabile che tenderà ad aumentare, come spiega il vicepresidente di Legambiente nazionale, Edoardo Zanchini. 
«La presenza di alluvioni, cicloni, tornado, trombe d’aria - sottolinea - è legata all’aumento della temperatura del mare. E come abbiamo imparato a nostre spese in questi anni, è un processo che difficilmente può essere invertito. Sono gli scenari dei maggiori studi scientifici che lo confermano. L’innalzamento del livello del mare, con una temperatura molto calda, crea uno scontro se incontra una perturbazione fredda nell’atmosfera, mettendo in moto correnti sempre più forti, dovute appunto alle differenze di temperature fino al cosiddetto ciclone mediterraneo». 

L'esperto


I problemi derivano dalla scarsa familiarità del territorio con questi eventi che rischiano di creare danni seri a strutture e mettere in pericolo le persone. «In questo caso servono due cose: dei sistemi di allerta come quelli che esistono già in varie nazioni estere, magari con avvisi sms che invitano a non uscire di casa o a non usare l’auto. L’altra cosa, più importante è quella di evitare di costruire vicino alla costa, il posto più pericoloso». 


Il report di Legambiente si concentra anche su scenari derivanti da studi che interessano in particolare le coste del Mediterraneo, la loro evoluzione dal Nord Africa, ai paesi del Medio Oriente, oltre naturalmente all’area sud del continente europeo. Il Salento, in una prospettiva di questo tipo è inserito tra quei territori dove in futuro, sarà più complicato vista l’accelerazione della desertificazione e la riduzione della possibilità di accesso all’acqua, risultando impossibile continuare alcune colture o garantire la sicurezza delle persone, come durante le ondate di calore. Tra i territori a rischio, vengono citati non solo il sud della Tunisia o il Libano ma anche il Ragusano e il Salento. 
«Ci sono processi già avvenuti in provincia di Lecce - conclude Zanchini - che hanno già avviato una desertificazione, non solo per il riscaldamento globale.

Fa più caldo rispetto al passato e piove più raramente e i suoli sono meno fertili con il rischio che vengano abbandonati». 

Gli effetti


I fenomeni raccontati dal report di Legambiente sono tutti documentati dagli effetti che hanno procurato a strutture, piante e in qualche caso anche persone. Nel 2017 infatti un 40enne è morto carbonizzato dopo essere stato colpito da un fulmine nelle campagne di Diso. La violenta scarica elettrica si era abbattuta su dei fili elettrici, all’interno del cantiere per la costruzione di una casa. Episodio analogo, nell’agosto 2018, a Porto Cesareo, dove un ragazzo di 24 anni fu colpito da un fulmine nel corso della violenta ondata di maltempo che si era abbattuta sulla costa ionica salentina. In epoca più recente, i nubifragi di grande portata hanno continuato a devastare il Salento con estrema violenza. Lo scorso settembre ad essere colpita la città di Nardò, investita da una vera e propria bomba d’acqua capace di causare, in poche ore, notevoli disagi con l’allagamento dei seminterrati e degli scantinati. A distanza di un mese, lo scorso 10 ottobre, il maltempo ha colpito con grande forza causando danni importanti. Una delle situazioni più critiche si è registrata a Torre Suda, sulla costa nel comune di Racale dove si è creata una tromba d’aria, che, nel suo impeto, ha danneggiato la struttura di un ristorante. Danni anche nell’entroterra con diversi alberi sradicati in particolare nella zona di Racale e Ruffano. Infine lo scorso 18 novembre, la caduta di oltre 90 millimetri di pioggia in poche ore ha allagato la zona di Minervino e Uggiano, fino a spazzare via, con l’impeto dell’acqua, la spiaggia di Porto Badisco

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