Tribunale, nuovo scontro sulla presidenza a Lecce: doppio fronte tra Csm e Consiglio di Stato

Tribunale, nuovo scontro sulla presidenza a Lecce: doppio fronte tra Csm e Consiglio di Stato
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 26 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:09

Guerra aperta e senza esclusione di colpi per la presidenza del Tribunale di Lecce. Dopo avere ottenuto dal Consiglio di Stato l’annullamento della nomina di Roberto Tanisi, Alessandro Silvestrini ha interpellato nuovamente lo stesso organo giurisdizionale per chiedere di ordinare l’applicazione di quella sentenza del 16 agosto dell’anno scorso e di nominare un commissario ad acta in caso di inadempimento. E ancora: per stringere i tempi, è stata inoltre fatta richiesta di provvedere con una misura cautelare. La questione è stata affrontata dal Csm, l’organo della magistratura che ha il compito di indicare le nomine per gli uffici direttivi e semidirettivi e che il 29 luglio di due anni fa aveva indicato Tanisi con 11 voti contro i dieci assegnati a Silvestrini: la quarta commissione del Csm ha deliberato sull’infondatezza del ricorso di Silvestrini e per la costituzione nel giudizio davanti al Consiglio di Stato per chiedere il rigetto.

Sul punto deciderà oggi il plenum

Tanto perché in quel ricorso si contesta anche la scelta adottata dal Csm di rimettere in gioco la candidatura di Tanisi chiedendo un nuovo parere attitudinale al Consiglio giudiziario della Corte d’Appello di Lecce. Scelta che, secondo il Csm, è stata adottata per dare esecuzione alla decisione del giudice amministrativo. Secondo Silvestrini, invece, l’organo di autogoverno della magistratura non avrebbe dovuto adottare questa procedura poiché i termini per la presentazione del parere sarebbero gli stessi di due anni fa e, quindi, scaduti. Non sono stati di questo avviso i componenti della quarta commissione, anche sulla scorta delle osservazioni dell’Ufficio studi.
A questo punto è necessario fare un passo indietro per capire come si stia giocando questa partita. Un salto indietro nel tempo per arrivare alle motivazioni della sentenza di annullamento della nomina di Roberto Tanisi: vennero contestati la carenza di potere e la violazione del dovere di astensione quando convocò il Consiglio giudiziario anche per dare il parere attitudinale alla sua candidatura alla presidenza del Tribunale. Il primo punto riguardò la circostanza che l’8 maggio del 2019 il Csm aveva annullato la nomina di Tanisi a presidente della Corte d’Appello e, dunque, per questo non avrebbe potuto convocare il Consiglio giudiziario. Per il secondo punto il Consiglio di Stato ritenne che si sarebbe dovuto astenere dal convocare il consiglio poiché il parere lo riguardava direttamente.
Valutazioni che il Csm non ha condiviso, mettendo nero su bianco una lettura diversa: «Quanto affermato in sentenza non appare condivisibile poiché risulta dal verbale della seduta del 20 maggio 2019 come il dottore Tanisi non vi abbia partecipato, nè abbia conseguentemente partecipato alla successiva deliberazione dell’organo relativamente al parere attitudinale a lui riferito», hanno osservato i componenti della quarta commissione del Csm nell’istanza presentata al plenum. «Essendo stata la seduta presieduta dal dottore Romano, di talché non appare corretto affermare che il parere reso sia illegittimo in virtù della menzionata violazione del dovere di astensione del controinteressato».

La convocazione del Consiglio di Stato


Indicazioni sono arrivate anche in merito alla convocazione definita illegittima dal Consiglio di Stato: «Deve rilevarsi che essa è avvenuta in data 9 maggio 2019, mentre la stessa sentenza dà atto del fatto che il dottore Vetrone, nominato presidente della Corte d’Appello in luogo del dottore Tanisi, ha assunto le relative funzioni solo il 24 maggio 2019. Così che in questo lasso temporale il controinteressato ha ritenuto, sbagliando secondo il Consiglio di Stato, di dover continuare a svolgere la propria attività per il disbrigo degli affari correnti, qualificando in detti termini la convocazione del Consiglio giudiziario per discutere 14 punti posti all’ordine del giorno e non già solo della resa del menzionato parere attitudinale specifico».
Dunque la battaglia per la presidenza del Tribunale di Lecce prosegue sia sul fronte del Consiglio di Stato che su quello del Csm.

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