Accusato di avere palpeggiato una bambina nel retrobottega del suo minimarket: assolto da ogni accusa commerciante salentino

Accusato di avere palpeggiato una bambina nel retrobottega del suo minimarket: assolto da ogni accusa commerciante salentino
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 13:36

Assolto «perché il fatto non sussiste»: hanno deciso così i giudici della prima sezione penale del tribunale di Lecce (presidente Stefano Sernia, a latere Maddalena Torelli e Giovanna Piazzalunga) nel processo che vedeva imputato un commerciante di Trepuzzi, Francesco Perrone, 72 anni, accusato di aver palpeggiato e molestato una bambina di 9 anni nel retrobottega del suo minimarket in paese. Il pubblico ministero della Procura di Lecce, Giorgia Villa, aveva chiesto, per lui, la condanna a 8 anni.

i legali della famiglia della bambina, gli avvocati Viola Messa e antonio Romanello, e dell'imputato, gli avvocati Antonio Savoia e Luigi Covella.

Perrone fu arrestato, ai domiciliari, il 13 settembre del 2019 con l’accusa di violenza sessuale aggravata dall’età della vittima.

Secondo l'accusa, nel mese di luglio, aveva infilato le mani sotto l'abito della piccola - da lui definito “sconcio” -  per palpeggiarla e ripagarla poi con delle gomme da masticare, raccomandandosi di non dire nulla alla mamma. L’inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Rosaria Micucci, e dai carabinieri della stazione di Trepuzzi raccolse le testimonianze della bambina, dei genitori e della nonna, oltre a quelle di altre persone del posto. 

Francesco Perrone, conosciuto a Trepuzzi come Franco, chiese ed ottenne di essere interrogato. Finendo tuttavia per aggravare la sua situazione, come rilevò il giudice per le indagini preliminari Giulia Proto nell’ordinanza di custodia cautelare: «Così come stigmatizzato dal pubblico ministero, merita di essere evidenziata l’espressione utilizzata dall’indagato che parla di magliettina “sconcia” indossata dalla minore, in quanto questa avrebbe lasciato intravedere il “seno” della piccola. Dalle immagini fotografiche della piccola, riprodotte nella consulenza tecnica e nella trascrizione delle dichiarazioni rese, nonché dalle stesse osservazioni della psicologa, così come riportate nella propria relazione, appare evidente che...è una bambina esile e minuta. E dimostri ancora una età minore di quella reale. Lascia pertanto quantomeno perplessi l’utilizzo del termine “sconcio” e del termine “seno”, con riferimento ad una minore di così tenera età e di tali fattezze fisiche, certamente ancora molto acerbe ed inidonee a suscitare normali istinti sessuali in un maschio adulto».

Sempre quel giorno di luglio, il padre della bambina avrebbe poi raggiunto il negozio e il commerciante - sempre secondo l'accusa - ancora prima che aprisse bocca, avrebbe affermato: «Aspetta, aspetta, che mo’ ti spiego», senza tuttavia riuscire a fermare il genitore che gli assestò due ceffoni.

Oggi la sentenza di assoluzione. La famiglia della bambina era rappresentata dagli avvocati Viola Messa e Antonio Romanello. Perrone, invece, dagli avvocati Antonio Savoia e Luigi Covella.

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