Sulla sentenza Nardi scoppia la bufera: l'Anm parla di attacco a giudici a pm

I momenti successivi alla lettura del dispositivo Nardi
I momenti successivi alla lettura del dispositivo Nardi
di Roberta GRASSI
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Domenica 3 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:13

Non è tanto il merito del provvedimento e l’annullamento a Lecce della condanna a 16 anni e 9 mesi dell’ex gip di Trani, Michele Nardi, ad aver sollevato un polverone quanto i commenti a caldo, dopo la sentenza. 
La parola “ignobile” accostata alla decisine di primo grado e un lungo post su facebook di uno dei legali, Carlo Taormina, che ha puntato il dito contro pm e giudici salentini. 
Il post ha fatto il giro delle chat, e ha suscitato commenti durissimi di quanti hanno ritenuto, tra le toghe di ogni genere, che vi fossero profili diffamatori. 

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La reazione dell'Anm

L’altro legale di Nardi, Domenico Mariani, ha voluto specificare di non aver mai utilizzato in prima persona la parola “ignobile” e di aver espresso in termini diversi la propria opinione su quanto accaduto. 
Nel dibattito è intervenuta anche la giunta esecutiva distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) con una nota firmata dalla segretaria, Laura Orlando: «All’indomani della decisione della Corte di Appello di Lecce in merito al procedimento che vede coinvolto, tra gli altri, Michele Nardi, già condannato in primo grado alla pena di sedici anni e nove mesi di reclusione, alla luce degli articoli di stampa che si sono succeduti, appaiono doverose alcune precisazioni» è la premessa. Quindi il preciso riferimento a ciò che è stato detto dopo: «Il tenore delle dichiarazioni espresse e le reazioni alla decisione della Corte comparse sulla stampa locale superano il pur legittimo diritto di critica, sconfinando in un attacco gratuito verso il lavoro dei magistrati che si sono impegnati sia durante la fase delle indagini preliminari che nel corso del lungo e complesso dibattimento». Il riferimento è ai commenti espressi da uno dei difensori. 
La presa di posizione è perentoria: «Definire la sentenza emessa dal Tribunale di Lecce “ignobile”,- va avanti - tacciare di incompetenza, o quantomeno di superficialità, lo studio e l’analisi delle carte processuali compiute da quei magistrati rappresentano messaggi fuorvianti per la collettività e sono frasi gravemente lesive della loro professionalità, e dunque di quella dei tanti colleghi che ogni giorno, in silenzio, svolgono il proprio lavoro nel rispetto delle parti e dei principi imposti dalla Costituzione e dalla Legge, primo fra tutti quello della presunzione di innocenza». Quindi la notazione finale, su questioni di procedura e la precisazione: «A tale proposito va evidenziato - conclude - che il provvedimento della Corte di Appello si è limitato, senza affrontare il merito, a declinare la propria competenza, con trasmissione degli atti a Potenza per il prosieguo, risolvendo in via preliminare una delle questioni sollevate dalla difesa, come previsto dal codice di rito, proprio nel rispetto e a garanzia dei diritti delle parti, ed in primo luogo di quelli dell’imputato». Solo una questione formale, insomma. Il merito non è stato discusso. 
Tuttavia l’Anm locale ha ritenuto «doveroso» l’intervento al fine di «ricondurre nei giusti confini la vicenda, esprimendo piena solidarietà ai magistrati coinvolti ingiustamente lesi dai toni di talune dichiarazioni». 

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Condanna anche dagli avvocati


Ma anche dal mondo dell’avvocatura salentina, sono giunte considerazioni di disapprovazione dei toni utilizzati. 
Toni ritenuti «offensivi per i magistrati, per il pubblico ministero, frasi e parole fuori luogo» da Ubaldo Macrì, componente della Giunta nazionale delle Camere penali italiane. 
Dal punto di vista disciplinare, ha specificato: «Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, ma c’è un codice deontologico che invoca alla dignità e al reciproco rispetto nel rapporto tra magistrati e avvocati. Non è stato questo il caso». 
Anche il penalista, come ha fatto anche l’Anm, ha poi rilevato che la Corte si è espressa su «questione processuale, come moltissime se ne analizzano ogni giorno».

Nulla di eccezionale, dal punto di vista tecnico. «Non ci sono state assoluzioni - ha commentato - non è un provvedimento sul merito. In ogni caso non è consentito agli avvocati di reagire così. Del resto nel nostro ambiente non si è mai arrivati a tanto. I rapporti sono corretti. Quando una decisione assunta non è favorevole la si accetta o la si impugna quando è possibile. Senza mai oltrepassare il limite».

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