Tragedia del San Cosimo «In cerca della verità a 31 anni dal naufragio»

Tragedia del San Cosimo «In cerca della verità a 31 anni dal naufragio»
di Antonella MARGARITO
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Giovedì 15 Dicembre 2022, 09:53 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 03:56

«La rassegnazione? Non c'è. Non c'è a causa di quei corpi mai ritrovati, non c'è perché per noi la tesi dell'errore umano, con la quale alla fine è stata liquidata tutta la faccenda, non ha mai convinto. L'errore umano può succedere, ma posto che mio padre era un marinaio espertissimo, troppe cose strane sono accadute nei giorni successivi all'affondamento del peschereccio». Non c'è pace per Loredana Abbate, non se ne fa una ragione quella donna che quel funesto giorno di 31 anni fa, nell'affondamento della San Cosimo II, in un frazione di attimi, perse il marito Ovidio Buccarella di 27 anni, il papà Franco Abbate di 52 anni, il fratello Antonio di soli 19 anni, tutti di Gallipoli.

Un dolore che si rinnova


Sono passati 31 anni e per 31 lunghi anni, ogni 12 dicembre si rinnova quel dolore, quella ferita che continua a sanguinare e che forse in qualche modo si sarebbe rimarginata pur con una enorme cicatrice, se solo i corpi di suo marito e suo fratello si fossero ritrovati e avessero potuto riposare non in fondo al mare ma in un sepolcro dove poter portare un fiore.

Ma in quella tomba di famiglia, dove riposa il padre di Loredana, l'unico che il mare ha poi restituito dopo qualche giorno, e la madre morta 14 anni fa nel dolore di aver perso un marito, un figlio e un genero, di Antonio e Ovidio ci sono solo le foto. Anzi il volto di Antonio è impresso nella vetrata della cappella.

Loredana perse marito, padre e fratello

«È l'unica consolazione - dice Loredana - sembra strano, assurdo, ma quanto accadono queste cose, quando una persona non rivede il corpo del proprio caro, è come se in fondo in fondo rimanesse sempre un lumicino di speranza. Intanto la vita continua e continua grazie ai nipoti (oggi Loredana è una giovanissima nonna, ndr). È stato proprio mio nipote a voler portare oggi la corona d'alloro per nonno Otitio, ha detto, a mio fratello che come ogni anno l'ha donata al mare nel punto dell'affondamento. È una strana storia quella della San Cosimo II e di quella donna, Loredana che all'epoca aveva una bimba di due anni ed era incinta della seconda figlia, che non ha mai conosciuto il padre. Una storia che ha ispirato anche un film Sea sisters, ancora in produzione, e la cui realizzazione è stata anche supportata del comune di Gallipoli. La regia è di Brunella Filì. Mannaggia lu bisogno , dicono i vecchi, perché, quel giorno, Franco Abbate non doveva proprio uscire con il peschereccio. La famiglia era in festa e si doveva partecipare tutti ad un matrimonio. «Ma era una bellissima giornata - racconta Loredana - una giornata giusta per prendere qualcosa e venivamo da un lungo periodo di brutti tempi, per lunghi giorni niente pesca, niente soldi per portare avanti la famiglia. Allora papà decise di uscire comunque per poi andare al matrimonio nel primo pomeriggio». «Ci vediamo alla festa», disse Ovidio mentre salutava la moglie Loredana. E che festa. A quel matrimonio non andò più nessuno.

 


Il peschereccio, affondò le cause rimasero un po' avvolte nella nebbia. Si parlò al lungo della possibilità che la causa fosse riconducibile ad un sottomarino che entrato nella rete avesse potuto tirare a fondo nell'arco di pochi secondi il peschereccio. Sembra che un attimo prima dei pescatori che erano vicini avessero salutato il capobarca, un attimo dopo la barca non c'era più. Scomparso. «Non sono mai stata convinta dell'errore umano, troppo caos intorno a questa storia, la Rai che ne fece un evento mediatico i sub robot, il perito proveniente da Ustica , e tanto altro che magari non si può nemmeno raccontare. Per un errore umano tutto questo movimento? No, la rassegnazione non è per me, e nemmeno per mio fratello che ha voluto continuare il mestiere di papà».


Il relitto giace sul fondo a 470 metri di profondità a oltre sei miglia fuori Gallipoli, la sua presenza si sente quando ogni tanto su di esso si incagliano le reti dei pescatori. Che di tanto in tanto hanno ritrovato nelle loro reti un giubbotto, i pantaloni, altri indumenti, uniche consolazioni per Loredana che pure in questi anni è stata tante volte chiamata al riconoscimento di corpi ritrovati in mare. Ma si trattava esclusivamente di poveri migranti. Ovidio e Antonio sono ancora là, con la loro verità.
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