Tra pop, rock, jazz e rap è tutta un'altra Taranta

Tra pop, rock, jazz e rap è tutta un'altra Taranta
di Azzurra DE RAZZA
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Domenica 26 Agosto 2018, 10:26

La musica parte da un silenzio. Per le quarantatré vittime del crollo del ponte Morandi a Genova. Per le dieci dell'incidente seguito all'esondazione del torrente Raganello, sul Pollino, in Calabria. La Notte della Taranta comincia così, con sul palco schierati i sindaci della Grecia Salentina in fascia tricolore e tutti i componenti principali del sistema di sicurezza italiano. Sono il generoso cuore italiano, lo stesso che in questa serata garantisce che tutto proceda per il meglio dice il sindaco di Melpignano Ivan Stomeo, prima di chiedere il silenzio in ricordo delle vittime delle due tragedie. Una fotografia toccante della distesa di presenze. Poi la musica.
La musica di un'altra Taranta, ancora tra applausi, sorrisi, baci e abbracci di ritmo e melodia, strofe a tempo di tamburello e mani battute in alto, dall'ultima fila di musicisti sul palco, all'ultimo spettatore in fondo in fondo, a un chilometro di distanza. Quella firmata da Andrea Mirò è stata una mescla molto familiare di pezzi di tradizione, tra pop, rock, jazz e rap, con una abbonante manciata di brani mai eseguiti, tra cui quelli autoriali portati da alcuni degli ospiti di questa edizione, scritti apposta per lo show 2018. È stata semplicemente un'altra Taranta, per il secondo anno fortemente caratterizzata dalla presenze delle parature di luci sul palco, spettacolo nello spettacolo, così come il corpo di ballo, essenziale ed ficcante sulle coreografie di Massimiliano Volpini. L'anima dell'evento rimangono le indispensabili voci e i rodati musicisti dell'Orchestra Popolare, molti dei quali nell'organico della Taranta fin dalle primissime edizioni. A loro si è unito, ospite 2018, operativo per gran parte delle prove, anche il trombettista di Vasco, Frank Nemola, d'origini leccesi. Così è andata un'altra edizione, in scena ieri notte, dalle 22.30, per piene quattro ore. Tra le immagini più belle di questa Notte della Taranta 2018, ci sono quelle che fanno venire i brividi di nostalgia per rughe profonde sul viso cantante di chi non c'è più. Vorrei volare, sulla finestrella tua vorrei venire da Uccio Aloisi ad LP, in una versione ricca di ambienti sudamericani. La cantautrice italoamericana Laura Pergolozzi tra gli ospiti internazionali della storia della Taranta è probabilmente il più popolare, tant'è che sul ritornello di Lost on you il pubblico non l'ha certo lasciata sola. Con l'Orchestra Popolare ha interpretato la versione pizzicata della sua hit intenzionale ma anche Pizzicarella, accompagnata dal coro e da una suggestiva coreografia di ballerine popolari salentine sulla scena.
La Taranta da ascoltare, da ballare e da guardare. Visivamente a caratterizzare questa edizione la presenza del gruppo di cantanti e danzatrici del paese indiano dei Maharajà, i Dhoad Gypsie of Rajastan, custodi di una cultura che si tramandano di famiglia in famiglia da trecento anni. Sono stati la parte più colorata e vivace di questa edizione, su brani simbolo come Fiori di tutti i fiori, regalando anche pezzi del loro scrigno tradizionale. Bella poi l'interazione con i salentini Aprés la Classe su Kalos Irtate, Benvenuti, nuovo brano composto proprio per la Taranta e dedicato al delicato tema dei migranti. Cesko, Puccia e Combass, quest'ultimo già tra i musicisti della Taranta, hanno fatto ballare anche con Pizzica di San Vito e Pupidhhi, con i loro profumi ritmati di Sud America.
È stata un'edizione donna che ha saputo lasciare il palco a forti voci d'uomo. Tra questi due partenopei. La ricorderemo per le frasi rap di Clementino, in un divertente gioco con le voci di casa nostra a suon di stornelli, e per la forza profonda dell'interpretazione di Enzo Gragnianiello, che in Na Nì Na ha saputo mescolare il nostro e il suo e in Beddha ci stai luntanu rievocare l'ancenstrale. Accanto a lui un altro ospite atteso e prezioso come il sassofonista, partenopeo pure lui, James Senese. Tra le novità più belle, la presenza del cantautore salentino Mino De Santis, che porta di fronte agli Agostiniani l'eleganza di poesia e musica in lingua dialettale.

Con il suo stile di cantore della più comune quotidianità, si fa interprete di nuovi testi scritti ad hoc per Taranta tra cui l'omaggio a Lu riusciu te lu mare. Nella Taranta 2018 c'è tanto griko ma anche incursioni yoruba, lingua minoritaria degli antenati dell'Africa occidentale, grazie al contributo di Yilian Cañizares, musicista cubana naturalizzata svizzera, violinista e voce non comuni. Se c'è qualcosa che spicca inesorabile d'energia è il salentino Antonio Castrignanò, rimane il fomentatore su tutti, quest'anno con tre brani del suo repertorio tra cui la nuovissima La Caddhina, l'immancabile Aria caddhipulina e un fortissimo Mara la fatia. La 21esima Taranta lascia poi passare evidentemente anche temi delle precedenti edizioni, come per Fiori di tutti fiori in versione Sparagna, e Fimmene dell'edizione Consoli. È un viaggio. Le tappe sono la storia, anche di un'altra Taranta.

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