Scatole e matrioske, intrecci di fatture e rapporti societari con sfumature di evasione fiscale, turbativa d’asta, autoriciclaggio e truffa in danno della Regione Puglia per un importo di 3 milioni 570mila euro. Chiesto il processo per la famiglia Mazzotta di Carmiano. Tra gli imputati almeno due nomi eccellenti: il padre Giancarlo, ex sindaco di Carmiano, e il figlio Paride, consigliere regionale di Forza Italia (ed è la prima volta che spunta il suo nome in modo diretto). In tutto sono 18 le persone fisiche per le quali ha chiesto il rinvio a giudizio il pubblico ministero della Procura di Lecce, Donatina Buffelli. Coinvolte a che sei società: a tutti è stato notificato l'avviso della fissazione dell'udienza preliminare: 18 marzo prossimo, davanti al giudice Alessandra Sermarini.
Valore aggiunto
In quella sede la giudice valuterà se è vero che ci sarebbero state irregolarità sui redditi e sul valore aggiunto per un milione e 400mila euro per alcune aziende: la Giordano Infissi, la Pgh Barone per oltre 9 milioni tra il 2017 e il 2018. Il tutto tramite una cartiera, la Europa Costruzioni, che sarebbe stata messa su proprio per compiere le operazioni ritenute irregolari dal pubblico ministero. Secondo l'accusa attraverso un giro di fatturazioni sarebbero state documentate spese gonfiate per i lavori di ristrutturazione della struttura Barone di Mare, in località Torre Saracena di Torre Dell'Orso, marina di Melendugno del Salento. Da qui anche la possibilità di concorrere a ottenere un finanziamento della Regione, 3 milioni e 570mila euro, l’importo massimo previsto, per poter inserire nel novero anche lavori che non avrebbero potuto essere coperti dal contributo. Della truffa in danno della Regione rispondono Giancarlo, Hermes, Greta e Paride Mazzotta, poi Luciana Quarta, Niceta Camassa e Pierpaolo Calabrese.
La truffa
Secondo la Procura sarebbe stato posto in essere un “meccanismo fraudolento nello schema tipico della frode carosello”. Una società cartiera priva di organizzazione aziendale, priva di organizzazione aziendale e intestata a soggetti prestanome, sarebbe stata frapposta tra committente ed esecutore dei lavori per «consentire – è riportato nelle carte – indebite detrazioni d’imposta o sovraffatturazioni». Le imposte così, tra i vari passaggi «non sono mai versate all’Erario, che non solo non incasserà mai un’imposta – è specificato – ma si vedrà costretto a riconoscere un corrispondente credito al beneficiario della fatturazione fittizia».
A questo si sarebbero aggiunte alcune dichiarazioni non veritiere per indurre in errore la Regione che ha ammesso la domanda della società Pgh Barone di Marre e ha concesso alla stessa quasi poco più di tre milioni e mezzo di euro su un importo complessivo di opere da realizzare pari a quasi 9 milioni.
L'albergo
Viene inoltre contestata una turbativa d’asta nelle procedure d’acquisto del complesso aziendale della società “Li Tamari” che si trova a Torre dell’Orso, nell’ambito di una procedura esecutiva.
Autoriciclaggio
Infine, c’è ipotesi di autoriciclaggio agganciate al resto delle contestazioni: l’accusa è quella di aver utilizzato denaro proveniente da altri reati, appunto quelli di cui si è parlato, per occultarne la fonte. Questa ricostruzione sarà ora valutata dal giudice per l'udienza preliminare per stabilire se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio della Procura o di non luogo a procedere del collegio difensivo composto da Paolo Spalluto, Andrea Sambati, Stefano De Francesco, Roberto Sisto, Saverio Sticchi Damiani, Francesco Vergine, Giuliano Fina, Enrico Cimmino, Pantaleo Cannoletta, Claudio Di candia, Giovanni Colomba, Dimitry Conte, Massimo Manfreda, Antonio Savoia, Maurizio My, Giuseppe Romano, Luigi Covella, Antonio Luceri e Maria Luce Greco. Una delle persone che ha sporto denuncia-querela chiederà di costituirsi parte civile con l'avvocato Salvatore De Mitri.