Come entra uno spillo o come vengono arrotolati i petali. Basta un dettaglio per rendere ogni rosa un pezzo unico al mondo. «Non potremmo mai realizzarle in serie, non è industria, ma arte», spiega Marco Fersino Ribeiro Amorim, cui è stata tramandata l'arte antica del tombolo, rifiorita sull'abito più importante della sfilata Cruise Dior 2021 in Piazza Duomo a Lecce, il 22 luglio scorso. Rose e farfalle ecrù venute fuori dalle mani di Marilena Sparasci, 74 anni, e del suo socio e allievo, Marco, 39, poi cucite a mano su corpetto e gonna lunga color cipria.
A distanza di due mesi da quell'evento internazionale, le associazioni di categoria si interrogano su come far nascere una nuova generazione di ricamatrici. Se ne parlerà oggi a Gallipoli, in un convegno organizzato dalla Uiltec di Lecce, sindacato dei lavoratori tessili, dell'energia e della chimica, in collaborazione con il Coordinamento regionale Pari opportunità della categoria. Si rifletterà anche sul futuro del settore moda pugliese, dopo il successo della sfilata Dior, e sulla possibilità di creare una nuova generazione di imprenditorialità femminile. Partendo dall'esperienza di Marilena Sparasci, di Tricase, che con le sue creazioni è riuscita ad incantare la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri.
«Marilena è la mia insegnante - racconta Marco Fersino - a lei devo tutto quel che so di questa antica arte. La collaborazione con Dior è nata quasi per caso: Chiuri, originaria del Salento, cercava delle merlettaie e si è imbattuta in Marilena, grazie alla segnalazione di una giornalista. È venuta a incontrarla, a vedere i suoi manufatti ed è rimasta a bocca aperta. L'ordine è arrivato dopo tre giorni. Abbiamo cominciato a lavorare proprio nel periodo di lockdown, dal primo marzo fino all'ultima consegna, il 19 luglio: tre giorni prima della sfilata abbiamo consegnato gli ultimi pezzi». Un lavoro che ha portato via molte ore al giorno, realizzato in casa. «Le nostre rose, farfalle e foglie, circa 250 pezzi, sono state applicate su un abito speciale, ispirato al celebre giardino di Christian Dior e ad un magnifico abito del 1949». Quattro mani non sono bastate a rispondere a tutte le richieste della Casa di Moda che avrebbe voluto molti più pezzi. Per questo l'idea di una scuola del tombolo è tornata prepotentemente. È il sogno di Marilena da più di 20 anni. E da più di 20 anni sa bene quanto possa essere difficile trasformarlo in azione.
Fersino è arrivato nei primi anni 2000: agrario, portava curriculum in giro finché si è imbattuto in questa signora forte e diretta, che aveva tanto da insegnare. Le ha chiesto di diventare suo allievo e così è stato. «Ha sempre cercato di far capire a tutti che il tombolo poteva aprire molte strade - aggiunge Fersino, suo socio in Ribeiro Art - purtroppo non è mai stata ascoltata, ha trovato solo muri di gomma. Lavoriamo già da tempo a idee nuove, cerco di portare il tombolo nell'arte. Vorremmo creare un laboratorio a Tricase. Il tombolo - conclude - non può essere riprodotto in serie, non c'entra con l'industria, il bello dell'artigianalità sta nell'unicità dei pezzi, ma è legato a doppio filo con la moda. E l'interesse di brand internazionali come Dior lo ha dimostrato. Questo potrebbe essere il momento giusto per riprendere in mano quei progetti».
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