Le merci da Lecce a Helsinki sui carri ferroviari: 4 milioni per i binari dello scalo di Surbo. Una via d'uscita dall'isolamento

Le merci da Lecce a Helsinki sui carri ferroviari: 4 milioni per i binari dello scalo di Surbo. Una via d'uscita dall'isolamento
di Pierpaolo SPADA
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 11:01

Nel 2022, le imprese salentine potranno far viaggiare da Lecce a Helsinki e viceversa i propri tir carichi di merce a bordo dei carri ferroviari. Un passo decisivo per uscire dall'isolamento. Il Salento sta, infatti, per essere allacciato alla Rete Transeuropea di Trasporto (Ten-T) lungo il corridoio ferroviario Scandinavo-Mediterraneo che attualmente si estende dalla capitale finlandese a La Valletta (Malta) passando per Taranto e Bari. E ciò grazie all'adeguamento della linea Bari-Surbo alla sagoma P/C 80, ossia la dimensione del rotabile ferroviario sul quale è possibile far viaggiar, con i container, anche i semirimorchi di altezza massima (4,10 metri), la stessa che spiana il terreno all'estensione della cosiddetta autostrada viaggiante.

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Si tratta di un'innovazione dal potenziale peso storico per questo territorio e in relazione alla quale assume assoluta rilevanza di opportunità il rilancio dello Scalo merci di Surbo chiuso da 18 anni e ora tornato al centro dell'agenda politica sull'onda lunga dei possibili scenari spalancati dal Recovery Fund. Oggi, in videoconferenza, la Regione incontrerà i vettori ferroviari italiani ai quali chiederà disponibilità e supporto al progetto di ripristino della piattaforma logistica salentina. Ne aveva offerto esclusiva anticipazione su queste pagine l'8 gennaio il presidente dell'Autorità del sistema portuale Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, che già nel 2017 aveva suggerito l'intervento sul tratto Bari-Surbo nel documento di sviluppo e proposte finalizzato alla definizione del Piano regionale delle Merci e della Logistica. A fronte di un importo per lavori pari a 4 milioni di euro, se ne preveda l'attivazione entro il 2021. Tuttavia, fino al gennaio 2018 l'investimento risultava non ancora finanziato.

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Interpellato da Quotidiano, la società Rete Ferroviaria Italiana (soggetto esecutore) ha confermato che l'opera rientra nei piani della società e che sarà a breve realizzato e attivato: «A dicembre 2021 - ha fatto sapere Rfi - saranno completati i lavori di adeguamento alla sagoma P/C 80 della linea Bari-Brindisi. L'attivazione è subordinata alla sostituzione del ponte delle Fal (Ferrovie Appulo Lucane) a Bari Centrale», l'ex assessore regionale ai Trasporti, Giovanni Giannini, ne prevedeva la sostituzione entro il 2020. «Entro il 2021», è stato poi aggiunto da FS, «saranno completati anche i lavori di adeguamento sulla linea Brindisi-Surbo».


Il cambio di passo è notevole. Attualmente, infatti, la linea Bari-Surbo consente su il cosiddetto trasporto convenzionale di merci su ferro: i classici pallet da 80x120, per intenderci. Ma anche il trasporto di high cube, cioè i container alti non più di 3 metri e 75 centimetri, in quanto la stessa linea è attualmente adeguata alla sagoma P/C 45. Tra quest'ultima e la sagoma P/C 80, lo scarto in altezza è pari, dunque, a 35 centimetri, ovvero la distanza che oggi regna tra gli standard esistenti e quelli europei, ai quali l'Ue invita appunto ad adeguarsi; 35 centimetri che consentirebbero il trasporto da Lecce al Nord Europa di qualsiasi prodotto, anche di quelli di ampie dimensioni che escono dalle fabbriche metalmeccaniche o dalle aziende del legno e dell'arredo. Meglio tardi che mai. Quello tra Bari e Lecce è di fatto l'unico tratto ferroviario non ancora adeguato alla sagoma P/C 80. Anche la Sicilia n'è dotata, e sull'asse adriatico tra Ancona e Termoli i lavori sono in corso.
Se oggi le imprese salentine sono costrette a trasportare su gomma le proprie merci fino a Bari per raggiungere il Nord Italia e l'Europa o per imbarcarle verso Asia e Medio Oriente, tra circa un anno lo potranno fare direttamente dalla zona industriale di Lecce Surbo, con netto risparmio di tempo e denaro.

Poco più di un terzo di un metro (35 metri) che può cambiare le sorti di un intero sistema imprenditoriale votato al 91% al trasporto su gomma (dati dall'indagine campionaria del 2018 a cura del dipartimento di Economia e Finanza dell'Università A.Moro di Bari) e che ancora oggi è costretto a investe i propri profitti nell'acquisto di mezzi gommati, pur godendo all'interno del proprio sito produttivo (vedi Cnh, ma non solo) di un binario collegato alla rete ferroviaria. E già, perché in passato lo Scalo di Surbo ha provato in tutti i modi a funzionare, ma senza successo. Se sia l'alba di nuova era è forse presto per dirlo.


Il programma è tracciato e finanziato. Ora si tratta di attuarlo. Il ventaglio di opportunità che offrirebbe sarebbe ampissimo. Nel cuore del Nord Italia, il corridoio Scandinavo-Mediterraneo si intreccia, infatti, a quello Baltico Europeo (Veneto-Austria-Polonia-Estonia), a quello Mediterraneo (Spagna-Francia-Italia, Ungheria) e a quello denominato Reno-Alpi, tra Genova e Amsterdam. Nuove arterie per il futuro.

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