Terra fragile dal Gargano al Salento: 230 comuni a rischio idrogeologico

Terra fragile dal Gargano al Salento: 230 comuni a rischio idrogeologico
di Nicola QUARANTA
3 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Novembre 2018, 11:26 - Ultimo aggiornamento: 16:59

Piove: e lo Stivale affonda. Da Nord a Sud. Una villetta sommersa dall'acqua e dal fango del fiume Milicia, vicino a Palermo, con 12 vittime, è l'ultimo di una serie di disastri che regolarmente investono vaste zone d'Italia a causa del maltempo ma anche di un dissesto idrogeologico che rende il territorio sempre più fragile in assenza di un controllo e di una prevenzione adeguati. Da lunedì scorso sono in totale 30 le persone che hanno trovato la morte a causa del maltempo. Un tristissimo bollettino di guerra.
I preavvisi della Protezione civile e la diffusione dell'allerta non sono stati sufficienti ad evitare, dalle Alpi alla Sicilia, i disastri causati dalle alluvioni, complice un territorio, in diverse zone del Paese, reso fragile dagli abusi edilizi e compromesso da una carente manutenzione dei canli di scolo delle acque.
Stando all'ultima fotografia fornita da Ispra, «il territorio urbanizzato, che negli anni 50 del secolo scorso pesava per il 2,7% delle superfici, nel 2017 dilaga su oltre 2,3 milioni di ettari, il 7,7% del territorio nazionale. Negli anni dal dopoguerra ad oggi si è impermeabilizzata una superficie doppia di quella cumulata nei duemila anni precedenti. Così lo scenario del dissesto idrogeologico in Italia è da brividi: nel 2017 è a rischio il 91% dei comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità. Aumenta la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (+4%). Tali incrementi sono legati a un miglioramento del quadro conoscitivo effettuato dalle Autorità di Bacino Distrettuali con studi di maggior dettaglio e mappatura di nuovi fenomeni franosi o di eventi alluvionali recenti.
Complessivamente, il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore rischio. Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre un milione) in zone alluvionabili nello scenario medio.
Un quadro che non risparmia certo la Puglia. Tra le aree a maggiore pericolosità idraulica spicca la provincia di Foggia (4,6%), seguita a ruota da Bat (4,9%), Taranto (4,4%), Bari (1,9%), Brindisi (1,8%) e Lecce (1,3%). Ma quello che è certificato, stando ai dati dell'Ispra, che quasi tutti i Comuni presentano aree a pericolosità da frana e idraulica: 58 a Foggia, 37 a Bari, 27 a Taranto, 19 a Brindisi 79 a Lecce, 10 nella Bat.
Lo Stivale, dunque, Tacco compreso, è sempre più fragile e insicuro. E anche a causa dei cambiamenti climatici, ricorda Legambiente, sottolinenando come il consumo di suolo rappresenti un problema irrisolto.
Legambiente aggiunge che «tra il 1944 ed il 2012 sono 61,5 i miliardi di euro spesi solo per i danni provocati dagli eventi estremi nel territorio italiano, e l'Italia è tra i primi Paesi al mondo per risarcimenti e riparazioni di danni da eventi di dissesto con circa 3,5 miliardi all'anno».
Ciononostante «ancora oggi continua imperterrita, soprattutto in ambiente urbano la sottrazione di suolo libero per processi di crescita edilizia, anche a causa della mancanza di una normativa nazionale che intervenga in questo settore», attacca Legambiente, criticando anche la proposta «dell'ennesimo condono edilizio contenuto nel decreto Genova in discussione in Parlamento in queste settimane. Quel che è peggio: il consumo di suolo e le nuove edificazioni continuano a riguardare anche le aree considerate a rischio idrogeologico, nonostante i vincoli esistenti.
Il dossier «Ecosistema rischio» di Legambiente riporta come, «nonostante nel 78% dei casi (1.145) le perimetrazioni definite dai Piani di Assetto Idrogeologico (Pai) sono state integrate ai piani urbanistici, nel 9% delle amministrazioni si è continuato a costruire nelle aree a rischio anche nell'ultimo decennio. Una gestione «dissennata - afferma Legambiente - che continua ad esporre al rischio milioni di persone: 7.275 comuni sono a rischio per frane e alluvioni (Ispra 2018) e circa 7,5 milioni di abitanti che vivono o lavorano in aree a rischio frane o alluvioni. Su scala nazionale addirittura il 13% delle famiglie italiane vive in aree a rischio idrogeologico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA