Gli staccano un orecchio, poi tentano di ucciderlo: «Sei frocio». Accusati in cinque: due militano in CasaPound

Gli staccano un orecchio, poi tentano di ucciderlo: «Sei frocio». Accusati in cinque: due militano in CasaPound
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 9 Gennaio 2020, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 10:12
Sotto inchiesta con l'accusa di avere pestato due volte nella stessa notte un omosessuale fino a quasi ammazzarlo. In cinque rispondono di tentato omicidio con l'aggravante di avere commesso il fatto agendo con crudeltà, consistita nel percuotere la vittima e discriminarla in ragione del suo orientamento sessuale. Quattro turisti e un salentino gli indagati nell'inchiesta del pubblico ministero della Procura di Lecce, Luigi Mastroniani (del pool fasce deboli) e dei carabinieri della stazione di Poggiardo, sull'aggressione subita da un uomo di 43 anni nel cuore della movida estiva. La notte del 10 agosto dell'anno scorso, a Santa Cesarea Terme. Tutti figli di professionisti, tutti giovanissimi, tutti studenti o ex studenti della Cattolica di Milano. Due sono militanti di CasaPound.

Si tratta di E.S., 26 anni, di Trepuzzi, il salentino. E poi i milanesi R.F., 22 anni; C.B., 24 anni; S.D.A, 23 anni; e B.F., 20 anni. Militanti del movimento politico di estrema destra sia C.B che B.F. Sono difesi dagli avvocati Michele Palazzo, Jacopo Cappetta e Carmelo Scambia. Rispondono tutti in concorso di avere picchiato una prima ed una seconda volta quell'uomo, per via della sua identità sessuale: «Frocio, ricchione», le parole con le quali lo avrebbero apostrofato prima, durante e dopo l'aggressione. Picchiando duro, picchiando in gruppo. In cinque nel branco. Tirandogli talmente con forza il lobo dell'orecchio sinistro da staccarglielo. Ed a nulla valse l'intervento di un passante, al quale quell'uomo si era rivolto, disperato, dopo la prima aggressione.

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L'inchiesta racconta un episodio grave per l'efferatezza ed il movente che l'avrebbe scatenato, avvenuto nelle nottate clou della scorsa estate al termine di una festa in un locale ritenuto fra i più prestigiosi della costa adriatica. A quella festa parteciparono E.S. con i quattro amici in vacanza in quei giorni nel Salento. Il gruppo ad un certo punto si divise: uno di loro aveva alzato troppo il gomito e preferì tornare in macchina, per smaltire la sbornia con un paio di ore di sonno. Finita la festa, gli altri quattro lo raggiunsero al parcheggio. Da questo punto in poi della serata, esistono due versione diverse: quella degli inquirenti e quella di E.S. l'unico degli indagati disposto a rispondere alle domande del magistrato. Gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo il 26enne salentino, trovarono quell'uomo riverso in macchina sul loro amico, mentre gli praticava un rapporto orale. L'aggressione, a proprio modo di vedere, sarebbe stata scatenata dalla sua reazione sfrontata.

Il capo di imputazione non ha dato rilevanza a questa circostanza riferita da uno degli indagati, non la cita affatto. Insiste, invece, sulla sequenza con cui si sarebbe consumato il pestaggio: un pugno sull'occhio sinistro che lo fece crollare. E mentre era a terra partirono gli insulti per sottolineare con disprezzo il suo orientamento sessuale. Partirono calci e pugni, anche alla testa. Poi il malcapitato fu afferrato dall'orecchio sinistro e trascinato per diversi metri. L'uomo riuscì a scappare, chiese soccorso ad un passante, ma fu raggiunto e ridotto in fin di vita.

 
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