Quattordici anni di reclusione a testa sono stati inferti a Massimiliano Rizzello e Domenico Timo, 38 e 59 anni, di Carmiano, per i tre fendenti con un coltello a serramanico della sera del 21 luglio dell’anno scorso ad uomo di 61 anni. Una aggressione - l’ipotesi emersa nel corso delle indagini e confermata nel processo - a sfondo passionale.
La sentenza è di ieri mattina dei giudici della prima sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Fabrizio Malagnino, a latere Maddalena Torelli e Michele Guarini) a fronte delle richieste di condanna a 18 anni di reclusione del pubblico ministero Luigi Mastroniani e di assoluzione degli avvocati difensori Fabrizio Pisanello e Salvatore Mazzotta.
La vittima parte civile nel processo
La vittima si era costituita parte civile con l’avvocato Marino Giausa dopo che quella sera stessa si presentò ai carabinieri sanguinante per le ferite fra dorso e scapole causate dal coltello con una lama di 18 centimetri e per quelle subite con calci e pugni.
La spedizione punitiva
Una valutazione diversa dei fatti e delle responsabilità è invece emersa dal processo per quello che è stata ricostruita come una spedizione punitiva a sfondo passionale. La vittima fu raggiunta per strada nella parte di Novoli di Villa Convento ed aggredita senza tanti preamboli. L’uomo ebbe la forza e la prontezza di mettersi al volante per raggiungere la stazione dei carabinieri da dove poi fu trasportato in ospedale da un’ambulanza del 118 per il timore che le ferite riportate mettessero a rischio la sua vita.
Tre mesi il termine indicato per il deposito delle motivazioni della sentenza e di questo processo se ne riparlerà in appello.