Gasdotto e ristori, Salvemini rilancia: «I fondi non sono elemosina. Parte civile nel processo a Tap? È compatibile»

Gasdotto e ristori, Salvemini rilancia: «I fondi non sono elemosina. Parte civile nel processo a Tap? È compatibile»
di Paola COLACI
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 09:42
Un binario doppio. Da una parte la richiesta di ristoro a Snam a titolo di «riequilibrio ambientale» per danni provocati al territorio leccese dai lavori di realizzazione del metanodotto. Dall'altra, l'ipotesi che anche Palazzo Carafa si costituisca parte civile in sede di processo contro Tap che si aprirà a maggio prossimo davanti al tribunale di Lecce. A 24 ore di distanza dalla prima nota ufficiale diffusa a mezzo Facebook, il sindaco di Lecce Carlo Salvemini torna sulla questione compensazioni. E replica alla pioggia di polemiche e attacchi frontali sferrati al suo indirizzo dal fronte degli amministratori No Tap. Sindaci e attivisti che nelle scorse ore, anche attraverso i canali social, lo avevano accusato di «avanzare richieste di denaro a Snam, piuttosto che difendere gli interessi del territorio e dei cittadini costituendosi parte civile in sede di processo contro Tap».

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Accuse che Salvemini rispedisce al mittente. E seppure provi a chiarire ulteriormente la sua posizione e quella dell'amministrazione leccese, comunque non arretra di un passo. Anzi, rilancia: al Comune di Lecce spettano parte di quei soldi, in termini di investimenti, che la multinazionale svizzera del gas e la società nazionale metanodotti avrebbero già dovuto mettere sul piatto per i danni causati all'ambiente e al territorio a seguito della costruzione del gasdotto e della pipeline di interconnessione alla rete del metano. «Compensazioni che non rappresentano una estemporanea elemosina scrive ora Salvemini - ma l'esito di una procedura disciplinata dalla legge italiana nei casi in cui la realizzazione di opere ritenute dal Governo di importanza strategica nazionale comportino impatti rilevanti per le comunità locali».

Rispondendo alle critiche e alle sollecitazioni dei sindaci di Melendugno Marco Potì, di Lizzanello Fulvio Pedone e di Castrì di Lecce Andrea De Pascali, che nelle scorse ore avevano rispedito al mittente ogni ipotesi di trattativa con le due multinazionali, rivendicando piuttosto la costituzione di parte civile dei propri comuni in sede processuale, il numero uno di Palazzo Carafa aggiunge: «Non entro nel merito delle loro scelte, che rispetto anche se non condivido. In alternativa alla richiesta di compensazioni vengo invitato, piuttosto, a richiedere per il Comune di Lecce la costituzione di parte civile nel procedimento penale contro i vertici Tap, confondendo il diritto oggettivo ad un ristoro ambientale che viene per legge normato - e del quale dovremmo non avvalerci - ad un risarcimento monetario eventuale che dovrà riconoscere un tribunale civile in caso di condanna penale».

Un risarcimento tutt'altro che certo, secondo Salvemini. E per il quale l'alternativa non sussiste. In altre parole, secondo il sindaco di Lecce, pretendere il ristoro da Snam per quei 22 chilometri di tubi sotterranei che attraversano il territorio leccese e sono parte integrante dei 55 chilometri di metanodotto che partendo da San Foca a Melendugno attraversa nove comuni e collega il gasdotto della Tap alla sua rete nazionale nel punto di interconnessione di Brindisi, non impedisce all'amministrazione di Palazzo Carafa di costituirsi parte civile in sede di processo che si aprirà l'8 maggio prossimo. E a giudizio ci saranno i vertici di Tap, a partire dal country manager Michele Elia di Saipem, oltre a diverse imprese salentine coinvolte nel cantiere per la realizzazione del gasdotto.

«Il Comune di Lecce è pienamente titolato a costituirsi parte civile nel processo, al di là della richiesta di compensazioni ambientali rilancia il sindaco -. E può farlo proprio grazie alla delibera approvata in Consiglio comunale nel 2017, nella quale, manifestando parere sfavorevole alla realizzazione dell'opera, richiamava la necessità di valutare gli impatti cumulativi di Tap-Snam, considerate invece opere differenti tra loro». Del resto, ricorda Salvemini, costituendosi parte civile il Comune intraprenderebbe un percorso identico a quello della Regione Puglia: «Anch'essa impegnata a chiedere un risarcimento danni nel processo e anch'essa impegnata, a seguito della delibera di Giunta regionale 233/2017, nella richiesta di specifiche misure di ristoro ambientale».

La stessa Regione che, come rimarca Salvemini, già nel 2018 ha la richiesta di apertura di un tavolo di lavoro sulle compensazioni ambientali proprio al Ministero per lo Sviluppo Economico. «Ricordo, infine, che il tema delle compensazioni ambientali al territorio non nasce ieri. E ciò a beneficio di un dibattito che mi piacerebbe ci si impegnasse a depurare da inesattezze, furori ideologici e scomuniche», prova ad archiviare la questione il sindaco. Ma le polemiche restano e si moltiplicano. E la vicenda sembra tutt'altro che chiusa.
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