Tap, sequestro in una parte dell'area cantiere: dubbi sull'espianto degli ulivi
I deputati 5 Stelle: merito del nostro esposto

Tap, sequestro in una parte dell'area cantiere: dubbi sull'espianto degli ulivi I deputati 5 Stelle: merito del nostro esposto
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Venerdì 27 Aprile 2018, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 10:34

Tempi e modi di espianto degli ulivi nell’area del passaggio del gasdotto Tap finiscono nel mirino della magistratura. Che, proprio per verificare l’esistenza di possibili irregolarità, dispone il sequestro probatorio del nuovo cantiere (il cluster 5) a ridosso del comune di Melendugno, cantiere nei giorni scorsi interessato dal prelievo delle piante, così come disposto dalle autorizzazioni ottenute. Autorizzazioni che però adesso verranno passate al setaccio, per capire se è vero, intanto, che l’area ricade in una zona dichiarata di “notevole interesse pubblico”; se la recinzione realizzata sia in regola con le autorizzazioni concesse; e se, infine, siano stati rispettati o meno i tempi precedentemente dichiarati. 
Nel decreto, firmato dal procuratore capo Leonardo Leone de Castris e dal sostituto Valeria Farina Valaori, si ipotizzano i reati di distruzione o deturpamento di bellezze naturali, interventi in zona sottoposta a vincolo e realizzazione di opere in assenza di autorizzazione o in difformità da essa nei confronti di Clara Risso, legale rappresentante di Tap.
Insomma, il blitz notturno dei carabinieri del Nucleo investigativo Forestale e del Nucleo operativo ecologico in località “Le Paesane” serve a “congelare” la situazione e approfondire il più velocemente possibile aspetti di natura sostanzialmente tecnica. Dieci i sigilli che sono stati apposti su altrettanti varchi perimetrali della zona interessata, estesa complessivamente per 60 ettari e comprendente anche l’area di proprietà dell’omonima azienda agricola. Gran parte dell’area è stata poi dissequestrata nel corso della giornata, mentre il blocco è rimasto a quei quattro ettari, recintati con blocchi in new jersey e filo spinato, che effettivamente rappresentano la porzione di territorio in cui erano presenti gli ulivi espiantati, complessivamente 447.
Il sequestro fa seguito a un esposto presentato da tre parlamentari del Movimento 5 Stelle, i deputati Diego De Lorenzis e Leonardo Donno, e la senatrice Daniela Donno. Anche il sindaco di Melendugno Marco Potì si era mosso, pochi giorni fa, con una diffida che riguardava proprio le attività di espianto nell’area indicata come “cluster 5”. Si tratta di una zona compresa tra la provinciale 145 che collega Melendugno a San Foca, e la strada comunale San Niceta, che per un tratto corre parallela alla provinciale tra centinaia di ulivi.
La Procura contesta all’azienda una serie di presunte irregolarità e chiama in causa anche il ministero dello Sviluppo economico. Intanto, dicono i magistrati, le aree in questione ricadono in una zona agricola di “notevole interesse pubblico”, così come disposto da un decreto ministeriale del 1970, a differenza di quanto osservato dal Ministero che, nel valutare e autorizzare la richiesta di variante per la realizzazione di una recinzione provvisoria, aveva escluso la possibilità che esistessero vincoli paesaggistici o ambientali. Del resto i magistrati evidenziano come la stessa società, sul proprio sito, riconosca l’esistenza del vincolo di “notevole interesse pubblico”.
Secondo la Procura emergerebbero una serie di anomalie con riferimento alla procedura avviata da Tap per la richiesta di variante, che escluderebbe la possibilità che questa venga chiesta per la Valutazione di impatto ambientale o per l’Autorizzazione unica, come è avvenuto in questo caso. Da qui l’ipotesi di una violazione alle prescrizioni della Via.
Il sequestro si è reso necessario non solo per cristallizzare la situazione ed evitare ulteriori passi che potrebbero modificare l’ambiente circostante, ma anche per effettuare tutti i rilievi tecnici necessari per capire se le particelle interessate dalla recinzione e dall’espianto degli ulivi ricadano effettivamente in zona di “notevole interesse pubblico”.

Accertamenti verranno eseguiti, inoltre, per capire se i tempi di espianto corrispondano a quelli dichiarati in precedenza dall’azienda, che si era data come “finestra” temporale il periodo tra dicembre e febbraio. E dunque se queste operazioni siano compatibili con le esigenze agronomiche contemplate dall’autorizzazione concessa all’azienda

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