Tap, il ministro Lezzi chiarisce:
«Opera inutile, ma c’è un trattato»

Tap, il ministro Lezzi chiarisce: «Opera inutile, ma c’è un trattato»
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 17 Giugno 2018, 16:26 - Ultimo aggiornamento: 19:55

«Personalmente la ritengo un’opera inutile. Ma c’è un trattato ratificato da cinque anni. Dobbiamo prenderne atto. Come promesso, faremo una valutazione attenta e responsabile che arrechi il minor danno possibile ai cittadini». Così il ministro del Sud Barbara Lezzi (M5s), in una intervista rilasciata al “Mattino” e pubblicata oggi chiarisce la sua posizione su Tap emersa durante l'ultima ospitata a “Porta a Porta”. Il ministro salentino poi conferma: «Come promesso, faremo una valutazione attenta e responsabile che arrechi il minor danno possibile ai cittadini». Riflessione sulle grandi opere, dunque. Peraltro alla vigilia dell’apertura del dossier Ilva.
Si torna al Mise, infatti. A più di un mese dall’ultima riunione ufficiale al dicastero e dopo il cambio al vertice tra Calenda e Di Maio, la vertenza Ilva riprende ufficialmente con la mediazione del governo: domani pomeriggio alle ore 15 sarà la volta delle delegazioni di Fiom, Fim, Uilm, Usb e Ugl e al termine del summit, dalle ore 17.30, toccherà al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, confrontarsi con il ministro dello Sviluppo economico nonché leader pentastellato.
Martedì, poi, secondo round alle 16.30 con ArcelorMittal, capofila della cordata Am Investco. Incontro che sarà anticipato - ed è un’assoluta novità in questa negoziazione - da un dialogo con le associazioni del territorio che Di Maio terrà alle ore 14. È il calendario della prossima settimana stilato e comunicato dalla segreteria del ministero dello Sviluppo economico per riannodare i fili dello scottante dossier sul siderurgico. È il primo, vero, difficilissimo banco di prova per il nuovo governo. Si inizia con le organizzazioni sindacali e la scelta ha un senso oggettivo. Sono i protagonisti, rappresentano la controparte dell’accordo con il colosso dell’acciaio che stenta a concludersi positivamente.
Domani, il ministro Di Maio ascolterà le posizioni come aveva già preannunciato: «Tutte le decisioni sull’Ilva saranno prese col massimo della responsabilità». Si è mosso con prudenza istituzionale dovuta dal ruolo di responsabilità che deve andare necessariamente oltre i proclami da campagna elettorale. Queste ultime settimane sono state un vero tourbillon di dichiarazioni più o meno nette su Ilva. Tutto ha avuto origine dal famoso contratto di governo redatto da Lega e Movimento 5Stelle. Frasi poco chiare sul destino del siderurgico - “progressiva chiusura delle fonti inquinanti” - che venivano accompagnate da spiegazioni completamente differenti da esponenti del Carroccio e pentastellati. Questi ultimi, sul blog ufficiale chiarivano che “nel contratto c’è scritto chiaramente che si lavorerà per la chiusura dell’Ilva”. Tutto delineato? No, per niente. Perché si accavallavano voci più o meno ufficiali e prese di posizione con sfumature differenti. Per esempio quella di Grillo, vate del Movimento: “nessuno ha pensato di chiuderla” diceva il garante pensando a riconvertirla con tanto di citazione del modello Rurhr con “circa 2,2 miliardi di euro che sono stati immessi in un fondo quando l’Europa si chiamava Ceca delle imprese del carbone e acciaio”. Dichiarazioni bollate dal ministro Di Maio come “opinioni personali” con un messaggio chiaro: le decisioni le prenderà lui. Ma le polemiche non sono mancate anche a causa del ministro dell’Agricoltura e del Turismo.
Un’intervista rilasciata su Taranto da Gian Marco Centinaio - la sua intenzione di “non venire a passare le mie vacanze lì a meno che non farne una grande Eurodisney, ma servirebbero una quantità di fondi privati. In Italia ci sono decine di località da valorizzare e io vorrei concentrare lì le risorse per la valorizzazione” - aveva suscitato un vespaio. Poi, lo stesso Centinaio aveva provato a smorzare i toni precisando meglio il senso di quelle dichiarazioni. Da domani Di Maio dovrà andare oltre le parole. È il vero esame prossimo istituzionale e, in questo senso, ha chiamato a Roma anche il sindaco di Taranto. Dopo il vertice con i sindacati, Rinaldo Melucci sarà al Mise. Nei giorni scorsi, il primo cittadino aveva invitato nel capoluogo jonico il ministro e azionista di maggioranza dell’esecutivo. Il dialogo comunque ci sarà e domani pomeriggio sarà una tappa fondamentale per capire come sarà gestita una delle vertenze più delicate del panorama nazionale. E sullo sfondo, un bivio: proroga di novanta giorni il periodo per trovare un accordo sindacale con ArcelorMittal oppure dal primo luglio la multinazionale prenderà possesso degli stabilimenti. A Di Maio il compito di trovare una mediazione e una risoluzione in tempi brevissimi.

Polemica la reazione di Federico Massa (Pd)

«La ministra Lezzi ha scoperto che c'è un trattato - scrice il deputato -. Hanno proprio ragione i proverbi: meglio tardi che mai».
 




 

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